A L'Aquila, dal 23 al 25 settembre 2005, si è tenuto il Seminario internazionale organizzato da Mcl - Feder.Agri - Eza sul tema:
“IL DIALOGO SOCIALE E LA SITUAZIONE DEI LAVORATORI
DEL SETTORE AGRICOLO DELLA UE
DOPO LA NUOVA POLITICA AGRARIA COMUNE”
La crisi della Ue rischia di aggravare le difficoltà che da diversi anni stanno caratterizzando l’agricoltura del vecchio continente e il suo ruolo fondamentale per le economie di molti Paesi. Ma l’agricoltura europea si difende con vigore, mentre i suoi detrattori sembrano essere dovunque, dentro e fuori l’Europa stessa.
Queste le tematiche del Seminario Internazionale di Studi organizzato da Feder.Agri e Mcl con Eza, e con il contributo dell’Unione Europea, che si è tenuto a L’Aquila dal 23 al 25 settembre u.s., presso il Campus ‘Reiss Romoli’ della Tils, dove esponenti politici, tecnici, rappresentanti di organizzazioni agricole e di lavoratori del settore, provenienti da dieci Paesi dell’Ue, hanno dato vita a un serrato confronto per predisporre proposte operative in materia di Pac, anche alla presenza di autorevoli rappresentanti del Parlamento europeo.
Ma come mai tanta attenzione nei confronti della Pac? «Le ragioni -ha spiegato il presidente del Mcl Carlo Costalli - vanno ricercate soprattutto nella crisi generale dell’Unione, nella comune mancanza di risorse finanziarie, nei problemi politici ed economici presenti in buona parte degli Stati membri, e nel fatto che, dopo anni, l’Europa ha bisogno di ‘aria nuova’. Un futuro reso incerto dalle turbolenze che stanno destabilizzando l’Ue, come testimonia il fallimento del Consiglio Europeo di Bruxelles sul finanziamento del bilancio comune 2007-2013. Quanto successo ha dimostrato che Germania e Francia non intendono in nessun modo diminuire il budget europeo riservato alla Pac, liquidata da Blair (presidente di turno dell’Ue) come “roba vecchia che ci sta procurando un sacco di problemi con i Paesi fuori dall’Ue che ci accusano di protezionismo”.
Su questi temi serve un’attenta riflessione. E il Mcl è intenzionato a farla seriamente insieme ai soggetti coinvolti. Finora Blair si è mostrato uno dei pochi leader europei capaci di una visione non angustamente provinciale del ruolo della Ue. A quanti si attestavano sulla difesa a oltranza della Pac, il leader britannico ha replicato che la protezione dei privilegi esistenti, degli interessi di alcuni, danneggia tutti e sottrae risorse preziose allo sviluppo di settori competitivi e strategici, dirottandole verso la tutela immotivata di settori improduttivi».
Insomma, secondo il Mcl, la Pac, che insieme all’Unione monetaria ha finito per costituire un esempio di stimolo per l’integrazione e la coesione europea, è andata evolvendosi negli anni in maniera ‘troppo tiepida’: è necessario spostare l’accento dal semplice sostegno alle produzioni a uno sviluppo rurale omogeneo e armonico, incentivando le tutele dell’ambiente e la qualità alimentare.
Il Mcl chiede più attenzione e più risorse a favore dello sviluppo interno ed esterno dell’Unione. Solo accettando le responsabilità che derivano dal suo ruolo politico ed economico, agendo per il proprio interesse ma senza mai perdere di vista il bene comune, non ‘angustamente continentale’, l’Europa potrà aspirare a quella leadership finora sempre solo velleitariamente pretesa.
“Chiediamo una riforma che sia orientata verso i consumatori e i contribuenti, e che lasci maggiori spazi di libertà ai produttori: insomma, meno dirigismo, che non vuol dire assenza di controlli” ha spiegato ancora Costalli. “Temi come l’ambiente, la sicurezza alimentare, la protezione degli animali, devono essere messi al centro della riforma, senza però imporre ulteriori briglie alle nostre produzioni, già troppo soggette a vincoli di ogni sorta”.
“Abbiamo alle porte milioni di immigrati, ma non siamo in grado di fare nulla per loro perché ingabbiati da forme di protezionismo che non hanno più senso. E’ stato così anche per l’Argentina quando è scoppiata la terribile crisi economica: maggiore libertà avrebbe significato poter aiutare un Paese tradizionalmente amico a migliorare la propria agricoltura e, per noi, avrebbe prodotto un significativo miglioramento delle esportazioni agricole”, ha concluso il leader Mcl.
Sulla stessa lunghezza d’onda il Segretario Generale della Feder.Agri, Alfonso Luzzi, secondo il quale “A maggior ragione in una Ue allargata, in cui sono entrate realtà tanto diverse tra loro, non ha più senso parlare di un’agricoltura unica, monolitica. Anzi è necessario lasciare spazi di libertà e lavorare per valorizzare le tipicità, in sintonia con quella che sta diventando sempre più, almeno in campo agricolo, un’Europa delle Regioni”.
E’ indispensabile, ha aggiunto Luzzi, affrontare l’argomento da un punto di
vista più ampio, di carattere europeo: “ Un nuovo grande mercato che, nell’Ue a 25, e ancor più in quella a 27 membri, non può non candidarsi a ricoprire una posizione di leader globale, nei tratti economici, nell’innovazione e anche nella qualità ed efficacia delle politiche”.
Insomma, puntare a “valorizzare le produzioni tipiche, anche attraverso le innovazioni tecnologiche e d’altro canto superare i piccoli egoismi che hanno fin qui frenato lo sviluppo a livello europeo”, ha sintetizzato il vicepresidente nazionale del Mcl, Antonio Di Matteo. “Perché, ha concluso, per andare verso un’agricoltura di qualità occorre superare le frammentazioni e pensare a un’infinità di spazi di nicchia di alta qualità”.
Ai lavori, aperti da una riflessione spirituale di Mons. Giuseppe Molinari, Vescovo de L’Aquila, hanno partecipato, tra gli altri, l’On. Rodolfo De Laurentis, vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera, e gli europarlamentari Armando Dionisi e Bartho Pronk.