“Sono preoccupatissimo. Quando si ricomincerà ci vuole un Terzo Settore per la scuola, per la salute, ma soprattutto per ricostruire sui territori un sistema di relazioni sociali positive. Non ci possiamo permettere il lusso di non avere un Terzo Settore forte. Anche nel dopoguerra ci fu una riflessione molto bella fatta in ambienti cattolici che si interrogavano sul fatto che la loro presenza serviva soprattutto a rifare cittadinanza. Questo è importantissimo. È un dato reale che queste organizzazioni rafforzano la dimensione comunitaria che è indispensabile per una ripresa.”
Non sono parole mie, bensì di Carlo Borgomeo, Presidente della Fondazione per il Sud, intervistato da Avvenire per l’edizione di martedì 28 aprile u.s..
Io credo che in queste parole sia rappresentata la questione per quella che è. Si parla tanto di Terzo Settore: un passo molto importante è sicuramente l’adozione del nuovo Codice che lo regolamenterà da qui in poi, ma si ha la sensazione che spesso il dibattito si perda in considerazioni che non colgono il vero stato dei fatti.
Forse è la definizione “terzo” che a volte trae in inganno. Il parlare quotidiano ha la sua importanza, condiziona anche il nostro modo di pensare, e se ci si riflette con attenzione, il concetto di “terzo” ha quasi sempre un latente significato negativo: si parla di terzo incomodo, di terzi interessati in una disputa legale, si dice che fra i due litiganti il terzo gode, sottintendendo una sorta di usurpazione di diritti di chi li avrebbe davvero se non si perdesse in stupide liti.
Quello che è certo è che le cose per quanto ci riguardano non stanno così. Il principio della sussidiarietà, la consapevolezza che solo attraverso la società civile, i corpi intermedi, si possano gestire con saggezza tutte le innumerevoli relazioni che la civiltà moderna ci porta ad affrontare quotidianamente, sono per noi punti di riferimento essenziali della nostra visione del mondo.
Il MCL è un’Associazione di Promozione Sociale. Da un certo punto di vista è un soggetto “terzo” anche nel Terzo Settore, perché il mondo delle APS è l’ultimo in ordine di tempo ad essere inserito a pieno titolo tra gli Enti normati dal nuovo Codice.
Noi abbiamo accolto quindi con assoluto favore la nuova normativa che ci assimila a realtà che precedentemente erano state riconosciute come soggetti meritevoli di considerazione da parte dello Stato, come il Volontariato, il mondo della Cooperazione, le ONLUS e via dicendo.
Quello che a volte secondo me non si riesce a cogliere, purtroppo, è la peculiarità che per tradizione e cultura le APS rappresentano e hanno sempre rappresentato nel nostro Paese. Volendo si potrebbe anche dire che associazioni come la nostra hanno un compito che anticipa quello delle altre componenti del Terzo Settore. Borgomeo parla di ricostruire un sistema di relazioni sociali positive, sottolinea che la presenza di queste associazioni serve soprattutto a “rifare cittadinanza”. Non sono beni quantificabili con numeri. Quanto vale per esempio avere un circolo nei piccoli paesi che fa da punto di riferimento per tutte le esigenze, le più varie che si possono manifestare fra i cittadini e che per esempio porta sul territorio una serie di servizi che sono diventati indispensabili come quelli di Patronato. Quanto vale il fatto che anche nei paesi più sperduti ci sia un luogo dove ogni giorno si tira su il bandone e si creano occasioni di incontro, di confronto e di crescita. Noi pensiamo molto, proprio nell’ottica che diceva Borgomeo e che ritorna di drammatica attualità con gli ultimi avvenimenti che purtroppo stanno interessando il nostro Paese e non solo.
Ciò nonostante, in quanto a risposte, notiamo una certa timidezza da parte di chi le dovrebbe dare e, se la dobbiamo dire tutta, anche una sorta di sottovalutazione delle Associazioni di Promozione Sociale rispetto alle altre del Terzo Settore.
Lungi da noi entrare in polemica o in competizione. La riflessione deve essere costruttiva, concreta, e tendente a valorizzare le peculiarità di ognuno. Non ci nascondiamo che il compito che ci aspetta da qui in poi è gravoso, però l’obbiettivo è decisivo. È solo rafforzando la dimensione comunitaria, come si diceva prima, che si può pensare di arrivare ad una ripresa che non lasci indietro nessuno.
Noi del MCL ci siamo e lavoreremo per questo.
Giovanni Pecchioli
Responsabile MCL per il Terzo Settore