Buongiorno a tutti, un saluto affettuoso a quelli che sono a casa. Ci dispiace non poter condividere questi momenti tutti in presenza però faremo tesoro di questo, sperando ovviamente di uscire presto fuori da questa situazione. Ma prima di dire qualcosa informo il Consiglio che abbiamo un’introduzione ai nostri lavori: un’introduzione autorevolissima. Apre il Consiglio Generale con un suo messaggio il Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
Messaggio del Cardinale Bassetti
Credo che dobbiamo veramente esprimere gratitudine al Cardinale Bassetti, al quale per la verità avevamo chiesto soltanto una benedizione. Il Cardinale, invece, ci ha portato un messaggio e ha sottolineato il nostro impegno. Abbiamo notato che ha toccato tutti gli argomenti che fanno parte della nostra storia e del nostro impegno quotidiano. Ne raccogliamo anche le sollecitazioni, le aspettative, le tante aspettative che la Chiesa italiana ripone su questa nostra esperienza. E, quindi, veramente dobbiamo dire grazie al Cardinale Bassetti e ai Vescovi italiani. Comunico che non è finita qui, il Cardinale Bassetti tornerà con noi in presenza lunedì 29 marzo presiedendo la messa che celebriamo ogni anno in occasione della Settimana Santa, in apertura della Settimana Santa prima dell’inizio del Triduo pasquale. Quindi, il 29 marzo alle ore 11.30 presso la Chiesa di Sant’Antonio sarà con noi a celebrare la messa. E’ un motivo veramente di grande soddisfazione per tutti quanti noi, sappiano bene quanto lui e la Chiesa italiana hanno accompagnato, ed accompagnano, il nostro cammino nella quotidianità. In questi cinquanta giorni - credo oggi sia il quarantanovesimo giorno dalla mia elezione e dall’elezione degli organi che abbiamo rivisitato - ho avuto modo di incontrare diversi Vescovi, qualche Cardinale oltre al Cardinale presidente, molti laici impegnati, rappresentanti di organizzazioni sociali, prevalentemente cattoliche ma non solo, e ho riscontrato veramente il senso di attenzione e di aspettativa rispetto a quello che noi siamo e a quello che noi rappresentiamo nella comunità ecclesiale e nella società italiana. E questo credo voglia essere un messaggio di incoraggiamento per le cose che abbiamo deciso di fare insieme. Il Cardinale ci dice che dobbiamo camminare insieme perché siamo tutti sulla stessa barca, sono sicuro che questo sia lo spirito che abbiamo condiviso nei mesi scorsi e che ci ha portato alle soluzioni che ci siamo date.
Io voglio soltanto ricordare alcuni argomenti che sono già stati evidenziati dal Cardinale ma non mi soffermerò tanto su quelli, vi ruberò invece qualche minuto per parlare di noi perché credo che, lo ricordava anche Piergiorgio precedentemente, ci troviamo in una fase delicata del nostro Paese. Abbiamo un nuovo Governo e grandi aspettative su questo Presidente del Consiglio, sicuramente una figura di statura internazionale che ha dato lustro al nostro Paese, ma esprimiamo qualche perplessità rispetto alla composita maggioranza che lo sostiene, anche se riteniamo che con la sua capacità, la sua statura e anche la sua personalità riuscirà a mettere in fila i partner che lo sostengono.
Le aspettative sono nell’azione di respiro del governo: che vada nella direzione di avere una visione, che guardi alle nuove generazioni, che superi i problemi di salute di adesso, che metta al centro il lavoro. Il lavoro declinato - ci dice, e ci ricorda, Papa Francesco - non come assistenzialismo bensì come assistenza, cioè con l’obiettivo di realizzare buona occupazione, per andare nella direzione della dignità della persona. Registriamo che in questi giorni ci sono stati dei fatti significativi, cose rispetto alle quali noi già avevamo preso posizione: il rinvio del blocco dei licenziamenti che era fissato per fine mese e la necessità di una riforma degli ammortizzatori sociali, elementi sicuramente utili ma che devono andare nella direzione di un’azione di governo che guardi lontano, che abbia una visione, che superi una logica del quotidiano, che ridoni all’Italia una dignità nel contesto internazionale. Quando Draghi parla - in apertura del suo intervento alle Camere - di Europa, di atlantismo, di Mediterraneo, per noi che abbiamo su questi punti una storia e un impegno quotidiano significa che lui è il nostro presidente del Consiglio. E quindi rivolgiamo a lui grande attenzione, ben consapevoli anche delle grandi difficoltà.
Notizia di questa mattina: l’Istat segnala che ci sono cinquecentomila disoccupati in più rispetto a ieri, rispetto a qualche settimana fa. E quindi la nostra preoccupazione è verso tutti, ma soprattutto verso le giovani generazioni e su questo tema, il Cardinale lo ha ripetutamente sottolineato, deve essere orientata l’azione del nostro Movimento. Una grande attenzione che deve essere rivolta alle nuove generazioni, e deve andare anche nella direzione di occupazioni vere, di sbocchi reali, con un’attenzione anche all’ammodernamento del Paese. Su questo non voglio dilungarmi perché sono i nostri temi, ma ci troviamo in un contesto estremamente delicato. Si parla di oltre due milioni di famiglie che vivono sotto la soglia di povertà, e cioè stiamo parlando di cinque o sei milioni di persone: sono situazione drammatiche. Ci si chiede come mai non succeda niente, come mai le piazze non si riempiano, ma non possiamo fare affidamento soltanto al senso di responsabilità delle persone, alla dignità delle persone che cercano di risolvere i problemi in casa senza portarli all’esterno. E lo sanno bene i collaboratori delle nostre sedi che raccolgono le preoccupazioni e i drammi familiari che vengono quotidianamente raccontati loro.
Quindi c’è un’azione su cui noi dobbiamo impegnarci: il lavoro, i giovani, l’attenzione al Mezzogiorno del Paese. Ricordo soltanto per quelli che non sono giovanissimi che nel 2004 a Selva di Fasano facemmo un convegno che, secondo me, è di estrema attualità e il titolo era: “Il Mezzogiorno, una risorsa per l’Italia”. E allora se il governo del nostro Paese riuscisse a capire che lo sviluppo del Mezzogiorno equivale anche a creare ricchezza per il Paese, questo sarebbe un obiettivo. Dal 2004 ad oggi, siamo nel 2021, quanto tempo è passato, e quanta attualità c’è ancora in questa proposta che noi abbiamo fatto allora e che credo dobbiamo rimettere all’ordine del giorno della nostra azione. Poi il Mediterraneo, ce l’ha ricordato Bassetti le cose concrete che abbiamo fatto. Il Mediterraneo per noi è il luogo di incontro e di cultura ma è, e deve essere, anche il luogo dello sviluppo dell’Europa, è anche l’approdo all’Europa che avviene nel Sud, nel Mezzogiorno del nostro Paese. Questi sono i nostri temi.
Però, amici, in questa situazione c’è anche qualche fatto nuovo. Il Consiglio stamattina è chiamato ad affrontare alcuni aspetti di adeguamento dello Statuto che riguardano la normativa del Terzo Settore, lo facciamo per la seconda volta. A chi dice perché non avete mandato prima la bozza di modifiche, io rispondo: sì, lo abbiamo mandato con qualche ora di vantaggio per poterle leggere tranquillamente. E dico questo perché non dipende da noi, c’è un processo quotidiano in continuo divenire, lo sanno bene gli amici della commissione che hanno affrontato questo tema. Ma quello del Terzo Settore è uno spazio pubblico ed è uno spazio politico di oggi e di prospettiva. Quando io che l’ho seguito per alcuni anni – i tempi in cui non c’eravamo, in cui ci hanno contrastato e abbiamo trovato difficoltà anche nel Forum del Terzo Settore, che è l’organismo che racchiude le grandi organizzazioni sociali - vedo oggi che nel giro di quindici giorni i rappresentanti del Forum sono andati dal governo precedente e poi alle consultazioni del governo successivo, dico finalmente dopo più di vent’anni c’è una legittimazione e un’attenzione a una organizzazione sociale che guarda a questo mondo. Anche se la legge quadro e i decreti attuativi arrivano in ritardo, questo è un percorso che dobbiamo seguire con grande attenzione: prima era residuale ora lo dobbiamo mettere al centro della nostra azione, perché significa regolamentare uno spazio. Quei milioni di persone che lavorano in questo spazio sono destinati ad essere sempre di più, e lì ci sono gli spazi per poter pensare a come allargare la nostra esperienza e i nostri servizi, proprio in quell’ambito lì.
Ora dobbiamo necessariamente parlare di noi. L’ha ricordato Piergiorgio, nell’ultima enciclica Papa Francesco chiama tutti alla responsabilità e, soprattutto, chiama tutti a mettere “prima il noi rispetto all’io”. Io credo che noi, il MCL, si è calato già in questa dimensione con le scelte che abbiamo fatto a gennaio: abbiamo dato prevalenza al noi, abbiamo rovesciato la clessidra, siamo passati dall’io e siamo arrivati al noi, al noi tutti insieme. Come ho detto nel precedente Consiglio, tutti insieme noi dobbiamo fare un grande gioco di squadra, tutti insieme dobbiamo sentire la responsabilità di consolidare la nostra presenza, di guardare avanti, di avere una visione e di pensare al Movimento di domani e di dopodomani, avere cioè un respiro. Lasciare dietro le spalle un’esperienza che abbiamo condiviso e pensare invece a una cosa che dobbiamo costruire insieme. Io lo so che è più facile guardarsi indietro perché lo abbiamo vissuto rispetto a quello che dobbiamo immaginare, ma dobbiamo fare assolutamente questo percorso, è inevitabile.
E voglio dire qualcosa su me, così ci chiariamo bene. Voi avete eletto un presidente, e vi ringrazio molto, continuerò a farlo perché ne sento la responsabilità. Ma questo è un presidente che è libero e autonomo, questo è un presidente che non è condizionato né da questo, né da quello, né da quell’altro, né di ieri e né di oggi, per essere chiari. Questo è un presidente che sta qui, senza pensare ai particolarismi, che non è condizionato da questioni personali o di territorio, ma si preoccupa ogni giorno e ogni giorno si sforza di mettere insieme la dimensione complessiva del Movimento, di quello che siamo, con le diverse sensibilità, con tutte le nostre caratteristiche, con le nostre risorse, e che lavora per consolidare una presenza e una coesione interna che sono state il nostro motore di sviluppo in questi anni. Questo è l’obiettivo del presidente che avete eletto e ve lo dico con grande chiarezza, lo dico qui sapendo bene che mi chiamerete a giudizio a consuntivo, perché è così. Quindi, state tranquilli sotto questo punto di vista. Avverto questa responsabilità perché dobbiamo avere tutti questa dimensione: è la dimensione di un Movimento che è presente oggi, che è radicato, che è quello che il Cardinale ci ha sottolineato, sul quale ci sono le aspettative dei tanti nostri e dei tanti che ci guardano. E sento anche la responsabilità di tutti quelli che collaborano con noi. Io vi devo dire, e questo non ho difficoltà a dirlo pubblicamente, che nonostante le difficoltà oggettive del Paese dello scorso anno, e quelle che noi abbiamo vissuto, ci abbiamo messo anche tanta buona volontà sul piano personale.
Io devo ringraziare la Segreteria e l’Amministrazione del Movimento, i Presidenti e i Direttori dei Servizi che in questo anno di turbolenza hanno tenuto la barra ferma, hanno gestito con oculatezza e con attenzione. Io non ho difficoltà a dirlo, ed è un’espressione anche minimale, l’ho detto anche pubblicamente perché all’esterno ho colto un messaggio che non andava in questa direzione: noi siamo un’organizzazione che ha buona salute, e vi dico che questo è un giudizio al ribasso. Noi siamo un’organizzazione che ha buona salute, che trova all’interno tutte le proprie risorse, che deve naturalmente stare al passo con i tempi, che ha la necessità di ammodernarsi, di strutturarsi, di contenere i costi, di ottimizzare le risorse, che deve acquisire quote di mercato, e penso ai servizi, che deve sviluppare un’azione sociale e politica di rilevanza, ma comunque noi abbiamo una buona salute. L’ho detto a qualche osservatore esterno, anche a qualche presidente di grande organizzazione sociale italiana che temeva che per le nostre vicende interne ci fosse stata una perdita di consenso, una perdita di presenza sul territorio. No, non è così. Ecco perché la gratitudine va agli amici che, nonostante le difficoltà, hanno tenuto botta e l’hanno tenuta in maniera ottimale e quindi a loro va la mia gratitudine, e credo debba andare la gratitudine di tutti quanti noi.
E allora, amici, con oculatezza e responsabilità dobbiamo andare avanti nel nostro cammino e dobbiamo difendere, sostenere e ammodernare i servizi tradizionali, dobbiamo sostenere i nuovi servizi che devono radicarsi di più, ma questo deve passare attraverso un’azione complessiva del Movimento, e dobbiamo tenere d’occhio gli spazi che ci sono già, oggi, notevolissimi nel Terzo Settore.
Abbiamo avviato anche un percorso trasparente tra di noi. Il mio obiettivo è quello di allineare sotto il profilo dei ruoli, delle competenze e dei compensi la presidenza del Movimento e i vertici dei Servizi, affinché ci possa essere una uniformità di indirizzo pur nei ruoli diversi e di natura diversa degli Enti. Un’operazione di trasparenza, la mia dichiarazione è pubblica non ho difficoltà a metterla sul sito. Attenzione, non dico queste cose a caso, le dico perché ho orecchie per sentire, io sono disponibile a mettere la mia dichiarazione sul sito anche domani. Ma lo dobbiamo fare tutti perché la nostra casa la dobbiamo rendere trasparente, e la renderemo trasparente, abbiamo già avviato questo discorso. Ieri ho avuto modo di condividere nell’assemblea del CAF queste valutazioni, lo faremo armonizzando i servizi e i vertici del Movimento in questa direzione, con grande chiarezza.
Amici, siamo alla vigilia di un appuntamento importante perché il prossimo anno faremo un compleanno importante, su cui credo dobbiamo cominciare a riflettere e di questo ne parleremo sicuramente ad iniziare dalla prossima presidenza.
E poi, la grande attenzione al territorio. Siamo già andati nel territorio, io ho detto nel messaggio dopo la mia elezione che volevo fare questo percorso, lo ritengo necessario e l’ho condiviso con gli amici della presidenza. Abbiamo già cominciato a fare delle cose, lo scorso fine settimana, con la disponibilità anche di don Francesco, in Puglia in provincia di Bari e poi a Taranto. Segnalo che noi arriviamo oggi a cinquanta giorni e, nonostante tutto, abbiamo tenuto due Consigli, una Presidenza, un Comitato Esecutivo e un Convegno Nazionale sul tema delle Settimane Sociali, la prima organizzazione di laici impegnati significativa che si occupa di questo. L’attenzione alle Settimane Sociali così come al percorso sinodale, al quale ci invita Papa Francesco, fanno parte del nostro percorso che svilupperemo nei prossimi tempi. L’attenzione al territorio è fondamentale, abbiamo fatto un Congresso su questo. Il territorio lo ritengo importante per condividere queste cose, e lo ritengo importante per raccogliere suggerimenti perché la linea di un Movimento non la fa uno solo, ma poiché la dobbiamo fare “noi” è importante che andiamo ad ascoltare anche il territorio.
Voglio anche dire ai giovani e alle donne che io non sono per la riserva indiana: io sono per il merito. Se qui ci sono uomini e donne più bravi di me è bene che prendano la responsabilità. Dico, però, ai nostri giovani e alle nostre donne che devono avere un po’ di capacità di intrapresa, devono fare qualcosa per cercare di guadagnare uno spazio. Io lo so che se abbiamo tolto un tappo a Roma, nel nostro territorio ci sono ancora tanti tappi. E allora sollecito i giovani a un’azione affinché riprendano lo spirito giovanile combattivo, si facciano spazio, sgomitino per creare le condizioni. La stessa cosa la dico alle donne perché come Movimento abbiamo bisogno della loro sensibilità, della loro competenza, della loro passione. State tranquilli che se lo farete qui troverete un presidente che vi sosterrà in questo percorso, ma non pensate che vi debba essere chiesto. Io vi invito, vi esorto e voglio usare questa espressione: “Non abbiate paura”. E lo dico anche ai nostri dirigenti locali: “Non abbiate paura”, aprite le porte, spalancate le porte. Abbiamo bisogno di rigenerare il Movimento, ma questo può avvenire soltanto se cominciamo dal basso. E quindi deve partire dal basso un’azione di recupero di energie e di spazi, mettendo insieme le culture, le passioni, le competenze che sono tantissime, e io lo so, e le voglio andare ad incontrare con gli amici della presidenza e con quanti di voi riterranno utile fare questo percorso. Perché siamo in una stagione in cui siamo obbligati, ve lo dico con chiarezza, a coniugare onori ed oneri che devono andare insieme così come insieme devono andare i diritti e i doveri. Se con tanta passione rivendichiamo i nostri diritti con altrettanta passione dobbiamo mettere insieme e richiamare i nostri doveri, perché come diceva qualcuno senza questi il Paese non si salverà. E allora dobbiamo percorrere questa strada. Vi chiedo scusa ma avevo necessità di dire al Consiglio Generale queste cose, per dire che questa stagione la stiamo vivendo così. E lo dico provocatoriamente perché dobbiamo uscire fuori da un alone di mestizia, dobbiamo recuperare il senso vero di quello che siamo, perché noi siamo una grande organizzazione di laici impegnati, credenti e lo abbiamo anche ascoltato precedentemente. E poi, e chiudo qui, siamo noi: un’occasione, la nostra, di un’esperienza cinquantennale di una presenza che è ecclesiale, sociale con una dimensione popolare. Sul nostro popolarismo credo che io non debba dire nulla, che la nostra casa è il popolarismo europeo mi pare sia assodato, ma dobbiamo avere - forti di questo, forti della nostra identità e del richiamo all’ultimo Congresso - la disponibilità ad incontrare tutti, a dialogare con tutti coloro che sono di altre culture. Io ho già cominciato a farlo, ho partecipato dieci giorni fa a una tavola rotonda dove tutti i partecipanti erano orientati politicamente in maniera diversa da noi. Ma noi dobbiamo essere portatori di questo non solo in casa nostra, lo dobbiamo essere in comune e all’esterno. E forti di questo con coraggio andiamo avanti.
Replica
Sento il dovere di ringraziare gli amici che si sono occupati dell’adeguamento dello Statuto per la normativa del Terzo Settore. Continueranno a farlo ovviamente, come dicevo in apertura, ad horas perché è una questione che è in evoluzione continua. Quindi grazie per il lavoro preparatorio, lavoro che si è interrotto soltanto ieri pomeriggio, lo stiamo sperimentando e questo non ci ha consentito di poter mettere a disposizione dei consiglieri gli strumenti per tempo, ci organizzeremo meglio per il futuro.
Vi ringrazio tutti per l’ascolto, per la pazienza, ringrazio gli amici che sono intervenuti sulla mia introduzione, vi ringrazio perché avete dato degli spunti di riflessione utili e farò tesoro di questo. Voglio soltanto dire che volutamente non ho guardato indietro, perché come amo dire spesso anche oggi sta andando via, è inutile guardare indietro. Abbiamo invece bisogno di guardare avanti, di avere una visione, di stare dentro alla realtà che viviamo, di riportare la nostra sensibilità, la nostra cultura, la nostra passione nella dimensione che oggi ci è data di vivere. Dobbiamo fare uno sforzo di fantasia e a questo dobbiamo abituarci. Probabilmente nel tempo recente ci siamo un po’ “arrugginiti”, ci siamo un po’ adagiati, adesso c’è la necessità invece di essere operativi, di guardare avanti.
Io sono questo, come spesso dico, perché sono il frutto del DNA che mi hanno dato i miei genitori e sono il frutto delle tante esperienze di vita, e la vita è stata generosa con me. Però è inutile che mi guardo indietro, dobbiamo guardare avanti, traghettare e immaginare quello che ci aspetta domani, e credo che questo sia uno sforzo che dobbiamo fare a livello personale e, nel nostro caso, a livello associativo. Perché gli argomenti sono quelli che sono noti, noi esistiamo nella società italiana e nella ecclesia per la nostra sensibilità, per la nostra cultura, per le nostre passioni, perché rappresentiamo un mondo, un’esperienza associativa, un’esperienza importante, molto importante.
Poi come capita nelle vicende di famiglia ci sono le cose buone, ci sono le disgrazie, ci sono gli incidenti di percorso, ma bisogna avere lo spirito di guardare avanti, di far scattare la solidarietà, la reciprocità, l’affetto, il rispetto. Credo che noi dobbiamo fare questo esercizio. Io volutamente ho cercato questa mattina di immaginare quello che dobbiamo fare da domani in poi, e non quello che abbiamo vissuto, perché lo abbiamo vissuto. E allora l’invito è proprio questo: guardiamo avanti, immaginiamo cosa c’è bisogno di fare, come lo caliamo nella realtà sapendo bene che dobbiamo adeguare il nostro modo di essere, i nostri comportamenti, le nostre realtà. Attenzione però, qui e a casa mia: dobbiamo evitare che qui si decide una cosa e a casa mia continuo a razzolare come mi fa comodo. Questo è un impegno di carattere culturale prima di essere di carattere pratico, operativo e di regole alle quali ovviamente affideremo i nostri comportamenti. Siamo, è stato ricordato, espressione dell’ultimo Congresso, il punto di riferimento non può che essere la mozione dove è scritto che questa nostra esperienza è “per la gente e con la gente”, adeguata ovviamente a quello che abbiamo vissuto, alla pandemia che ancora ci accompagna, ai drammi sociali che sono sotto i nostri occhi. Ma dobbiamo avere uno sguardo d’insieme e questo amici lo dobbiamo fare tutti insieme, perché è in gioco la nostra esperienza associativa. Dobbiamo calarci in questa dimensione con uno sguardo positivo, mettendo le nostre esperienze a disposizione della nostra comunità, della nostra base, di quanti oggi volontari, anche questa mattina, sono lì a issare la nostra bandiera sul territorio. E molto noi lo dobbiamo a queste persone oltre che ai nostri dirigenti. Quindi il pensiero va anche a questi amici che con passione nella quotidianità portano avanti questa esperienza associativa.
E allora, vi voglio invitare a guardare al domani in positivo, ovviamente aperti all’ascolto, al confronto, al dialogo, alla condivisione. Chiederò al presidente del Consiglio Generale di fare qualche Consiglio in più e non solo i soliti due appuntamenti annuali legati alle vicende statutarie, perché è utile che noi ci si confronti e si metta a disposizione le nostre sensibilità. Dobbiamo fare uno sforzo di visione e quindi io vi ringrazio molto di questo, vi ringrazio anche per le cose che avete voluto dire sul piano personale.
Purtroppo non siamo nati ieri, c’è una storia, c’è una storia di impegno vissuto non soltanto a star seduto in prima fila o a tagliare un nastro, ma a difendere il Movimento anche nei momenti difficili, a fare un lavoro oscuro rispetto al quale vi dico, e ritorno a quello che ho detto questa mattina: onori ed oneri, diritti e doveri. Questo deve essere il cammino che noi dobbiamo fare insieme, se faremo questo, e io sono certo che lo faremo perché ci sono e vi conosco e conosco il nostro mondo, noi andremo alla scadenza del Congresso a delineare il Movimento del domani, partendo da quello che c’è.
Io ho fatto l’amministratore comunale, come tantissimi di voi, e so che c’è la continuità amministrativa, io non sono per il rovesciamento delle decisioni e dei provvedimenti che hanno preso quelli di prima, semmai sono per adeguarli in base alle esigenze o a qualcosa che non ha funzionato. Noi siamo qui perché c’è una storia importante di questo Movimento che negli ultimi venti anni ha cambiato pelle. Io ieri ho ricordato che nel ’97/’98 ero amministratore del Movimento, noi amministravamo i debiti: dovetti andare un giorno a Firenze, che riscuoteva i soldi dei circoli, a chiedere di anticipare il tesseramento perché avevamo difficoltà nella spesa corrente. E come si dice dalle mie parti poi sono arrivati quelli che sono nati a “pan di grano”, perché prima non si mangiava il pane di grano ma quando andava bene si mangiava il pane di granturco.
Allora, dobbiamo recuperare con l’identità il percorso che gli uomini e le donne hanno fatto nel nostro Movimento e lo hanno realizzato così come noi lo vediamo oggi. E noi abbiamo l’obbligo di migliorarlo e di offrirlo alle nuove generazioni migliore, più preciso, più presente e più incisivo nella realtà sociale del nostro Paese. E’ l’augurio che faccio a ciascuno di noi e vi ringrazio per la pazienza che avete con me.