La questione della formazione professionale degli immigrati non è un semplice problema di adeguamento di un segmento dell’offerta di lavoro alle esigenze dei sistemi economico-produttivi. Essa richiede in primo luogo una riflessione sui diritti degli stranieri e sulle politiche atte a promuoverne il riconoscimento e l’effettiva fruizione nelle società ospitanti. Lo status dei lavoratori migranti non richiama categorie specifiche di persone da tutelare e proteggere, ma tocca un punto fondamentale di una società che si mostra incapace di invertire quella tendenza dannosa che colloca nel cuore della democrazia la divaricazione tra cittadini a pieno titolo e non cittadini, forse tollerati in quanto utili, ma sempre relativamente e in maniera condizionata.
Nel contesto delineato, la formazione professionale può essere inquadrata all’interno dei diritti sociali degli immigrati: quei diritti che, invertendo la classica tipologia marshalliana, nel caso dei lavoratori stranieri, precedono l’accesso ai diritti civili e ai diritti politici. Attraverso la formazione professionale e la conquista di uno status lavorativo più qualificato, gli immigrati possono compiere un passo avanti molto importante nel loro percorso di “cittadinizzazione”. Nello stesso tempo, la concessione di questo “diritto”, non è un gioco a somma zero per la società ospitante.
La qualificazione dei migranti è un contributo all’incremento dell’efficienza del mercato del lavoro, che innalza il livello dello scambio tra le competenze degli immigrati e i posti di lavoro loro proposti. Diventa infatti possibile impiegare i lavoratori stranieri anche in attività qualificate, per le quali l’offerta interna non è comunque sufficiente; allargare il bacino delle risorse umane a cui attingere in fase di reclutamento e selezione; sviluppare nuovi servizi e attività attraverso processi di job creation così definiti negli ultimi tempi.
Altra questione molto importante è che molti lavoratori e lavoratrici, soprattutto i cittadini di altri Paesi, non hanno accesso alle informazioni sui loro diritti, sulle condizioni di lavoro e sui servizi disponibili presso le istituzioni pubbliche, le organizzazioni intermedie, associazioni del terzo settore ed altri attori. Motivo questo che incoraggia organizzazioni come la nostra a proporre iniziative per dare nome agli invisibili impiegati in settori come il lavoro domestico e l’agricoltura.
La priorità di intervento scelta dal nostro Movimento in questi anni, grazie anche a delle attività progettuali a livello nazionale e alla capacità territoriale delle nostre sedi di essere in prima linea, si è focalizzata su interventi di comunicazione sociale e sulla promozione dei principi fondamentali e diritti sul lavoro. A questo oggi è necessario affiancare programmi formativi per favorire la piena integrazione e inclusione dei lavoratori e delle lavoratrici.
Il MCL, grazie al suo ente di Formazione EFAL, è a disposizione dei territori maggiormente colpiti dalla piaga del caporalato o dove maggiormente è concentrata la presenza di lavoratori e lavoratrici in ambito domestico per promuovere programmi di reinserimento lavorativo ed offrire una maggiore qualifica professionale. Il settore domestico è sicuramente uno degli ambiti più colpiti dal sommerso, tra le mura domestiche spesso accade che i lavoratori e le lavoratrici vengono ricercati un po' alla cieca scoprendo nel mentre anche la difficoltà di comunicare.
È necessario che tutti comprendano l’importanza di poter contare su un rapporto di fiducia totale quando si decide di assumere una persona che lavori nell’intimità della propria casa, ma anche che le Istituzioni comprendano quanto sia importante facilitare il ricorso alla domiciliarità, sia riconoscendo la grande valenza sociale dell’operato delle badanti soprattutto come sostegno alla famiglia. L’EFAL infatti in queste settimane, di fronte all’attuale situazione epidemica, ha promosso, assieme ai propri soci, un corso rivolto ai lavoratori e alle lavoratrici in ambito domestico per essere al servizio di tantissime persone italiane e straniere impiegate in questo settore.
Le tematiche trattate in webinar vanno dall’attività di prevenzione al primo soccorso, all’utilizzo degli strumenti per sanificare gli ambienti in casa alla movimentazione del paziente. Risulta evidente quanto sia fondamentale una figura di badante qualificata e quindi formata.
Certo il cammino è lungo, dunque, ma la tecnologia è venuta in soccorso al comparto in questa fase storica per il nostro Paese, tra colloqui virtuali e un lavoro di ascolto continuo delle esigenze e delle problematiche delle famiglie ma sicuramente in uscita dal percorso formativo, i lavoratori e le lavoratrici saranno in possesso delle competenze necessarie per svolgere attività di cura e accudimento di persone con diversi livelli di auto-sufficienza psico-fisica (anziani, malati, persone diversamente disabili), anche a sostegno dei familiari coinvolti dalle difficoltà correlate.
Gli obiettivi dei nostri corsi sono di fornire al candidato competenze che lo rendano capace di svolgere prestazioni di aiuto alla persona di carattere domestico e igienico sanitario, di sostenere il benessere psico-fisico dell’assistito ed effettuare interventi a supporto del mantenimento e del recupero dell’autonomia fisica e psichica, riducendone anche i rischi di isolamento. Insomma siamo qui a servizio della persona e dello sviluppo socio-lavorativo di questa.
Del resto lo abbiamo ribadito in diverse occasioni e continuiamo a farlo, non può esserci futuro senza ripartire dalla formazione perché questa consente ad ogni essere umano di esprimersi attraverso il lavoro degno e qualificato.
Sergio Silvani
Presidente Nazionale EFAL