Un sindaco, che guida con cipiglio decisionista capace di costruire partecipazione l'amministrazione di un paese alle pendici del Monviso, scopre alla vigilia di San Silvestro che il taglio al “Fondo di solidarietà per i piccoli comuni” porterà 5 mila euro in meno di trasferimenti nelle casse comunali e contatta al primo dell'anno tutti i media locali per annunciare che “a Roma non capiscono che questo c'impedirà di erogare gratuitamente il servizio di trasporto degli alunni”.
Un primo cittadino interprete di un pensoso riformismo di sinistra che rinvia l'appuntamento per un'intervista, perché “debbo seguire questa fase di cambiamento di parroco: non sono credente, ma questo non mi impedisce di comprendere l'importanza per la comunità della presenza di certi riferimenti”.
L'amministratore “leghista da sempre” che veicola a tutti i contatti giornalistici presenti nella sua agenda, solitamente interpellati per inoltrare qualche intemerata salviniana, per segnalare la necessità di trovare una nuova collocazione lavorativa all'assistente peruviano che è stato lunghi anni a fianco dell'anziano padre.
Tre immagini, tra le molte che chi ha la ventura di raccontare l'Italia profonda come giornalista locale potrebbe condividere. Tre immagini cui potremmo associare l'hastag: oltre gli schemi, il civismo.
In una politica in stand by (come ha giustamente denunciato il presidente Carlo Costalli) e che è sempre più mera questione di tifoso posizionamento, sloganistico e reattivo, si parli di ruspe populiste o ittico giovanilismo, c'è una risorsa che potrebbe davvero innescare una riabilitazione della “maggior dell'arti”: il civismo, appunto.
Una riserva di un'Italia altra che i “corpi intermedi”, anch'essi fattori di comunità, non possono non preoccuparsi di valorizzare e, quando forti di una dimensione nazionale, attivarsi per connetterlo in reti. Un compito urgente. Come ha ben chiarito il professor Lorenzo Ornaghi, nell'intervista che mi ha concesso per il prossimo numero di “Traguardi Sociali”, e che è stata ampiamente anticipata su questo sito, “La riserva c’è, sicuramente. E ognuno di noi può portare mille esempi della vitalità, che spesso (ma non sempre) ha la meglio sulle attitudini sia all’assuefazione a una politica piatta sia alla recriminazione elettorale, del popolo italiano. Attenzione, però. Quasi nessuna riserva, soprattutto quando è male gestita o trascurata, dura miracolosamente all’infinito”.
La prossima Assemblea degli amministratori locali promossa dal Mcl, quindi, è quindi assunzione di una responsabilità nel prendersi cura e far compagnia ai tanti tentativi di costruzione dal basso di concreto “bene comune”. Nel solco della consapevolezza che ha ben espresso Pietro Giubilo, sempre qui su Europa Popolare: “l’esperienza di chi opera nel territorio suggerisce di valorizzare gli ambiti nei quali valori e rapporti, mondi vitali e fermento civico sono a disposizione delle comunità. Se si esce dalla costrizione di una politica fondata sui media e la comunicazione e si entra in una dimensione di incontro e di esperienza diretta, si rende evidente che all’ombra dei simboli religiosi e civici (campanili e torri) l’Italia, nei Comuni e nelle multiformi realtà locali, resta un Paese ricco di un senso comunitario al quale vanno indirizzate attenzione e tutela delle sue dimensioni culturali, economiche e istituzionali”.
Farsi prossimi all'Italia civica apre orizzonti più ampi dell'attardarsi sui presenti massimi sistemi.
Marco Margrita