C’è un bene immateriale e prezioso necessario per una reale ripartenza del nostro Paese: la coesione sociale. Si tratta di un bene molto spesso dato per scontato e, talvolta, avversato, eppure rappresenta una risorsa fondamentale per il destino di tutti noi. Questi ultimi e travagliati mesi sono stati difficili, dolorosi e, per molti, drammatici, ma siamo riusciti a non deragliare grazie ad una sostanziale pace sociale che ha permesso di vivere in modo responsabile anche le decisioni più controverse e gravose. Dobbiamo chiederci, all'inizio della “fase 2”, quanto ancora la coesione sociale, che della pace è un presupposto, riuscirà a resistere e dove potremmo trovare le risorse per ravvivarla.
Ci sono parecchi segnali che inducono a pensare che dovremmo porre più attenzione al clima della nostra società, troppo spesso dato per scontato, perché, a fronte di tanti slanci di generosità o di eroismo, l'aria si fa sempre più tesa. Il lockdown, i timori per il contagio, le polemiche, le regole contraddittorie ed estemporanee, e potremmo andare ancora avanti, hanno esasperato la gente. Le restrizioni alla nostra libertà prese con eccessiva faciloneria, il riemergere di figure che appartengono a buie pagine della storia umana come i sabotatori - su cui scaricare le colpe - e i delatori - assurti a paladini delle democrazia -, sono solo alcuni segnali inquietanti che inducono a pensare che assieme ad un rilancio della nostra economia, sia necessario un rilancio sociale.
Affinché il nostro Paese possa affrontare i prossimi mesi che ci vedranno convivere con il virus e in cui dovremo trovare risposta ai problemi aggravati o generati dalla pandemia, occorre che i corpi intermedi possano pienamente e liberamente rispondere alla loro vocazione. Anche se fino ad oggi sono stati snobbati, o usati come stampelle a causa di un pregiudizio ideologico ben radicato che fa della disintermediazione la sua bandiera, il terzo settore, con la sua nuova normativa, potrà, anzi dovrà, svolgere un ruolo da protagonista nel rilancio del nostro Paese.
Si tratta di un'occasione storica, perché se qualcosa è chiaro è che la centralità del territorio, la vicinanza ai cittadini e alle loro fragilità, la capacità e l'inventiva di rispondere ai loro bisogni, sono fattori cruciali. Fattori che caratterizzano la storia e la presenza del Movimento Cristiano Lavoratori che attraverso i suoi circoli, i suoi servizi, attraverso le sue opere raggiunge e intercetta esigenze sempre nuove, solitudini dimenticate, ravvivando i territori e facendo una vera coesione sociale.
Il compito che ci attende è arduo, richiede un approfondimento della riforma del Terzo Settore che non è semplicemente un insieme di norme da seguire, ma soprattutto una serie di opportunità da cogliere per crescere ancora di più. Sono tutte sfide importanti ed affascinanti che ci vedranno protagonisti per il rilancio del nostro Paese.
Giovanni Gut
Vicepresidente nazionale MCL