Un altro punto a favore della cultura dello scarto. Verrebbe da commentare così la sentenza della Corte Costituzionale che, rispondendo al caso DJ Fabo/Cappato sollevato dalla Corte d’Assise di Milano, prevede la non punibilità del suicidio assistito.
Pur mettendo dei paletti e richiedendo un intervento del legislatore, la Corte costituzionale introduce nel nostro ordinamento il suicidio assistito. Il “piano inclinato” della legge sulle DAT, richiamato anche dal cardinal Bassetti, ha iniziato a produrre i sui nefasti effetti, come molti (tra cui il MCL) avevano paventato fin dall’inizio.
In questa vicenda drammatica gli aspetti inquietanti sono molti: la Corte Costituzionale che si sostituisce al legislatore; l’inerzia del legislatore in “tutt’altre faccende affaccendato”; lo squallido sollievo di chi declina le proprie responsabilità e lascia ai giudici il compito di fare il lavoro sporco; le farneticazioni di chi vuole somministrare farmaci letali; il mancato rispetto dell’obiezione di coscienza.
L’inquietudine più grande, però, riguarda il destino dei malati, delle persone fragili, di coloro che sono abbandonati al proprio dolore. Ed è un’inquietudine che riguarda tutti, perché chi può dirsi al sicuro? Invocare i paletti riconosciuti dalla Corte è grottesco, perché sappiamo come sia facile spostare sempre più in là quei paletti e sappiamo altrettanto bene, questa vicenda ne è un esempio, che l'eccezione diventa regola, anzi norma. Tutto questo non è giusto, è inutile usare giri di parole: non è giusto ed è giunto il tempo di dire basta. È giunto il tempo di scrollarsi di dosso la timidezza e la sudditanza ad un potere che si fa ogni giorno più sfacciato.
Le prese di posizione durissime e inequivocabili sia di Papa Francesco che della CEI, non lasciano margini a dubbi o tentennamenti. Il cardinal Bassetti ha efficacemente affermato che i cattolici non solo hanno il diritto e il dovere di intervenire, ma che il mondo attende che lo facciano. Occorre che qualcuno si sollevi contro questa idolatria della morte che pervade ogni aspetto della vita sociale e che getta un’ombra su tutto: dal mondo del lavoro alle migrazioni, dalla solidarietà nei confronti dei più deboli alla tutela del creato.
La politica deve tornare a fare politica vera, deve smettere di occuparsi di merendine e mense biologiche e tornare a parlare senza timore dei grandi temi. Il Parlamento deve riscoprire il proprio ruolo, che non è quello di essere cassa di risonanza di liti o chiacchiere, ma di essere il luogo di confronto e di ricerca del bene comune, perché in ballo c'è anche la dignità delle nostre istituzioni democratiche. Il legislatore ha ancora tanto da fare, non può più lasciare ad altri le proprie responsabilità. È bene ripeterlo: in ballo c'è la vita reale delle persone e l'essenza delle nostre istituzioni democratiche. Allo stesso tempo va promossa una cultura differente, che non ceda alle tentazioni dell’utilitarismo imperante, ammantato di una falsa compassione che snatura la vocazione dei medici, degli ospedali, dei politici, dei magistrati e della società tutta.
Torniamo a parlare senza timore dei grandi temi: sarà il modo per far ripartire un Paese ingolfato, ma ancora grande.
Giovanni Gut