[center]NON DILUIAMO I NOSTRI VALORI IN AGGREGAZIONI LAICISTE
Cattolici, basta con questa mentalità perdente [/center]
di Carlo Costalli (*)
Il confronto aperto dall’articolo di Luigi Covatta, pubblicato il 28 agosto da Il Riformista – un quotidiano particolarmente attento al dibattito nel mondo cattolico e nell’associazionismo in particolare –, e la conseguente riflessione di Umberto Folena su Avvenire, sono la conferma di una vitalità che non è solo apparente ma è profonda e tocca temi di grande attualità.
Da una parte pesano le critiche scalfariane che considerano il mondo cattolico organizzato ormai decadente: ragion per cui non sarebbe accettabile che il movimento cattolico esca in campo aperto, nella società, non essendo in grado di mostrare maturità di giudizio e libertà di azione. Al contrario, il meeting di Rimini, come le tante altre manifestazioni in corso (proprio in questi giorni il Mcl riunisce a Senigallia circa duecento giovani, in preparazione del Convegno ecclesiale di Verona), pongono in primo piano l’esistenza di un mondo cattolico capace di ragionare e proporre con la propria testa.
In realtà per alcuni il rischio è di diventare ripetitivi: non riescono ancora a digerire la disfatta del referendum sulla legge 40.
Dall’altra parte, è inutile negare le oggettive difficoltà che si presentano nel combattere battaglie su questioni etiche in un sistema politico bipolare, consapevoli che gli stessi problemi sociali vengono necessariamente in secondo piano, in quanto richiedono anzitutto che siano prima risolte le questioni etiche.
Purtroppo nel mondo di oggi il fine ultimo cui si tende è legato alle forme del produrre e del consumare, alle dimensioni della finanza e dei mercati che hanno elevato il denaro a “merce per eccellenza” e che puntano esclusivamente alla valorizzazione di quanto si possiede. Le stesse scelte politiche tengono conto dei mercati finanziari più che dei problemi delle persone. Il mezzo è diventato il fine. E lo stesso ragionamento che facciamo per l’economia lo si potrebbe altrettanto motivatamente fare con riferimento alla rivoluzione tecnologica in corso.
Sono d’accordo con Luigi Bobba quando afferma che è necessario “ritornare a fare i conti con la politica”.
I cattolici devono però essere portatori di un progetto politico di largo respiro. Si deve avere la convinzione che la vera sfida che abbiamo davanti è quella di rimotivare il Paese, producendo un grande sforzo perché torni a prevalere “la cultura degli interessi generali” che negli ultimi anni si è appannata a vantaggio della politica degli interessi particolari, con una sproporzionata attenzione alle spinte corporative dei gruppi garantiti e dei poteri forti dell’economia, della finanza, delle oligarchie.
E’ necessaria una fase nuova del cattolicesimo politico per avanzare una proposta alla cui base vi sia una forte tensione etica e un chiaro ed esplicito sistema di valori cui rifarsi, ispirati alla fede cristiana ed alla tradizione che essa ha generato attraverso un’elaborazione che si confronti con il dato storico e sappia in esso integrarsi con un proprio progetto.
Sappiamo bene, naturalmente, che occorre fare i conti con una velocità dei fenomeni politici e sociali inimmaginabili in un passato recente e che di questa concezione della politica bisogna dare appunto un’interpretazione dinamica e moderna. Senza entrare in polemiche inutili, credo fermamente, però, che i cattolici in politica dovranno esprimere posizioni chiare e precise e non diluire ideali e valori in aggregazioni i cui vertici sono egemonizzati da élites culturali laiciste e radicaleggianti, ma dovranno spendersi per riaffermare quei valori che rappresentano un riferimento irrinunciabile per i credenti.
La Fondazione che lanceremo nelle prossime settimane, “per una moderna cultura del popolarismo europeo”, servirà anche a questo: ci sono le forze e le volontà per provare una rinascita del cattolicesimo politico. Va superata quella mentalità, preventivamente minoritaria e quindi perdente, che spesso avvolge i cattolici.
(*) – Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori (Mcl)