E’ maturo il tempo, anche per il Movimento Cristiano Lavoratori, di una diversa narrazione. Termine a volte abusato, ma necessario per indicare l’impegno a costruire un racconto di noi stessi più aderente ai nostri valori e alle nostre pratiche associative.
Con questa pagina speciale di Avvenire, il quotidiano dei cattolici italiani, incominciamo un cammino nuovo sotto il profilo comunicativo. Potremmo dire, con semplicità, che anche per noi “nulla sarà come prima” dopo la pandemia che ha sconvolto il Paese, seminato morte, sospeso la vita di relazione, inferto un colpo durissimo all’economia, messo in difficoltà i corpi intermedi (come il Mcl) privati della loro forza di presenza popolare. Ma proprio il Covid-19 ci ha fornito l’intuizione: c’è tanto di più, nella vita di un corpo intermedio, oltre la sua dimensione istituzionale che pure ha una grandissima importanza. La pandemia ci ha rivelati a noi stessi, ricordandoci chi siamo, quali sono le nostre radici, quali sono i valori che muovono e determinano la nostra azione sociale. Soprattutto nei territori dove più ricca e positiva è questa esperienza, grazie alla presenza dei nostri circoli e delle nostre diverse realtà locali. Con un tocco tutto particolare, non di provincialismo, ma di “genius loci”. Perché è del tutto evidente che il Movimento assume il volto di chi nei territori si muove mettendo in campo se stesso, il proprio gruppo di amici e di circolo, facendo leva su quella creatività sociale che è frutto dell’incontro fra i reali bisogni sociali e la necessità di dare una risposta non convenzionale ma generosa. Tanto più in un tempo di grandi bisogni, come quello del Covid.
Dunque è questa consapevolezza che ci spingerà anche in futuro a dare spazio alla vita del Movimento che si esprime e si manifesta nella vita dei territori, in ogni angolo del Paese. Non solo per farci conoscere meglio, ma per acquisire sempre più coscienza del nostro ruolo sociale.
E tutto questo avviene proprio nel momento in cui si chiude una pagina lunghissima della vita del Movimento, con le dimissioni anticipate di Carlo Costalli da presidente di Mcl e la decisione del Consiglio generale di affidarsi alla guida di chi scrive. Una scelta effettuata dal Consiglio a maggioranza, dopo oltre vent’anni di decisioni assunte sostanzialmente all’unanimità. Comunque, una prova di democrazia associativa che restituisce al Movimento la consapevolezza di dover adeguare le proprie scelte alle dinamiche di una democrazia avanzata, che non si spaventa dinanzi alle differenze di opinione e piuttosto sceglie di confrontarsi con la complessità che investe anche un corpo intermedio come il Movimento Cristiano Lavoratori. Una complessità alla quale non sfugge nessun aspetto della vita pubblica e comunitaria. Per intenderci, neppure la dimensione ecclesiale e tanto meno quelle culturali, sociali e politiche.
Domenico Delle Foglie
Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori