Le previsioni dei sondaggi si sono realizzate in modo quasi ineluttabile. Le cosiddette élite, gli intellettuali e politici che vanno per la maggiore hanno scritto e parlato contro i cosiddetti populisti. E i populisti, come previsto, hanno vinto: fenomeno analogo a quello di Trump in America. La realtà è che la gente è stufa e si è ribellata. Temi che stanno a cuore non sono affrontati: il lavoro innanzitutto e poi difesa della famiglia e denatalità, il dramma sociale del Sud, controllo dell’immigrazione, sostegno all’impresa, libertà di educazione, giustizia giusta, salvaguardia della tradizione. Adesso c’è alluvione di commenti e preoccupazione altissima a riguardo delle possibilità di governo e delle capacità di questo. C’è più che distanza, c’è estraneità tra quello che è successo e chi fin qui ha comandato, creduto di capire e spiegato: disaffezione alla politica, si dice, ma anche alle prediche dei maestri del pensiero e dei loro imitatori. Mai, a ragione e a torto, gli esperti e i professionisti sembrano essere stati così inutili.
Contro questo clima noi non abbiamo abbandonato il nostro patrimonio di valori, opere e intermediazione sociale, come bussola per un giudizio chiaro di preferenza e appoggio alla coalizione di centrodestra, alla sua maggiore disponibilità verso una visione popolare, meno statalista e più attenta a una concezione della persona, della società che rispetti la nostra storia e cultura cristiana e di quei corpi intermedi che ne sono il prezioso patrimonio.
Il risultato - in elezioni che hanno visto una buona partecipazione - ha, in effetti, premiato proprio il centrodestra, soprattutto nel nord Italia, con un’affermazione, al suo interno, della Lega rispetto alle altre componenti. Si è trattato di un esito importante e significativo, soprattutto perché ha impedito l’affermazione come prima forza del confuso M5S. Ha contribuito poi alla sconfitta del centrosinistra e delle sue politiche, per noi inaccettabili, sulla concezione dell’uomo e della società, così come dei suoi proclami altisonanti seguiti poi da pessime azioni. Salutiamo inoltre con favore l’ampia affermazione del centrodestra nelle elezioni regionali lombarde, che ha premiato la tradizione di buon governo “sussidiario” delle giunte precedenti a cominciare dal 1995.
Certo non sono tutte rose e fiori, ma noi non ci aspettiamo che i politici facciano quello che diciamo noi; ci aspettiamo che lo rispettino e, se non vogliono appoggiarci, almeno ci lascino fare, valorizzando iniziative e attività nei diversi ambiti e specialmente nel terzo settore. Il quadro che si profila mostra molte incertezze e c’è da augurarsi che si possa trovare - in una situazione complessa per il tripolarismo che si è creato - una formula istituzionale capace di dar vita ad un governo attento alle istanze popolari e valorizzatore delle specificità locali. Dal voto esce infatti un’Italia molto divisa fra nord e sud, cosa che non può essere ignorata a cominciare dalla grande emergenza del lavoro. Soprattutto non ci si sottragga alla dimensione europea e anzi la si riaffermi secondo la visione popolare, solidale e sussidiaria.
Siamo ben coscienti che la risposta a tutti i problemi non può venire dalla politica, ma che essa abbia comunque un ruolo e una dignità importante come moltiplicatore - oppure come ostacolo - delle energie positive presenti nella società. Che queste si esprimano e crescano è la novità più necessaria, in cui pensiamo possano avere un ruolo importante anche le realtà cattoliche e popolari, auspicabilmente coese e politicamente incidenti.
Non vogliamo far mancare il nostro contributo fattivo e propulsivo, in stretto contatto con gli amici e tutti coloro che più direttamente si sono implicati in queste elezioni, sia a livello nazionale sia a livello regionale, ribadendo come elemento essenziale di una buona politica il primato della società sullo Stato.
Associazione ESSERCI Movimento Cristiano Lavoratori-MCL