“Il giornale è la preghiera del mattino dell’uomo moderno”. Questo famoso aforisma di Friedrich Hegel, il filosofo tedesco dell’idealismo, ci è tornato in mente dopo la consueta lettura mattutina dei quotidiani e uno sguardo veloce alle prime pagine del 10 aprile 2018. Ovvero, il giorno dopo la pubblicazione della terza esortazione apostolica di papa Francesco, dal titolo “Gaudete et Exsultate”. Tema centrale: la santità oggi. Ovvero, “la santità della porta accanto”. Parole quanto mai stuzzicanti anche per i titolisti, solitamente abbastanza pigri. Ma neppure un titolo facile facile ha guadagnato le prime pagine. Fatta salva la stampa cattolica, sul versante laico solo La Stampa e La Gazzetta del Mezzogiorno hanno ritenuto opportuno titolare in prima pagina.
Ecco la considerazione principale: la santità in sé non è argomento da prima pagina nel “breviario dei laici”. Nelle pagine interne non mancano i servizi più o meno essenziali e spesso inclini a dare un’interpretazione politica (vedi la parte sui migranti), ma la prima pagina no. E nonostante le simpatie che il papa riscuote fra i laici e soprattutto nonostante lo sforzo di avvicinare la santità alla vita quotidiana che fa dire a Francesco “mi piace vedere la santità nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati…”. Parole che dovrebbero suonare come miele per quella schiera sterminata di non credenti che spesso affermano di essere migliori dei credenti (“siamo più cristiani noi…”), proprio perché come genitori crescono con tanto amore i propri figli più e meglio dei cristiani, lavorano onestamente per portare il pane a casa ancor meglio di quanto lo facciano tanti cristiani… Quante volte abbiamo sentito dire da amici non credenti che… loro sì sono buoni cristiani, proprio perché nel quotidiano si comportano meglio di tanti credenti, magari sepolcri imbiancati?
Eppure, proprio il giorno in cui il papa offe loro su un piatto d’argento un’occasione storica per rivendicare con orgoglio una condizione di santità fattuale, o come ci ha insegnato il Concilio Vaticano II, di credenti di fatto e inconsapevoli, un silenzio di tomba. Davvero un’occasione sprecata, anche perché questa Esortazione apostolica ha altri pregi e parla apertamente anche al mondo laico. Infatti essa offre una sorta di cartina di tornasole per misurare la santità dei cristiani, ovvero la loro specifica conformazione a Cristo, non sul piano dottrinale ma su quella della vita concreta a partire dalle Beatitudini, “Magna Charta” del cristiano. A questo riguardo basta la considerazione del papa sul fatto che la Chiesa ”non ha bisogno di tanti burocrati e funzionari, ma di missionari appassionati”. Dunque…
C’è poi una parte che dovrebbe attirare l'attenzione di tanto mondo laico: quella in cui il Papa denuncia il consumismo edonista e “anche il consumismo di informazione superficiale e le forme di comunicazione rapida e virtuale” che “possono essere un fattore di stordimento che si porta via tutto il nostro tempo e ci allontana dalla carne sofferente dei fratelli”. Niente male, nel tempo della disintermediazione, della virtualità e delle fake news.
Insomma, nella speranza che la stampa laica trovi il tempo per approfondire i riflessi di questa esortazione apostolica, va detto che non sarebbe male se tutti, credenti e non credenti, ci soffermassimo insieme a riflettere sulla denuncia di Francesco della “corruzione spirituale” che “è peggiore della caduta di un peccatore, perché si tratta di una cecità comoda e autosufficiente dove alla fine tutto sembra lecito: l’inganno, la calunnia, l’egoismo e tante sottili forme di autoreferenzialità”. Niente male come schema per una revisione della nostra vita, anche sociale e politica, a prescindere dalla nostra condizione di credenti o non credenti.
P.S. Tornando al povero Hegel, non vorremmo che oggi lui fosse nei nostri panni. Infatti non dovrebbe soltanto provare a leggere i quotidiani del mattino, ma dovrebbe anche verificare cosa corre nel mare aperto della Rete. Ma non farebbe fatica a verificare che anche lì, non ci sono tracce profonde dell’esortazione apostolica “Gaudete et Exsultate”. Così va il mondo nuovo, caro Hegel.
Domenico Delle Foglie