Il giro di boa dell’Italia e dei cattolici in politica
Non solo l’Italia è arrivata ad uno snodo importante della propria storia. Anche la presenza politica dei cattolici è davanti ad un simile giro di boa e la fine della transizione accomuna entrambi: Italia e cattolici in politica. Siamo consapevoli che questa presenza può finire: gli elementi per un simile esito ci sono tutti. Ma siamo anche convinti che essa può prendere nuovamente il largo, pure in una società più secolarizzata. L’efficacia o l’inefficacia della presenza dei cattolici in politica dipende dalle condizioni generali della società ma, soprattutto, dipende dai cattolici stessi, dalle condizioni della loro fede, dall’organizzazione della loro cultura, dalla consapevolezza ed omogeneità dei loro apparati concettuali. E’ proprio in questi campi che si gioca ora la partita decisiva. E’ dall’interno, non dall’esterno, che dovranno emergere le motivazioni decisive per una nuova strategia dei cattolici in politica, o per un loro definitivo declino, come è già successo in altri Paesi europei (non tutti).
Ecco perché ci rivolgiamo “ai cattolici” prima di tutto, e lo facciamo ogni volta con forza, perché essi possano assumere l’impegno che spetta loro: giocare fino in fondo questa partita.
E per ridare forza all’iniziativa politica dei cattolici occorre che questa si sviluppi anche nella società civile: è necessaria una partecipazione che non sia solo ricreativa, solidaristica o culturale (pur importante) ma che sia anche “strettamente politica”.
I cattolici devono riscoprire una vocazione politica nella società civile che invece stanno abbandonando. L’associazionismo cattolico è troppo appiattito sulle istituzioni, o collaterale ai partiti esistenti, o si aggrega troppo facilmente con altri gruppi della società perdendo la propria identità politica e facendosi coinvolgere in iniziative estranee alla propria ispirazione, secondo un concetto piuttosto ingenuo del dialogo e della solidarietà, oppure si limita alla testimonianza e non entra nell’ambito della proposta politica a partire dalla propria fede cattolica e dalla Dottrina sociale della Chiesa.
Questo mondo variegato, autoreferenziale, spesso diviso, dell’associazionismo cattolico (o, almeno, di una parte di questo) deve riprendersi una maggiore consapevolezza della propria identità. Anche questo è un elemento importante di una nuova iniziativa politica. Nella società civile, non solo nelle aule parlamentari, ci sono antropologie in conflitto, e perciò la società civile non è il luogo dell’abbraccio indistinto ma il luogo della collaborazione competitiva.
Noi lavoriamo già in questa direzione, abbiamo iniziato da tempo, o forse non abbiamo mai smesso: il 3 e 4 ottobre abbiamo fatto un passo in avanti, e stiamo continuando, anche creando le condizioni perché altri soggetti politici emergano dalla società: giocheremo questa partita con tutti quelli che sono disponibili e non hanno già ceduto alla paura, alla rassegnazione, al declino! Bisogna lavorare ad una complessiva “riconfigurazione” del mondo cattolico per farlo uscire dall’irrilevanza. Perché è nostro preciso intendimento che venga ridisegnata l’agenda politica mettendo come priorità la famiglia e il lavoro, poi i giovani e i temi della formazione, dell’educazione: non solo con annunci, ma affrontandoli veramente - e non mi pare che questo avvenga, o avviene solo parzialmente -.
Carlo Costalli