La Conferenza Episcopale Italiana ha invitato ad unirsi alla recita del Santo Rosario per il Paese nel giorno della festa di San Giuseppe, a questo invito ha aderito anche il Movimento Cristiano Lavoratori che ha voluto esprimere il proprio senso di comunione con la Chiesa. Comunione espressa anche in una lettera scritta insieme ad altre associazioni - con le quali ha condiviso un importante cammino per affermare nel nostro ordinamento il diritto alla vita contro la deriva eutanasica - e che ha trovato il plauso della CEI. Si tratta di un gesto di preghiera consapevole della profonda fragilità della vita umana e al tempo stesso carico della speranza che lo strazio che stiamo vivendo non è l'ultima parola nel destino dell’uomo.
La domanda, la mendicanza della preghiera è capace di generare una vita nuova, sia personale che sociale, dalla quale scaturisce un modo nuovo di stare insieme. Il COVID-19 ci mette di fronte alle nostre paure, fa emergere l’inadeguatezza del nostro sistema politico, mostra gli egoismi tra Stati che fanno parte di una stessa Unione, ma allo stesso tempo ci costringere a guardare verso le persone più fragili e a fare i conti con le nostre ferite. Il fatto che questo virus sia letale soprattutto nei confronti delle persone più deboli ci costringere a prendere una posizione nei loro confronti, una posizione che non è affatto scontata - come ci insegna l'esperienza di altri Paesi - e che riflette il tipo di comunità nella quale viviamo e nella quale vogliamo vivere.
Cercare di prendere le misure necessarie per salvaguardare i soggetti più a rischio significa rigettare la “cultura dello scarto”, significa avere uno sguardo capace di non tralasciare nessuno. Proprio questa è la bussola che ci può aiutare in un momento travagliato e confuso come quello che siamo attraversando, e che può essere il punto da cui ripartire dopo che il peggio sarà passato, perché ormai abbiamo compreso che questa pandemia ha cambiato tutto - è un nuovo 11 settembre - e che dopo il COVID-19 non potremo essere più gli stessi. In questi giorni si sta rendendo evidente il ruolo fondamentale, anche se spesso trascurato, della famiglia e del mondo del lavoro, sui quali - assieme al personale sanitario - grava il peso maggiore di questa pandemia. La famiglia e il mondo del lavoro stanno dando prova di una notevole capacità di affrontare i problemi e di adattarsi a questa non facile nuova “normalità”, tesori preziosi dai quali ripartire.
Non è certo un caso che in questo tempo così doloroso la Chiesa ci chieda di guardare verso San Giuseppe lavoratore e protettore della famiglia che, nella sua umile operosità, rappresenta la silenziosa speranza capace di affrontare le difficoltà più grandi.
Giovanni Gut