Il 3 aprile il Partito Popolare Europeo ha aperto a Roma la campagna elettorale con Tajani insieme ai massimi rappresentanti democratici cristiani nel Parlamento europeo. L’occasione è stata particolarmente significativa perché avvenuta in concomitanza alla presentazione del libro - edito dal Ppe e dalla fondazione De Gasperi - di Alfredo Canavero: “Alcide De Gasperi: cristiano, democratico, europeo”.
A confermare e motivare il forte radicamento del Ppe nel pensiero dello statista trentino, sono intervenuti nella manifestazione Joseph Daul, presidente del gruppo popolare al Parlamento europeo e Manfred Weber, candidato capolista alla presidenza della Commissione. Il tema sul quale si sono svolti gli interventi è stato: “Le radici cristiane dell’Europa”.
A certificare questo essenziale riferimento storico e valoriale è stata la presenza di Maria Romana De Gasperi che ha voluto ricordare la grande amicizia e unità di intenti di suo padre con Adenauer e Schumann, la passione con la quale portò avanti il progetto politico di una Europa unita e la sofferenza dei giorni nei quali giungeva la notizia del disimpegno francese dalla CED.
Si è trattato, quindi, di un segnale molto importante, in quanto essendo il voto del 26 maggio decisivo per il futuro dell’Europa, i programmi dei partiti devono richiamare le più forti ragioni storiche dell’Unione Europea.
In Italia si sta sviluppando un deciso impegno di riavvicinamento delle componenti popolari di ispirazione cattolica sia con l’unità di intenti raggiunta tra Forza Italia, Udc e Sudtiroler Volkspartei, sia per l’attenzione verso le istanze espresse da quell’associazionismo interprete dei temi sociali oggi necessari per riallacciare il rapporto tra istituzioni europee e cittadini. Si tratta di essere consapevoli della responsabilità di rispondere alle tensioni e alle preoccupazioni che incombono sull’Europa con un impegno decisamente costruttivo, come indicato dal Manifesto di Costalli e Cesana “Si all’Europa per farla”, presentato e discusso in tutte le regioni italiane.
Lorenzo Cesa, che ha fortemente voluto il ritorno all’unità di intenti dell’Udc con Forza Italia in nome della comune collocazione nel Ppe, nell’aprire la manifestazione, ha parlato della necessità di rafforzare il ruolo del Parlamento europeo quale luogo più idoneo per completare il progetto unitario e per fronteggiare i problemi che permangono da una crisi economica scaturita dalla crisi finanziaria. In quanto alle posizioni che vorrebbero prescindere dal quadro europeista, Cesa ha affermato che l’Italia senza Europa sarebbe un Paese alla deriva, così come anche l’Europa ha bisogno dell’Italia, non esistendo una terza via, ma solo un destino comune.
La presenza di Daul e Weber, in piena sintonia con Tajani, ha dimostrato non solo una piena condivisione degli intenti programmatici, ma anche l’apertura ad una visione politica europeista che non si rinchiuda in ruoli preferenziali, ma che sappia riaprire uno spazio più complessivamente unitario.
Daul si è soffermato sul fatto che l’Europa fu il risultato di politici che ebbero il coraggio di prendersi delle responsabilità e di decidere, sottolineando come essa ha ancora bisogno degli insegnamenti di De Gasperi. Il presidente del Ppe, facendo sua la frase di Schumann con la quale lo statista francese affermava che “l’Europa o sarà cristiana o non sarà”, ha voluto indicare l’attualità di quei valori orientativi come la sussidiarietà, la democrazia rappresentativa, la partecipazione attraverso i corpi intermedi e lo stesso ruolo dei partiti che differenziano il Ppe dalle forze politiche sostenitrici della democrazia diretta, ma anche dalle strategie politiche interstatuali destinate a limitare il carattere partecipativo del progetto unitario. Se ne può desumere che l’asse franco tedesco appare ormai inadeguato a misurarsi con le sfide che incombono sul difficile cammino dell’Europa.
Weber, dal canto suo, ha indicato la modalità di questa campagna elettorale del Ppe che ha un significato anche per il dopo elezioni. Il candidato presidente della Commissione europea ha voluto precisare che “i democratici cristiani del Continente svolgeranno una campagna elettorale insieme per confermare una Europa comune”. Questa ampia unità di intenti europea, secondo Weber, si rende necessaria di fronte ad una Cina che vorrebbe essere la guida del mondo o ad una politica statunitense che preoccupa e di cui si auspica la continuità nella visione della solidarietà atlantica. Il permanere dell’unità europea può essere garantito, secondo Weber, solo dal Ppe nel quale la voce italiana appare necessaria, come al tempo della fondazione. E’ un richiamo ai tre principali fondatori i cui Paesi devono continuare a tracciare la strada dello spirito unitario. L’orgoglio delle proprie radici, ha voluto precisare Weber, non è in contraddizione con una visione europea e non deve, necessariamente, produrre una scelta nazionalista. Prospettiva quest’ultima assai pericolosa come ha dimostrato la Brexit che ha portato la Gran Bretagna nel caos politico.
La manifestazione è stata un indubbio successo per Antonio Tajani e ha evidenziato il buon lavoro svolto dalla delegazione italiana dei popolari nel quinquennio. Un’altra essenziale dimostrazione è venuta dalla conferma e dall’impegno per fare del Partito popolare una grande famiglia, legata da valori e programmi comuni; indicazione che non può non essere tenuta in considerazioni da tutti coloro che ritengono necessaria una politica ispirata dal cristianesimo sociale. Nel tempo delle crisi sociali e dei rischi di una crescente diseguaglianza, il compito indispensabile è la ripresa di un cammino di sviluppo nel quale siano garantiti i principi spirituali e civili della Dottrina sociale cristiana.
Tajani raccoglie i frutti e porta avanti un impegno che consente di intravedere una prospettiva di recupero di ruolo dell’Italia, al di là di posizioni governative euroscettiche, che contribuisca a far rimanere agganciato il nostro Paese all’Europa, attraverso la via della solidarietà nelle grande famiglia dei popolari europei.
Altro importante argomento che conferma l’assoluta necessità per i cattolici di non disperdersi nell’esprimere la propria scelta e di ricollegarsi, invece, alla grande tradizione del popolarismo.
Pietro Giubilo