NON BASTANO LE BUONE INTENZIONI
PER RILANCIARE IL GOVERNO
Dell’attuale quadro politico nazionale regge soprattutto la cornice messa insieme con abilità e puntiglio da Giorgio Napolitano (diventato provvidenzialmente decisionista). Quanto ai contenuti del quadro stesso, disegnati dal governo Letta-Alfano, è difficile non rilevarne i caratteri spesso tenui, quasi naturale espressione del continuo essere tenuti sotto scacco dal potente partito del caos che vede affastellarsi la banda di Repubblica tesa a difendere a tutti i costi il potere acquisito in questi decenni, Matteo Renzi che si è trasformato rapidamente da giovane speranza a uomo politico che antepone la propria carriera a qualsiasi altro obiettivo, il partito della magistratura politicizzata e di quella corporativa che ha dato il peggio di sé con una serie di processi che hanno trasmesso l’immagine spesso di sentenze politiche, e dai problemi accresciuti dalla condanna di Silvio Berlusconi.
Tra il ‘caos’ e i ‘tenui’ si collocano poi una serie di forze astrattamente schierate per affrontare la crisi dello Stato, ma assai trattenute da una difesa innanzitutto dei propri interessi, con pochissima generosità verso le vere politiche di emergenza e di riforma: tra questi la Cgil di Susanna Camusso.
Pasticcione ed arroganti anche diverse personalità del Pdl, che scambiano – non senza pensare a propri tornaconti personali – per liberalesimo istanze sessantottine (la dittatura dei desideri e della politically correctness). Insomma, si è di fronte ad una situazione intricata nella quale il raggiungimento dei due obiettivi di fondo del governo Letta-Alfano (governare l’emergenza mentre si riforma lo Stato) non è affatto scontato (anzi).
L’idea che si possa vincere senza una strategia, per forza maggiore, per moral suasion, perché le alternative sono disperanti, nasce anche dal carattere dei politici che stanno guidando l’impresa: personalità che hanno sempre preferito un po’ di dissimulazione, la speranza del prevalere della ragione di per sé, il vincere per mancanza di alternative, a una lotta politica aperta e distesa, capace di assumersi anche forti rischi e non solo gli onori dovuti al buon senso, anche se il premier Letta sta dimostrando sempre più personalità! Ripeto, spesso che l’identità solida non ha paura dell’incontro. Si è convincenti se si ha una visione credibile dell’interesse generale e si realizzano le cose: non si è convincenti (e vincenti) se il consenso si usa per evitare che arrivi ‘il nemico’.
Le buone intenzioni non bastano per rilanciare un governo, ci vuole un programma preciso articolato su quattro punti: piattaforma economica, riforma dello Stato, riforma della giustizia, provvedimenti di pacificazione. Le forze sociali un po’ sperdute, un po’ opportuniste che ora s’infilano nelle contraddizioni in corso, dovrebbero aiutare a sostenere le forze politiche così fragili in campo contribuendo a definire una prospettiva e non giocando a fare la parte dello “scarico di responsabilità”, come se non tutti ne avessero di proprie, più o meno, sulla situazione del Paese. Si sente “l’assenza” del progetto iniziale del Forum di Todi.
Vi è molto di buono nell’impostazione di Letta, attenta a evitare i conflitti più aspri, ricca di abilità manovriera tipica di tutti i regimi parlamentari (e ancor più di quelli ultraparlamentari come il nostro). Però alla fine essa ha molte probabilità di perdere perché le soluzioni di una crisi, di cui l’insieme della società avverte la profondità e la gravità, difficilmente nasceranno senza movimenti di opinione ben distesi e ben difesi.
Si è deciso di soprassedere alle questioni della riforma di una giustizia di cui è evidente lo stato pietoso: è una scelta più o meno discutibile ma che ha la sua ragione nel fatto che indirizzi chiari potranno essere assunti solo da uno Stato che abbia riacquisito una sua piena (sia pur relativa nel sistema globale esistente) sovranità nazionale e un suo netto (sia pur costituzionalmente regolato) rapporto con la sovranità popolare. In una situazione in cui il partito del caos utilizza ogni spiraglio per tirar giù il quadro politico, anche sui temi etici che richiedono serie discussioni trasversali e che mal possono essere governati in una situazione di emergenza, non sarebbe inutile istituire una moratoria delle decisioni. Il governo Letta-Alfano, se gli andrà bene, ha ancora un anno e mezzo di vita, è necessario che si concentri sulle questioni economiche e istituzionali fondamentali, rimandando a un quadro politico più solido questioni pur di grandissima rilevanza politica e morale.
Sono quelli esposti indirizzi molto di buon senso ma che non si affermeranno spontaneamente senza che un ampio fronte, che si propone innanzitutto la salvezza della Repubblica e la ricostruzione del suo Stato, si mobiliti positivamente, elabori decisioni che vanno prese e le difenda con generosità di fronte a un’opinione pubblica per molti versi spaventata e sbandata. E qui si gioca, fino in fondo, il ruolo dei cattolici: quelli liberi e che non si arrendono al declino. Temi che ci accompagneranno nel nostro percorso verso il Congresso Nazionale.
Carlo Costalli
Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori