Ci lascia veramente perplessi l’apertura di Avvenire al Movimento 5 Stelle, decisa dopo le dichiarazioni di Luigi Di Maio contro il lavoro domenicale. Sia chiaro, la domenica di festa, a maggior ragione se si parla di Pasqua, è un punto fermo nella nostra visione antropologica e non possiamo che essere lieti della convergenza di vedute tra i cattolici italiani e il movimento di protesta guidato da Beppe Grillo. Ma l’intervista al comico genovese apparsa sulle colonne del quotidiano cattolico e soprattutto i commenti del direttore Tarquinio apparsi sul Corriere della Sera nella stessa giornata hanno fatto sobbalzare sulla sedia molti cattolici, e tra i molti anche noi.
Se è pur vero che la domenica di festa unisce – ma bisogna aver l’accortezza di ricondurla entro una prospettiva di lotta sindacale e non farne invece uno strumento ideologico per la politica politicante - ci sembra temeraria l’affermazione secondo cui “se guardiamo ai grandi temi (dal lavoro alla lotta alla povertà) nei tre quarti dei casi abbiamo la stessa sensibilità” come riporta l’intervista del direttore di Avvenire al Corriere della sera. Anche la spiegazione che viene addotta in punto di statistica – la presenza di molti cattolici all’interno del movimento grillino - ci pare riflettere la superficialità dei tempi che viviamo e non convince chi, come noi, ha affrontato la traversata nel deserto degli anni Settanta, con la scissione dalle Acli, quando “molti cattolici” guardavano con un’analoga speranza al Pci. Anche in quel partito, verrebbe da dire, c’erano molte pecorelle, ma papa Paolo VI – il “papà” di Avvenire - non ebbe mai incertezze nel leggere nei loro occhi uno smarrimento da combattere e non da assecondare, pena vedersi disperdere il gregge.
La scelta di intervistare il leader del Movimento 5 Stelle non sappiamo se è casuale o è dettata dal desiderio di accreditarsi presso un probabile futuro vincitore delle elezioni politiche. Grillo lo sa e usa Avvenire per lisciare il pelo alla Chiesa, dopo averla descritta in passato come una combriccola di furfanti e aver sostenuto l’abolizione dell’otto per mille. Il leader M5S oggi usa termini cari ai cattolici come "la crisi dei valori" e il "perdono". Critica Silvio Berlusconi, il suo vero competitor, e lo fa per sintonizzarsi con quel mondo cattolico ruiniano, che si è scontrato con il Cavaliere al punto da immolare il direttore Boffo.
Ci addolora infine, proprio per l'amicizia che proviamo per il giornale e per il suo editore, che Avvenire possa essere usato come cassa di risonanza del pensiero antieuropeista di Grillo e che l'intervista, al di là di una fugace puntualizzazione, abbia permesso al comico di svincolarsi da ogni impegno sui temi etici - "Il Movimento è post-ideologico: non siamo qui a dire cosa è giusto e cosa è sbagliato per e su ogni argomento. Per noi è fondamentale l'autodeterminazione, intesa come la possibilità data ai cittadini di essere cittadini"… Eh no, caro Direttore Tarquinio, non siamo d’accordo che "se guardiamo ai grandi temi (dal lavoro alla lotta alle povertà), nei tre quarti dei casi abbiamo la stessa sensibilità" dei penta stellati! Neanche che "la sintonia è forte sulla lotta alle povertà e sul valore della partecipazione”, visto che il M5S è da sempre su posizioni a dir poco leghiste quanto ad accoglienza dei migranti. Capisco che qualcuno si sentisse in dovere di ringraziare l’appoggio ricevuto sulla domenica di festa, ma, ribadisco, la domenica non vale una Messa.