Finalmente ci siamo, dopo l’ultima sanatoria che risale al 2012 e dopo mesi di dibattiti interni alla maggioranza è arrivato il decreto (non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale) che prevede la possibilità di assunzione di cittadini stranieri irregolari, con la stipula di un contratto di lavoro a tempo determinato ed il relativo regolare permesso di soggiorno. Certo non ci saranno numeri da invasione, si tratterebbe di circa 200mila persone quelle interessate da una possibile regolarizzazione perché in grado di avere un contratto di lavoro, su una platea di almeno 600mila presenze non regolari nel nostro Paese.
Vediamo in sintesi e specificatamente i punti salienti del Decreto Rilancio, approvato qualche giorno fa, dopo un lungo braccio di ferro nella maggioranza. La norma predisposta dalle ministre del lavoro Catalfo, dell'agricoltura Bellanova e dell'interno Lamorgese e dal ministro per il Mezzogiorno Provenzano, ha trovato spazio nell'ultima bozza all'articolo 110 bis, e prevede due tipi di regolarizzazione:
la Regolarizzazione Lavorativa - i datori di lavoro possono presentare istanza per: concludere un contratto di lavoro subordinato con cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale ovvero per dichiarare la sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare, tuttora in corso, con cittadini italiani o cittadini stranieri;
la Regolarizzazione dell’immigrazione - i cittadini stranieri, con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019, non rinnovato o convertito in altro titolo di soggiorno, possono richiedere un permesso di soggiorno temporaneo, valido solo nel territorio nazionale, della durata di 6 mesi dalla presentazione dell’istanza nei quali trovare un lavoro. I settori lavorativi interessati nello specifico sono: agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura e attività connesse; assistenza a persone non autosufficienti, lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare.
Per la regolarizzazione di lavoratori già impiegati, i costi previsti sono a carico dei datori di lavoro e consistono in un contributo forfettario di 400 euro «a copertura degli oneri connessi all’espletamento della procedura di emersione», un ulteriore versamento per le somme dovute a titolo retributivo, contributivo e fiscale il cui ammontare sarà stabilito con decreto interministeriale. Le domande andranno presentate dal 1° giugno al 15 luglio 2020, per lavoratori italiani all’Inps, per lavoratori stranieri allo sportello unico per l’immigrazione, a patto che siano stati fotosegnalati o abbiano fornito dichiarazione di presenza nel nostro Paese prima dell'8 marzo 2020.
Nella richiesta andranno indicati la durata del contratto di lavoro e la retribuzione concordata, che non dovrà essere inferiore a quella prevista dal relativo contratto collettivo nazionale di lavoro.
Per i datori di lavoro è previsto un mini scudo penale a tempo, (fino alla conclusione del rapporto di lavoro) ovvero la sospensione, e poi l’estinzione se la procedura va a buon fine, dei procedimenti penali e amministrativi inerenti l’impiego "in nero" dei lavoratori e allo stesso modo gli immigrati sono esentati da procedimenti per ingresso e soggiorno illegale in Italia. Non si sospendono, invece, i procedimenti penali a carico dei datori di lavoro per caporalato, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, reclutamento di minori per attività illecite, riduzione in schiavitù Artt. 600 e 603 C.P..
Per la regolarizzazione della situazione di immigrazione clandestina invece i migranti con permesso di soggiorno scaduto entro il 31 ottobre 2019, che siano già stati impiegati nel lavoro agricolo o domestico, potranno chiedere, sempre nel periodo 1°giugno - 15 luglio 2020, presso le Questure, un permesso temporaneo per la ricerca di lavoro della durata dei sei mesi, convertibile in permesso di lavoro in caso di assunzione. Da segnalare che non saranno ammessi a nessuna delle due procedure i cittadini stranieri: a) nei confronti dei quali sia stato emesso un provvedimento di espulsione; b) che risultino segnalati, anche in base ad accordi o convenzioni internazionali in vigore per l'Italia, ai fini della non ammissione nel territorio dello Stato; c) che risultino condannati, anche con sentenza non definitiva, per reati di terrorismo, per i delitti contro la libertà personale ovvero per i reati inerenti gli stupefacenti, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina verso l’Italia e dell’emigrazione clandestina o per reati diretti al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o allo sfruttamento della prostituzione o di minori da impiegare in attività illecite; d) che comunque siano considerati una minaccia per l'ordine pubblico o la sicurezza dello Stato o di uno dei Paesi con i quali l'Italia abbia sottoscritto accordi.
Come Associazione Lavoratori Stranieri-MCL non possiamo che accogliere favorevolmente questo segnale di apertura verso la regolarizzazione degli invisibili presenti da anni nel nostro Paese, anche se riteniamo tale misura ancora parziale in quanto il provvedimento è rivolto a un numero limitato di persone e di settori.
Non possiamo non ribadire che, per una reale efficacia dell’intervento, sarebbe stato necessario un allargamento quanto più possibile della platea dei beneficiari: innanzitutto non limitando l’accesso alla procedura di regolarizzazione prevista al comma 1 ai settori agricolo, di cura e lavoro domestico, ma aprendo anche agli altri comparti.
Riteniamo, altresì, troppo restrittivi poi i requisiti richiesti al cittadino straniero per poter chiedere il permesso di soggiorno di sei mesi per cercare un lavoro, previsto dal comma 2. La garanzia di un contratto - in un qualsiasi settore - dovrebbe essere già un elemento sufficiente perché la persona assunta possa vivere dignitosamente e contribuire alla società. La sanatoria rappresenti solo il primo passo di una serie di misure volte al contrasto della piaga dello sfruttamento lavorativo in agricoltura, che riguarda indistintamente regolari, irregolari e non di rado anche cittadini italiani, e che sia finalmente accompagnata da misure strutturali e di lungo termine volte in primo luogo a contrastare il lavoro grigio e nero, le irregolarità salariali e contributive, il caporalato, l’evasione fiscale, promuovendo il rilancio dell’intero comparto e incentivando i datori di lavoro che garantiscono il rispetto dei contratti nazionali e provinciali e la tutela della salute. Lo strumento della sanatoria, più volte adottato in Italia a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, è stato sistematicamente rifiutato per ragioni ideologiche negli ultimi dieci anni. Qualsiasi tentativo di pianificare l’arrivo, il collocamento e la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici provenienti dall’estero è stato rinviato. Per questo, i numeri delle regolarizzazioni sono sempre stati molto alti. Se vogliamo trarre qualche lezione dalla storia più recente dobbiamo anche accettare che una regolarizzazione, da sola, non può essere sufficiente per affrontare l’attuale congiuntura, che rischierebbe di riproporsi puntualmente dopo un certo lasso di tempo e certamente sarebbe ancora meno risolutivo un provvedimento limitato solo all’agricoltura e a qualche altro settore.
Diventa prioritario, a fianco di una sanatoria generalizzata, ricostruire un sistema di regole e di garanzie per rendere legali gli spostamenti: visti, flussi, autorizzazioni che alzino il velo sull’attuale trappola in cui imperversano burocrazia e criminalità. Allo stesso tempo, è indispensabile affrontare il tema della precarietà lavorativa e alloggiativa che vivono settori sempre più ampi della popolazione, non solo di origine straniera. Oltre che regolarizzare gli immigrati, si tratta di regolarizzare l’immigrazione. L’occasione per chiudere la stagione della precarietà e della corsa al ribasso dei diritti di chi lavora è arrivata, ma va colta immediatamente e in modo più strumentale.
Maria Rosaria Pilla
Presidente Nazionale Als-Mcl