Il tema centrale sul quale si sono misurati da sempre i grandi dibattiti ideologici e politici è stato quello della libertà che, tuttavia, oggi, appare interpretato sulla base di un individualismo senza limiti e confini, divenendo il mero sostrato culturale dei “nuovi diritti”.
Nasce dall’esigenza di superare questa condizione di limitatezza il libro che pubblica il dialogo tra il cardinale Camillo Ruini e il professor Gaetano Quagliariello per tentare, appunto, di indicare “un’altra libertà”, “contro i profeti del paradiso in terra”.
Come spiega l’ex Presidente dei Vescovi italiani: “non può esserci una libertà puramente individuale: siamo infatti esseri relazionali incapaci di esistere e di giungere all’esercizio della libertà se non ricevendo dagli altri e rapportandoci a loro...”, e precisa: “la cultura dei diritti soggettivi, se assolutizzata, diventa una illusione… tragica… che conduce alla negazione degli altri e dei loro diritti e alla fine anche alla negazione di noi stessi”. “La stessa pretesa di legare la cittadinanza a meccanismi automatici - aggiunge Quagliariello - sconta tra l’altro la difficoltà di mettere in relazione il dovere di ospitalità con le esigenze di sicurezza e di benessere relativo, proprie di qualsiasi corpo sociale e in particolare di quelli che si sentono nazione”.
Ma i due coautori non si esprimano solo lungo l’alto crinale dei “valori non negoziabili”. Il colloquio, infatti, esamina vicende legislative e giudiziarie che hanno segnato le coscienze negli ultimi anni, con l’allontanamento dal diritto naturale.
Ruini condanna la “crescente assuefazione alla liceità dell’aborto” anche in funzione eugenetica “in conseguenza delle diagnosi prenatali”, mentre “gli embrioni vengono sacrificati per uso terapeutico e per la riproduzione artificiale”.
Quagliariello denuncia come vengano “modificati alla radice i fondamenti della nostra civiltà: l’origine, la genitorialità, la vita”, introducendo “l’eutanasia attiva e l’utero in affitto nel nostro ordinamento senza neanche rendercene conto”, con sentenze della magistratura con le quali si determina “una via giudiziaria alla creazione dell’uomo nuovo”. Ruini ricorda l’atroce inganno con il quale si decise “la fine di Eluana… morta di fame e di sete”, mentre si teorizzava l’eutanasia come “morte dolce”.
Il colloquio esamina anche la legge in materia di “unioni civili”, ove Ruini esprime un drastico giudizio poiché “l’equiparazione di fatto al matrimonio delle unioni tra persone dello steso sesso significa stravolgere parametri fondamentali a livello biologico, psicologico, etico, che fino a pochi anni fa tutti i popoli e tutte le culture hanno rispettato”. Quagliariello, da parte sua, ne rileva “il contrasto con… l’articolo 29 della Carta fondamentale”, anche rispetto al dato antropologico della “non esistenza del bene della generazione dei figli”.
Per i temi trattati nel colloquio emerge la questione dei cattolici in politica. “Molti politici che si ritengono e si dichiarano cattolici” afferma l’ex Presidente della CEI “sono a favore delle leggi per l’aborto e l’eutanasia”, mentre “tanti elettori cattolici praticanti [sono] quasi indifferenti, nelle loro scelte a queste questioni”. Ed è colto un aspetto di quella scarsa consapevolezza che oggi contribuisce alla loro irrilevanza politica.
Emergono a conclusione del “dialogo”, alcune considerazioni sull’Europa che presentano, per bocca di Quagliariello, una valutazione storica sul progetto dei “padri”, nel quale “la politica veniva prima della burocrazia, l’economia prima della finanza e la persona prima dei diritti individuali”, rilevando, peraltro, che con Papa Ratzinger si aprì l’auspicio che “l’Italia si proponesse come punto di riferimento di un cammino a ritroso del Vecchio continente dettato dalla presa di coscienza della perdita secca di vera libertà“. Con una domanda finale che assume, per i drammatici momenti che attraversiamo, una ulteriore attualità: “E’ ancora possibile risalire la china?”
Pietro Giubilo
Vice Presidente Fondazione Italiana Europa Popolare