A ROMA L’ASSEMBLEA DEGLI AMMINISTRATORI LOCALI
LA SINTESI DEGLI INTERVENTI
I cattolici guardino con attenzione al federalismo fiscale, ma soprattutto si organizzino meglio e collaborino fra di loro per avviare il recupero di tutti quegli aspetti che caratterizzano l’identità, la vita, la cultura popolare cristiana delle comunità locali, messi in pericolo dalla deriva della politica senza ideali, e dalla cultura dominante e relativista. Questo il messaggio della due giorni promossa a Roma dalla Fondazione Europa Popolare e dal Movimento Cristiano Lavoratori, che si è tenuta venerdì 28 e sabato 29 a Roma, cui hanno partecipato oltre 300 amministratori locali appartenenti a partiti diversi, ma uniti dalla comune ispirazione cristiana.
Non il solito convegno per parlare di politica, o delineare alleanze di partito. Ma una riflessione a tutto campo sul ruolo che le comunità locali e le loro rappresentanze esprimono oggi nel contesto politico e sociale.
Nel suo intervento il leader del Mcl Carlo Costalli, rivolto ai sindaci, consiglieri e assessori, regionali e provinciali e comunali, ha lanciato l’appello a lavorare insieme per un progetto che, al di là delle singole appartenenze partitiche, recuperi la parte ideale del proprio impegno, cioè il servizio alla comunità locale a partire dai valori irrinunciabili che nascono dalla cultura cristiana: “Nessuno vi chiede di lasciare i rispettivi partiti per formarne un altro, ma di ritrovarci assieme oltre i partiti. Non si tratta di buttar giù un elenco di cose buoniste da realizzare, ma di fare ‘rete’ su temi decisivi come il rispetto della vita, la tutela della famiglia, la solidarietà ai piu’ deboli, l’accoglienza, la collaborazione. Ma non sarà facile, perché dobbiamo misurarci - ha spiegato Costalli - con una cultura dirompente, sostenuta da lobby minoritarie ma potenti e determinate, che è chiaramente antagonista dell’identità cristiana. Antagonista nel senso che intende, semplicemente, distruggerla, certo non con i gulag o le persecuzioni cruente, ma con l’imposizione graduale e sistematica di una egemonia culturale, capace, attraverso il condizionamento dei mass media, gli interventi legislativi, i modelli comportamentali imposti e legalizzati, il rovesciamento dei valori, di recidere totalmente le radici cristiane della nostra identità popolare. La resistenza contro questa egemonia è doverosa perché nei suoi esiti ultimi, si trasforma in negazione dei valori della famiglia, della vita, della persona, della libertà dell’uomo e, dunque, della stessa democrazia. La nostra resistenza di fronte a tutto questo deve essere intransigente e deve prendere corpo soprattutto tra la gente. Gli enti locali - ha spiegato Costalli - sono senza dubbio più vicini alla gente, perciò sono il nodo fondamentale di questa resistenza’’.
“Il Governo varerà la riforma della spesa pubblica, riarticolandola e modificandola per migliorarne quantità e qualità, con un ddl collegato alla finanziaria”, ha detto il Ministro per le Regioni, Raffaele Fitto, intervenuto venerdì pomeriggio, in apertura dei lavori.
Fitto ha precisato che il testo è quasi pronto ed è frutto di un lungo confronto con gli amministratori locali. Il provvedimento servirà, ha spiegato il Ministro, anche a introdurre con forza il principio della responsabilità nei meccanismi di spesa: “L’onore della spesa deve essere collegato all’onere della tassazione e, dunque, della responsabilizzazione”.
Secondo Fitto, inoltre, la riforma in cantiere ha anche l’obiettivo di “ridisegnare un sistema di perequazione verticale all’insegna della solidarietà e dell’equilibrio, per garantire le Regioni deboli; creare uniformità di prestazioni nelle varie Regioni del Paese e, ultimo ma non ultimo, passare dalla spesa storica a costi standard per evitare, ad esempio, che una stessa prestazione abbia costi diversi nei vari luoghi del Paese”.
“Una profonda riforma delle autonomie, che raccolga anche il monito del Papa a Cagliari sul rinnovamento della classe dirigente del Paese, passa senz’altro anche attraverso il federalismo fiscale, ma non solo: è necessario guardare la questione in una prospettiva più ampia, accompagnando la riforma federale con la stesura di un nuovo codice delle autonomie. Bisogna inoltre mettere mano a una seria riforma costituzionale, e rivedere in particolare la disciplina delle materie concorrenti fra Stato e Regioni (art. 117), visto che sul punto c’è grande confusione”, ha concluso Fitto.
Il Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, si è detto convinto sostenitore della svolta federalista: “che poi tale non è – ha precisato - in quanto di una vera e propria scelta federalista si sarebbe potuto parlare nel 1860. Oggi in realtà siamo assistendo a una ‘devoluzione di poteri’ dal centro alle Regioni, una devoluzione che potrà funzionare a patto che non si risolva unicamente in un trasferimento di spese, ma che si vada avanti fino in fondo, trasferendo sempre più poteri alle autonomie locali”.
“Se la devoluzione sarà portata fino al livello comunale, allora sì che il controllo diretto dei cittadini sull’operato degli amministratori determinerà un reale miglioramento dell’efficienza nei servizi e, insieme, una diminuzione dei costi”. Per Lombardo, quindi “federalismo e sussidiarietà sono le chiavi che porteranno a rivoluzionare la classe degli amministratori locali: questi dovranno essere, per forza di cose, competenti e moralmente rigorosi”.
Il vicepresidente del Mcl, Antonio Di Matteo, ha sottolineato che “ le amministrazioni locali rappresentano le comunità in cui concretamente le persone nascono, vivono, operano; sono la prima frontiera per la ricerca di soluzioni di sviluppo sostenibile, capaci di coniugare il progresso tecnologico e scientifico con il rispetto dei valori essenziali e perenni della vita, della famiglia, della persona, della libertà, della solidarietà e dell’ambiente. E’ in queste amministrazioni locali che avviene il primo momento di confronto e di scontro con la cultura del relativismo etico e con le sue pretese, che considerano i valori essenziali una variabile dipendente da cui prescindere e, comunque, da superare”.
Insomma, il territorio è il primo luogo nel quale far crescere la coscienza di un’identità che poi possa esprimersi in modo maturo di fronte ai gravi problemi che la cronaca e l’attualità ci pongono, come ad esempio la grave crisi economica che va affrontata a partire dalla solidarietà per i più deboli o la sentenza sul caso di Eluana Englaro, che interroga la cultura delle comunità locali e della loro identità popolare e cristiana.
Per il Sindaco di Roma Gianni Alemanno, che ha parlato sabato mattina, “La riforma federale è la vera rivoluzione italiana, il vero cambiamento”.
“L’opportunità di legare lo sviluppo, anche economico, al territorio, è la vera risposta alla crisi mondiale, un modo per dare nuovo ruolo alle autonomie locali, valorizzando il genio italiano che da sempre ha espresso le sue migliori potenzialità nella cultura dei cento campanili”.
Per Alemanno le riforme federaliste “sono tuttavia portatrici di un equivoco e di un’insufficienza: il primo riguarda il timore che il federalismo implichi divisioni, distruzione dell’unità nazionale; la seconda si riferisce invece al principio di sussidiarietà”.
“In realtà - ha spiegato il Sindaco di Roma - non si tratta di distruggere l’unità nazionale, nè di indebolirla ma, al contrario, di ricostruirla e potenziarla partendo dal basso. E’ necessario inoltre rifiutare la logica della mancanza di solidarietà fra territori come pure quella di un egualitarismo che soffoca e appiattisce, per dare spazio invece alla centralità delle culture locali: in un certo senso è un cambiamento che ricalca il passaggio dal comunismo alla cultura della dottrina sociale della Chiesa, alla valorizzazione della centralità delle persone”.
“Perchè il federalismo funzioni davvero, però, bisogna mettere un freno alle pastoie burocratiche per dare spazio all’iniziativa privata, al no profit, alla ricchezza dei territori, riavvicinando i centri di potere ai cittadini”.
Nell’intervento conclusivo della due giorni, il presidente nazionale del Mcl, Carlo Costalli, ha ribadito che per il futuro, vede larghi spazi di convergenza nel mondo cattolico: “Creiamo, insieme, una grande rete che possa, all’occorrenza, trasformarsi (per ora solo su temi specifici, per ora…) in una grande alleanza democratica e popolare, foriera, chissà, di più grandi e più larghe convergenze… nuove costruzioni. Perché coltivare la nostra identità è una necessità della storia”.