Lavorare per una “riconfigurazione” del
mondo cattolico italiano
“L’irrilevanza” dei cattolici nel contesto politico di oggi è il perno intorno al quale ruota la riflessione consegnata da Dario Antiseri alle pagine del Corriere della Sera lo scorso 9 ottobre: “orfani di un partito i fedeli sono ormai insignificanti sul piano politico”.
E’ una constatazione amara, ma assolutamente incontestabile, sulla quale concordano gli intellettuali più autorevoli del mondo cattolico. Opportunamente nell’articolo si richiama una significativa notazione di Giuseppe De Rita che, alcuni mesi fa, constatava come l’appartenenza cattolica sia “diventata un elemento del curriculum individuale, non il riferimento ad un’anima collettiva di proposta politica”.
Si tratta, dunque, di un tema che è sostanzialmente all’ordine del giorno del mondo cattolico più impegnato, non solo intellettuale ma anche associativo. Non è certo un caso se all’inizio di ottobre un gruppo ristretto di cattolici italiani, intellettuali, docenti universitari, dirigenti di associazioni, movimenti e fondazioni - tutti intervenuti a titolo strettamente personale – hanno risposto all’invito, dell’Osservatorio Van Thuan, del Mcl e del prof. Ornaghi per una riflessione sulle prospettive culturali, socioeconomiche e politiche aperte dall’Appello politico agli italiani di cui lo stesso Osservatorio si è fatto promotore la scorsa primavera.
Un Appello ed una riflessione finalizzati proprio al superamento di quella situazione di radicale irrilevanza politica nella quale, come il prof. Antiseri ha denunciato con tanta passione, hanno finito con il confinarsi i cattolici italiani, soprattutto in questi ultimi due decenni.
Tuttavia, anche se si può riscontrare, per quanto riguarda l’analisi della situazione, una certa assonanza tra le posizioni di Antiseri e le valutazioni dell’incontro del 3-4 ottobre, sul piano del “che fare?” si riscontrano significativi distinguo.
Si profila, infatti, una contraddizione quando, dopo aver spiegato nel suo ragionamento, che "quella del partito ideologico (cioè dei vecchi partiti della prima Repubblica) è un’ idea che almeno in Occidente troviamo sepolta sotto le macerie del muro di Berlino”, Antiseri propone che i cattolici entrino “con coraggio con una formazione partitica nell’agone politico”. Un’ incongruenza che porta ad imboccare una strada impraticabile, per la semplice ragione che oggi l’irrilevanza non riguarda solo i cattolici ma tutta la politica investendo anche le istituzioni rappresentative stesse. Il partito, la forma-partito, è attualmente così screditata da non essere assolutamente capace di determinare alcuna vera partecipazione o mobilitazione popolare. Ne consegue che è necessario, innanzitutto, ricostruire i presupposti fondamentali della rappresentanza politica e della sua indispensabilità.
C’è poi da aggiungere che l’idea di realizzare, nell’Italia di oggi, una formazione politica di cattolici - e dunque, inevitabilmente incentrata sul mito dell’unità politica dei cattolici in quanto tali - significa metter mano ad un progetto già più volte fallito.
Su questo punto la divergenza con l’Appello e con le conclusioni dell’incontro del 3-4 ottobre è radicale. L’Appello parte, infatti da una constatazione dura ed amara, ma fondante per ogni ulteriore sviluppo: “ Per molti versi, le differenziazioni accumulate dentro il mondo cattolico sono ormai irreversibili ed hanno preoccupanti ricadute all’indietro sulla stessa fede, frammentando anche il corpo ecclesiale. Questo è il motivo per cui nel lungo periodo della transizione, sono falliti tutti i tentativi di ricondurre ad una qualche unità le diversità politiche. Ora bisogna prendere un’altra strada”.
E’ questo il senso in cui il presidente dell’Osservatorio Van Thuan Mons. Crepaldi, nel suo intervento all’incontro sull’Appello, ha ribadito che è “ormai finita la stagione dei tavoli” cioè la stagione della mediazione tra le divergenti sensibilità politiche del mondo cattolico: “si tratta di fare una proposta unitaria, rivolta a tutti ma non su misura per tutti, e attorno a quella ricostruire un’adesione”.
E’ questa la “lunga marcia” che è necessario intraprendere per far uscire il movimento cattolico dall’irrilevanza e farne uscire, con esso, anche la politica restituendo credibilità alle istituzioni. Proporre ai cattolici di entrare “con una formazione partitica nell’agone politico” è l’ultima cosa da fare se si vuole ottenere questo risultato. E’ il tempo della proposta politica.
Bisogna lavorare ad una complessiva “riconfigurazione” del mondo cattolico italiano e combattere molte battaglie dirimenti, con la gente, per riconquistarne la fiducia e risvegliare il desiderio della vera partecipazione democratica.
Carlo Costalli
Presidente Movimento Cristiano Lavoratori