Quante madri di famiglia perderanno il lavoro a causa della pandemia? Quante giovani donne dovranno rinunciare al desiderio di maternità? Quante ragazze abbandoneranno gli studi e riporranno in un cassetto i loro sogni? Quanti bambini non nasceranno, in un Paese che già sconta un gravissimo deficit demografico? Quanti bimbi dovranno restare a casa con le mamme perché le strutture pubbliche, già carenti, non potranno accoglierli? Quante famiglie non avranno i soldi per pagare la retta per le scuole private dell’infanzia? Tutto questo lo sapremo, purtroppo, già fra qualche mese. Cioè quando la crisi economica dovuta alla pandemia da coronavirus avrà dispiegato i suoi effetti sociali più rilevanti. Dannatamente impietosi nei confronti delle donne.
Sono loro, infatti, a pagare già oggi il prezzo più pesante per la pandemia. La chiusura delle scuole di ogni ordine e grado ha letteralmente terremotato le famiglie con figli. Una chiusura così prolungata, in assenza di generosi ammortizzatori sociali, ha finito per mettere i genitori (se entrambi lavoratori) dinanzi al peggiore dei dilemmi: chi deve restare a casa per accudire i bambini e i ragazzi in età scolare? I racconti che raccogliamo, al di là di estremismi ed esagerazioni, parlano di famiglie letteralmente strapazzate e di madri stravolte. Di genitori e figli che spesso convivono in spazi limitati e si contendono i computer necessari per poter lavorare da remoto o seguire le lezioni scolastiche. Moltissime famiglie si sono ritrovate in gravi difficoltà, mentre insegnanti e presidi da ogni angolo del Paese hanno denunciato il rischio dell’abbandono degli studi. C'è chi sostiene che questo anno scolastico sia stato praticamente bruciato e che sarà difficilissimo recuperare il terreno perduto. L’area dell’esclusione sociale, in cui già donne e bambini sono maggioranza, rischia di allargarsi ulteriormente. Nelle periferie più degradate del nostro Paese e soprattutto al Sud.
E’ molto improbabile, inoltre, che le donne assillate dal timore di perdere il lavoro o già disoccupate, abbiano voglia di mettere al mondo un figlio. Nessuno ha il diritto di giudicarle, tanto meno la politica, che le sue scelte indifferenti verso la natalità, le ha già fatte. Non solo oggi, con i vari decreti antivirus, m anche negli anni della Prima, Seconda e Terza Repubblica. Infatti, se c’è un filo rosso che le accomuna tutte, è proprio la trascuratezza verso le famiglie con figli. Con sovrana noncuranza nei confronti delle donne, riconosciute solo a parole, nel loro fondamentale ruolo sociale. Altrimenti lo Stato avrebbe garantito asili nido, scuole degne di questo nome, servizi sociali avanzati, aiuti concreti per tutti i bambini. Così liberando le straordinarie energie delle donne italiane, non condannandole ai lavori forzati.
La verità è che, qualunque proposta si faccia in favore delle famiglie con figli, trova sempre un muro davanti a sé. Il quoziente familiare alla francese? Non si può. L’asilo nido gratuito per tutte le mamme? No, in Italia no. Un assegno unico e sostanzioso, che non sia un’elemosina, per ogni figlio? Neanche a parlarne. Un aiuto monetario diretto e immediato per ogni figlio da 0 a 18 anni nel corso di questa stramaledetta pandemia? No, non ce lo possiamo permettere.
Non vogliamo contrapporre esigenze a necessità di altro genere. La crisi sta colpendo così tante persone che è difficile soccorrere tutti, anche se continuiamo ad ascoltare frasi ad effetto del tipo “lo Stato non lascia indietro nessuno”. Nel frattempo, soprattutto nei palazzi della politica, si continua a distogliere lo sguardo dalle donne e dai loro figli. Tante donne e tanti figli… indietro lo erano già. E lo saranno ancor più fra qualche tempo. Grazie anche a tanta brutta retorica pubblica.
Domenico Delle Foglie