LE NUOVE SFIDE DEL WELFARE
di Carlo Costalli (*)
Null’altro come la riforma del welfare costituisce oggi in Italia il crinale tra riformismo e conservazione, tra sviluppo e declino, tra coesione sociale e rottura del Patto sociale.
Le riforme delle pensioni e della sanità perseguite negli ultimi quindici anni hanno attenuato le dinamiche della spesa pubblica, ma non hanno analogamente contribuito a riposizionarla verso emergenze che, nel tempo, si sono accentuate.
La prima emergenza è quella della natalità e dei sostegni alla famiglia. Non siamo affatto certi della convinzione, che tra l’altro sembra trovare consensi, che sia la presente precarietà del lavoro a determinare il ritardo delle scelte di vita dei giovani. Semmai, ben più grave e influente, è il basso tasso di occupazione degli stessi. Siamo invece convinti che sia l’esiguo livello del sostegno alle famiglie e alla natalità ad avere gli effetti più nefasti e duraturi. I timidi provvedimenti presi dal Governo in favore delle famiglie per la nascita di nuovi figli, non possono avere il respiro temporale delle finanziarie annuali: vanno resi fiscalmente stabili.
Così pure vanno rafforzati i servizi e i benefici verso le famiglie con particolare attenzione per le disabilità e le persone anziane. Siamo ormai alla crescita strutturale dei nuclei monocomposti, in gran parte di anziani soli, tema che va affrontato con maggiore rigore.
E’ un problema che trascina con sé quello della quarta età, combinato con l’assoluta impossibilità di caricare sulle famiglie i costi del sostegno delle persone in progressiva perdita di autonomia, sia essa finanziaria che fisica. Riteniamo che l’integrazione familiare di queste persone sia il presupposto del successo di un’azione di welfare, ma tutto ciò deve avvenire anche con il sostegno pubblico e con servizi adeguati. Proponiamo all’attenzione politica l’esigenza di varare un fondo di solidarietà, finanziato con una quota di contributi sociali anche sulle pensioni medio-alte, oltre che dal fisco, per far fronte agli oneri di queste politiche.
Con famiglia e quarta età va aperto anche un nuovo fronte di interventi sul versante del riposizionamento del sistema formativo. Ai fabbisogni di qualificazione dei sistemi formativi di base si aggiunge l’esigenza di migliorare sensibilmente quelli collegati al lavoro, di allargare la formazione continua per gli occupati, di affrontare anche per queste vie il tema dell’invecchiamento attivo con programmi mirati per la terza età.
Infine va affrontato il tema della previdenza per i giovani. Non possiamo chiedere ad essi, nel contempo, di far fronte al problema della natalità, dei costi della crescita della previdenza, della sanità e della diminuzione in prospettiva delle loro prestazioni previdenziali.
Sono squilibri eccessivi che vanno rimediati. L’avvio della previdenza integrativa e la riforma del Tfr vanno, anche se in ritardo, nella direzione giusta.
Questi, secondo noi, possono essere i contenuti che caratterizzano un nuovo Patto tra generazioni.
Rivedere lo stato sociale è ineludibile; non è un cedimento a una strategia di abbandono di conquiste storiche: è il solo modo per preservare, a beneficio delle nuove generazioni, la sostanza delle acquisizioni.
Vorremmo che su questi contenuti si misurassero (non urlando, ma in modo pragmatico) i programmi dei Partiti, delle coalizioni e l’azione concreta dei prossimi governi.
(*) – Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori - Mcl