CONSIGLIO GENERALE MCL
Roma, 9 - 10 giugno 2006
RELAZIONE DEL PRESIDENTE
Cari amici,
ci ritroviamo a meno di cinque mesi dall’ultimo Consiglio Generale MCL che ha eletto gli organi, e tanto è cambiato in Italia sul piano politico-istituzionale.
Dopo una difficile, aspra campagna elettorale, siamo arrivati alle elezioni politiche del 9 e 10 aprile, che hanno attribuito una vittoria parlamentare (di stretta misura) al centro-sinistra: per appena 24.000 voti alla Camera e, al Senato, per soli 2 o 3 Senatori (qui però il centro-sinistra ha riportato meno del 50% dei voti).
Dobbiamo prima di tutto tenere in debito conto un paio di elementi: le clamorose smentite di quasi tutti i sondaggi e la gran voglia di partecipazione democratica di un corpo elettorale che decide, e lo fa con grande autonomia, come era avvenuto per il referendum sulla Legge 40.
A causa della forte contrapposizione avvenuta prima e durante la campagna elettorale, il vero ‘nodo politico’ da affrontare oggi è che neppure su scelte di fondo, come l’elezione delle maggiori cariche istituzionali, si è aperto un reale confronto, un dialogo, tra i due schieramenti. Dialogo che invece, ne siamo convinti, sarebbe l’unica strada in grado di condurre a una vera responsabilizzazione rispetto ai grandi problemi dell’Italia e, soprattutto, di sottrarre l’azione del Governo – data l’esigua maggioranza al Senato e le forti ‘divergenze’ interne -, dalla precarietà costante dei percorsi parlamentari. E’ una precarietà che non si può evitare con i soli Senatori a Vita…
Non è stato neppure un buon inizio, nel silenzio sui contenuti e sulle priorità del programma, lo spettacolo ‘spartitorio’ che, dalle scelte delle più alte cariche dello Stato, si è proiettato (anche con minuetti e tra molti ‘passi indietro’, ‘generosi sacrifici’ e ‘rivendicazioni spartitorie’), sulla formazione del Governo. Governo che – si noti - è riuscito a ‘partorire’ la lista dei Ministri ben 40 giorni dopo le elezioni: una lista molto ‘ampia’, ben ‘calibrata’ dal glorioso ‘manuale Cencelli’… a mio parere una compagine governativa molto sbilanciata a sinistra e oggettivamente, ma anche qualitativamente, in alcuni settori piuttosto ‘approssimata’.
Questa situazione accresce la responsabilità delle forze sociali che, rilanciando una pratica forte di democrazia partecipata, possono costruire punti strategici di consenso e di proposte, determinando le condizioni di quella ‘coalizione sociale’, lanciata dal nuovo Segretario della CISL Bonanni, su alcune priorità per lo sviluppo e per il lavoro: condizioni indispensabili sono però il rispetto dell’autonomia e la negazione sempre e comunque del concetto del governo amico.
Il MCL, forte delle battaglie fatte per rivendicare una soggettività politica dei corpi intermedi, come sottolineato con forza al Congresso, deve giocare nei prossimi mesi - lo dico con estrema chiarezza -, un ruolo forte sul piano politico, per sostenere un processo riformatore ed aggregante, sviluppando fino in fondo la sua autonomia negli obiettivi e nelle proposte.
Partendo da queste considerazioni, il Movimento Cristiano Lavoratori riconferma appunto la propria autonomia che, come ho detto in Esecutivo, non è estraneità, né neutralità rispetto alla politica. Tuttavia il rispetto di un ruolo distinto è garanzia per tutti e rafforza quello che diciamo e facciamo (anche se in periferia, durante la campagna elettorale, ci sono stati alcuni ‘scivoloni’, come ho documentato all’Esecutivo Generale: scivoloni che seguirò con attenzione…).
Il MCL misurerà il Governo sui fatti (come sempre) con due priorità: i valori ed i principi che il Papa ha definito “non negoziabili” - vita, famiglia, educazione - (e dico subito che l’iniziativa del Ministro Mussi sulla ricerca delle cellule staminali embrionali è ‘inaccettabile’), ed i temi collegati al lavoro, come puntigliosamente sottolineato al Congresso, e sintetizzati nella mozione congressuale.
Su questi temi, come sempre, vigileremo attentamente e saremo inflessibili sia nei confronti dei singoli eletti che delle varie forze politiche: così vedremo cosa vogliono (o possono) fare tutti, alla prova dei fatti, ricordando a ciascuno delle tante promesse elettorali.
Riconfermiamo anche l’obiettivo di rafforzare il collegamento al popolarismo europeo, se non si vuole consegnare il nostro Paese definitivamente a poche oligarchie (che hanno ‘favorito’ e ora inevitabilmente condizioneranno il centro-sinistra): è una strada obbligata per riaffermare quella visione della centralità della persona, capace di valorizzare i corpi intermedi, le rappresentanze sociali, le autonomie; bisogna quindi lavorare in quella direzione, per aggregare e non dividere.
Stiamo seguendo con attenzione il nuovo Governo fin dalle prime mosse, e francamente non ne siamo entusiasti… ma non disperiamo, almeno non subito…
C’è in atto nel Paese una discreta ripresa economica: con la differenza che alcuni lo dicevano da mesi, noi lo abbiamo affermato al Congresso, ed altri, strumentalmente iscritti al ‘Partito del declino’, lo dicono solo ora, solo dopo le elezioni…. ‘esemplare’ è l’esplosione della FIAT (…a proposito di oligarchie!). E’ anche probabile un ‘crollo’ delle ore di sciopero… ma noi guardiamo con grande attenzione alla nuova ed autonoma CISL di Raffaele Bonanni.
Ci sono intanto i prevedibili ‘allarmismi’ sui conti pubblici ed il possibile aumento delle tasse, come peraltro annunciato da alcuni in campagna elettorale….
Il Governo lo si giudicherà comunque non dalle dichiarazioni programmatiche o dalle tante (e controverse) dichiarazioni sulla stampa ma, come detto, dalle scelte concrete.
Al nuovo Governo chiediamo di mettere al centro i temi del lavoro: deve avere il coraggio (non solo a parole), di assumere come priorità delle proprie azioni l’esigenza di una ripresa dello sviluppo attraverso la definizione di politiche che assumano come prioritaria una moderna politica di democrazia economica. In tal modo sarà possibile stabilire trasparenti regole del gioco che consentano di far elevare il sistema di accumulazione finanziaria, finalizzandolo, più che alle rendite, agli investimenti nelle attività produttive. Per questo è necessario consentire una dimensione sociale fondata sul dialogo e sulla partecipazione dei lavoratori alle scelte. Dobbiamo tenere ben presente l’inadeguatezza del nostro capitalismo a reggere le sfide globali: è un capitalismo più incline a comprare giornali e banche che ad investire (salvo a scaricare poi ogni responsabilità sui governi e sui sindacati).
Come è chiarito nella mozione congressuale, per noi il lavoro è la Chiave essenziale di tutta la questione sociale. In quest’ottica il MCL è impegnato – e non solo da oggi - a promuovere in tutto il Paese una forte campagna di sensibilizzazione per affermare il principio che trova fondamento in quel ‘vangelo del lavoro’ che la Dottrina Sociale della Chiesa offre agli uomini di buona volontà.
Il nuovo Governo deve assumere come priorità della propria azione l’urgenza di una ripresa dello sviluppo.
In particolare, per rilanciare lo sviluppo e la crescita economica, occorre riposizionare il sistema produttivo italiano in termini competitivi nei confronti degli altri Paesi europei e nell’economia globale, attraverso:
a) la valorizzazione di tutte le potenzialità insite nella sua struttura portante, rappresentata, in misura largamente prevalente, dalle piccole e medie imprese e dai distretti industriali;
b) politiche in grado di mobilitare tutte le risorse pubbliche, private e sociali, per creare ambienti e condizioni favorevoli allo sviluppo di un apparato di eccellenza, fortemente innovativo nei processi e nei prodotti, con un elevato valore aggiunto, in grado di interagire con i mercati internazionali. A tal fine, pur nella riconferma della necessaria tenuta, riqualificazione e rilancio dell’apparato industriale manifatturiero, va prestata particolare attenzione anche ai settori nuovi dell’energia, dell’ambiente, della logistica, del turismo, dei beni culturali, dei servizi, per sostenere la crescita del terziario avanzato;
c) un nuovo impulso agli investimenti pubblici e privati finalizzati all’ammodernamento delle grandi infrastrutture e per lo sviluppo dell’innovazione, della ricerca e della formazione; è deludente la polemica aperta sulla TAV e sul Ponte di Messina (che sta a cuore anche alla CISL);
d) riducendo in misura significativa il costo del lavoro, in modo mirato per le categorie svantaggiate, per le aziende innovative, per le aziende che fanno assunzioni a tempo indeterminato; per il Sud, prevedendo in ogni caso fiscalità di vantaggio per le aree meridionali ed insulari;
e) promuovendo, con nuove regole, processi reali di liberalizzazione contro gli assetti monopolistici, soprattutto nei servizi e nelle pubbliche utilità, per realizzare, finalmente, un mercato veramente concorrenziale nell’innovazione, nella sicurezza, nella qualità e nelle tariffe, a vantaggio dei cittadini; e, sempre a proposito di monopoli nei Servizi, non dimentichiamo le vere o finte cooperative, fiancheggiatrici dei partiti di sinistra, che spesso sono anche ‘centri’ di precarietà e lavoro nero;
f) riprendendo un programma, politicamente selettivo, di dismissioni, non semplicemente per ‘fare cassa’ – e favorendo, come avvenuto in passato con i governi Prodi e D’Alema per la TELECOM, scalate speculative e nuovi monopoli -, ma come opportunità di sviluppo e di modernizzazione, di efficienza e di qualità del nostro sistema economico e finanziario;
g) affrontando in forme adeguate alle nuove esigenze di trasparenza, integrazione e sviluppo, il ruolo e la funzione della finanza e del credito, finalizzati ad una profonda riforma dei mercati finanziari che consenta una crescita qualitativa e socialmente sostenibile, e non soltanto di carattere quantitativo, al fine di realizzare una diffusa creazione di reddito e di valore;
h) assumendo come prioritaria una moderna politica di democrazia economica (fondi pensione, azionariato dei lavoratori, responsabilità sociale, enti bilaterali), così da stabilire trasparenti regole del gioco che consentano di far evolvere il sistema di accumulazione finanziaria e lo finalizzino, più che alla rendita, agli investimenti nelle attività produttive;
i) proseguendo la modernizzazione della Pubblica Amministrazione, strumento essenziale nel rilancio di una nuova competitività del nostro sistema produttivo, con particolare attenzione al sistema di istruzione, e con un’azione riformatrice che collochi i cambiamenti concretamente negli interventi delle politiche per lo sviluppo e nello scambio contrattuale tra valorizzazione professionale e retributiva di tutte le risorse umane, partecipazione e verifica dei risultati di efficienza. Il tutto senza ‘demonizzare’ le Riforme già iniziate.
Sul piano ‘sociale’ le priorità che il nuovo governo deve affrontare riguardano:
Le politiche del lavoro
per completare la riforma del mercato del lavoro. Qui voglio essere ancora una volta molto chiaro: è un tema di grande importanza, uno spartiacque fra democrazia, riformismo e conservatorismo, e ci torneremo spesso sopra nei prossimi mesi. Perché la legge Biagi ha permesso a centinaia di migliaia di lavoratori di passare dall’area del ‘lavoro nero’ all’area della dipendenza.
A differenza di quanto sostengono ‘alcuni’, per faziosità politica o ideologica, la precarietà non è una conseguenza diretta della legge Treu o della legge Biagi.
Spesso le imprese hanno volutamente trasformato la flessibilità in precarietà, evitando di aprire una discussione su ‘come’ dare una previdenza adeguata, maternità, malattia, salari adeguati, formazione continua realmente fruibile, ammortizzatori moderni. Ha recentemente affermato il nuovo Segretario Generale della CISL, Bonanni: “Se ci fossero queste tutele non ci sarebbero più precari. Quando la contrattazione è latitante si crea precarietà. E la legge Biagi ha supplito la mancanza di una contrattazione tra imprese e sindacato”.
“Questo è il grande ‘buco’ che bisogna colmare” (ancora Bonanni). E la CGIL “deve uscire dalla situazione in cui si è cacciata al Congresso di Rimini” (sempre Bonanni), con una “posizione antistorica, nei fatti conservatrice”.
La CGIL continua imperterrita a voler rappresentare un lavoro massificato e dunque ‘costretto’ entro gli schemi ideologici di una ‘classe’ omogenea del lavoro subordinato. Ne consegue un approccio antagonista nelle relazioni industriali, ove l’impresa viene considerata come il luogo dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Questa impostazione antistorica spiega l’ostilità preconcetta alla legge Biagi. Appare invece evidente a tutto il resto del mondo sindacale (dalla ‘rinnovata’ CISL di Raffaele Bonanni, alla UIL, alla nuova UGL di Renata Polverini, al ‘meglio’ del sindacalismo autonomo come la CONF.SAL.), che l’ottusa conservazione delle vecchie politiche penalizza tanto l’impresa quanto i lavoratori. E’ ormai chiaro che l’Italia è in bilico tra una nuova stagione di benessere e un possibile declino. I più riconoscono che è prioritaria una politica di recupero della competitività - quale si può produrre attraverso l’investimento nelle competenze delle persone, una più ampia inclusione nei circuiti di per sé virtuosi del lavoro regolare, la modulazione flessibile delle forme organizzative della produzione -, per favorire l’adattabilità reciproca fra imprese e lavoratori. Questo significa proseguire, e non interrompere, l’azione di riforma delle istituzioni rivolte all’educazione, alla formazione permanente e al mercato del lavoro, quale via maestra per sconfiggere l’abbandono scolastico, il lavoro nero e l’esclusione sociale.
Non è un caso che già sia emersa una polemica sulla Legge Biagi tra CGIL ed il nuovo leader della CISL Bonanni, che peraltro è stato il diretto negoziatore della riforma del lavoro e del Patto per l’Italia.
Bonanni vuole completare quel percorso attraverso la riforma degli ammortizzatori sociali ed il loro collegamento con la Borsa del Lavoro, i nuovi servizi all’impiego e i fondi bilaterali per la formazione continua.
Lo vogliamo anche noi del MCL. La tutela delle fasce più deboli del mercato del lavoro, che includono i giovani, le donne e gli anziani, non si realizza con politiche indifferenziate, ma concentrando su di esse le attività di accompagnamento al lavoro e gli incentivi che riducono il costo del lavoro.
Voglio sottolineare che è lo stesso modo di intendere le forme sindacali a dividere la CGIL dalle altre organizzazioni.
Se per il sindacato di radice comunista il conflitto è implicito nelle relazioni industriali, per la CISL l’approccio è di tipo partecipativo-cooperativo.
Ciò significa anche il superamento del ruolo sovradimensionato del contratto collettivo nazionale, per spostare invece sul territorio e nell’impresa il vero baricentro della contrattazione: là ove le parti, programmaticamente, si incontrano con maggiore facilità, nel comune interesse.
Se quindi è vero che l’Italia si trova ad un bivio tra crescita e regresso, le forze sindacali e sociali (come il MCL) possono giocare un ruolo rilevante per l’una o per l’altra direzione.
Per questo dobbiamo lavorare: per un esplicito chiarimento (e distinzione) tra riformisti e conservatori.
Su questi temi stiamo preparando (come annunciato al Congresso di dicembre, quando lanciammo una ‘campagna nazionale’ ad hoc), un importante Seminario di Studi che si terrà a Milano il 6, 7 e 8 ottobre p.v., in collaborazione con la Fondazione Marco Biagi (con la Fondazione Biagi abbiamo in cantiere qualificati progetti formativi e ricerche, anche per i giovani).
Ma andiamo avanti con le priorità per il nuovo Governo:
Riforma dell’istruzione e della formazione
Abbiamo detto al Congresso che se vogliamo costruire una società più forte, più giusta, più sicura, è verso i segmenti ‘deboli’ della popolazione che dobbiamo orientare le politiche educative.
I percorsi di istruzione e formazione vanno qualitativamente elevati. L’investimento in capitale umano, nella crescita educativa della nostra società, è la strada per mettere l’Italia in condizione di affrontare le sfide contemporanee.
Occorre realizzare un efficiente sistema integrato tra istruzione, formazione e lavoro, con l’apporto diverso e specifico di ciascun settore, per essere protagonisti di una formazione continua, come richiesto dal nuovo mercato del lavoro.
Confermiamo una netta opposizione alla persistente polemica (evidente anche in campagna elettorale) tra sostenitori della scuola pubblica e sostenitori della scuola privata. L’offerta formativa deve ampliarsi e diversificarsi, ed è impensabile che questo possa avvenire solo in un sistema pubblico, sia pur riqualificato.
Ci auguriamo che il Governo si astenga dalla tentazione di fare piazza pulita delle riforme dell’ex Ministro Moratti. Ricordiamo, anzi, che la Moratti non azzerò la riforma Berlinguer, limitandosi a modificarla; speriamo che il nuovo Ministro faccia altrettanto.
Riforma del Welfare
Il sistema di welfare che vogliamo deve mettere al centro il tema delle famiglie (e l’emergenza della denatalità). Abbiamo detto più volte che “rivedere lo stato sociale è ineludibile; non è un cedimento ad una strategia di abbandono di conquiste storiche: è il solo modo per preservare per i nostri giovani la sostanza delle acquisizioni”.
Nella relazione fatta al Congresso – dove abbiamo parlato di un nuovo Patto generazionale – si trovano anche importanti ed originali proposte concrete. Mi ha fatto piacere, e lo dico senza falsa modestia, che la relazione al Congresso sia stata citata (proprio su questi punti), in un libro edito da Mondatori (scritto a due mani da Sacconi e Tiraboschi). Questo ci fa onore perché significa che le nostre idee, le proposte, i progetti cui stiamo lavorando, vengono apprezzati (o quantomeno letti attentamente… e citati).
La Famiglia
Sulla famiglia mi soffermo ancora un attimo per sottolineare nuovamente quanto detto al Congresso: è la ‘Prima’ delle priorità per il MCL. E con questo intendo anche richiamarne il ‘valore’, laicamente inteso.
In campagna elettorale siamo stati presenti e chiari, anche per respingere gli attacchi (frequenti) che venivano dai radicali (e non solo!).
La famiglia è un valore da tutelare e da sostenere concretamente: anche in materia di politiche fiscali bisogna fare un ricorso sistematico al ‘parametro famiglia’. Sulla famiglia, insomma, non possono esservi ‘tentennamenti’. “E’ nella comunione coniugale che si costituisce il ‘capitale sociale’ (non nelle comunità omosessuali)”, ha affermato recentemente il Cardinal Caffarra ;
Investire sul non-profit
Il non Profit e l’Impresa Sociale costituiscono un sistema da incentivare. Si rafforza la convinzione che sia necessario investire più decisamente sul ‘capitale sociale’, così da liberare nuove risorse per lo sviluppo, arginare la spesa destinata al welfare, favorire la formazione e la valorizzazione del capitale umano. La legislatura scorsa ha visto l’approvazione di provvedimenti importanti per il mondo del non-profit: dalle novità in campo fiscale alla legge sull’impresa sociale.
L’attuale Governo, anche su questo punto, sarà giudicato dai fatti non dalle enunciazioni di principio.
Al Congresso avevamo fatto un ‘ragionamento’ ampio e avevamo deciso di rimanere nel Forum del Terzo Settore a condizione che questo rimanga ‘Terzo’ e non diventi ‘collaterale’. Al Consiglio Generale di gennaio avevo detto che volevamo contare di più nel Forum per portare le nostre idee: obiettivo raggiunto, anche grazie a quella ‘strategia delle alleanze’ cui questa Presidenza ha puntato. Con l’ingresso dell’amico Di Matteo nel Comitato di Coordinamento Nazionale (la prima volta: anche questa!) è stato fatto un importante passo in avanti.
L’obiettivo per il Terzo Settore è assumere una posizione non marginale nel mercato della qualità sociale, senza diventare un mero supplente dello Stato. Gli Enti non profit costituiscono infatti (insieme alle famiglie) un primo livello di risposte ai bisogni.
Essi sono perciò ‘co-titolari’ (e non supplenti), delle azioni di protezione sociale, rispetto alle quali lo Stato dovrebbe intervenire ‘sussidiariamente’ per realizzare quei servizi cui la società civile non riesce a dotarsi autonomamente. Per noi è una nuova sfida: si tratta di aprire nuove aree di intervento, nuovi sforzi politici.
Il Governo sarà giudicato anche dall’attuazione ‘equilibrata’ della legge sull’impresa sociale (approvata nella passata legislatura) e sulla base della conferma del provvedimento del 5 per mille: una iniziativa di vera sussidiarietà.
Insomma fatti… e non parole!!!
Riforma costituzionale e referendum
Abbiamo, su questo importante tema, lavorato molto, anche negli anni precedenti, con un’azione di informazione e sensibilizzazione; abbiamo messo in campo iniziative di approfondimento facendo anche proposte concrete (ricordo a questo proposito, in particolare, un importante Seminario a Senigallia, ma non è stato l’unico…).
Abbiamo continuato, anche dopo il Congresso Nazionale, a tenere aperto il confronto, alimentato, su Traguardi Sociali, da diversi autorevoli articoli degli amici Martino e Benedetti. Adesso è il momento di fare qualche considerazione in più, anche per sfatare alcuni ‘tabù’:
1) anche la Costituzione si può riformare; parlarne (e farlo) non è ‘peccato mortale’ - come sembra, invece, sentendo alcuni ‘pseudo-costituzionalisti’ -;
2) la Costituzione è stata riformata più volte e, spesso, a colpi di maggioranza.
Mettere mano alla Costituzione a colpi di maggioranza - come è accaduto nella legislatura appena conclusa e anche in quella precedente (e con uno scarto di soli quattro voti) -, ha significato non comprendere il clima e lo stile in cui la nostra Carta ha preso campo. Modificare la Costituzione senza coinvolgere i cittadini, i corpi intermedi, e neppure la grande opposizione responsabile, rischia di stravolgere di fatto – anche aldilà del merito dei cambiamenti apportati - l’idea stessa di Costituzione e dei suoi valori fondanti. Soprattutto quando questo avviene in un clima di contrapposizione radicale che impedisce – di fatto – di spiegare i contenuti reali dei cambiamenti apportati.
Detto questo, come in tutte le grandi riforme ci sono comunque alcuni punti positivi che vale la pena riconoscere e sottolineare: l’interesse nazionale, l’esplicitazione del termine ‘sussidiarietà’, le norme anti-ribaltone, la diminuzione del numero dei Deputati e Senatori, tanto per fare qualche esempio.
Ci sono in realtà, nel progetto di riforma, alcuni punti da approfondire bene: mi riferisco alla ‘famosa’ Devoluzione – che tende a ‘riparare’, o almeno a ‘chiarire’, errori ed incongruenze della riforma del titolo V della Carta costituzionale - ma la cui architrave, che a tanti sembra ‘confusa’ specie sulle materie devolute alle Regioni, potrebbe creare rischi di ‘differenze di trattamento’ fra cittadini di diverse Regioni, su temi importantissimi, come per esempio la Sanità.
Vi sono poi punti che, a mio avviso, sono negativi, specie per quanto riguarda il ‘Premierato’ e le forme di Governo.
L’entrata in vigore della riforma avrà comunque tempi molto lunghi: la parte più importante andrà in vigore tra il 2011 e il 2016. Ci sarà dunque tutto il tempo per migliorarla, eventualmente.
Nel mezzo c’è il referendum. Continueremo nelle prossime due settimane l’opera di informazione, senza entusiasmi, senza pregiudiziali ideologiche, approfondendo i contenuti reali. E, possibilmente, senza lasciarci condizionare dagli schieramenti partitici o dalla grande stampa.
Poi gli elettori voteranno: siamo consapevoli che sono ‘cittadini adulti’, come hanno dimostrato in occasione del referendum sulla procreazione assistita, e consapevoli, soprattutto, di non fare una crociata. Noi almeno non lo faremo…
Ma il Movimento Cristiano Lavoratori invita anche ‘a guardare oltre l’appuntamento referendario’ per evitare il ripetersi degli errori del passato.
E’ un appello che rivolgiamo a tutte le forze politiche e sociali del Paese ‘a lavorare insieme’ perché si possa aprire subito, già dopo il referendum, una ‘stagione costituente’ che abbia come obiettivo lo scopo di creare il clima necessario per produrre intese ampie e largamente condivise; anche attraverso l’elezione, da parte di tutti i cittadini, di un’Assemblea costituente, come andiamo sostenendo da molti anni (siamo stati i primi… o quasi, a fare queste proposte).
Cari amici, adesso, avviandomi alla conclusione, vorrei dire alcune cose su di noi, sulla nostra adeguatezza (o meno) ad essere conseguenti, anche in periferia, alle cose che diciamo; e sempre tenendo ben presenti le dinamiche del cambiamento, le trasformazioni economiche, politiche e sociali in corso, il rilevante decentramento amministrativo.
Il Congresso Nazionale ha confermato le scelte statutarie: di un Movimento Cristiano di testimonianza evangelica organizzata. E’ una scelta ecclesiale, perché significa ribadire il nostro stare all’interno della Chiesa, il partecipare e condividere con essa il progetto pastorale.
Ciò implica una inversione di tendenza rispetto al tradizionale modo di intendere il lavoro, il sindacato, la politica, l’azione sociale in genere: dobbiamo esserne assolutamente convinti. Credo che il nostro ruolo, in quanto cattolici, sia quello di coniugare il possibile con il giusto, senza inseguire teorie astratte ma tenendo come punto di riferimento la centralità della Dottrina Sociale delle Chiesa. E sempre cercando di non scambiare la ‘partecipazione’ con la militanza ideologica e di non essere una organizzazione di tipo autoreferenziale. Cerchiamo di tenere ‘il cuore’ della nostra azione in ‘un punto ideale’ ma, nello stesso tempo, di essere capaci di rimanere dentro la realtà.
Partendo da queste considerazioni, la Formazione e l’attenzione alle politiche educative devono diventare sempre più la leva strategica per il MCL. Abbiamo fatto passi in avanti, ne dobbiamo fare ancora molti di più. Uno sforzo maggiore lo devono fare le Presidenze provinciali: tutte devono prevedere percorsi formativi, fra le loro priorità d’azione. Non possono non farlo! Per la verità alcune lo stanno già facendo, ma sono ancora troppo poche….
Il nuovo Dipartimento appena costituito servirà da stimolo, coordinamento, veicolo e fucina di proposte.
L’attenzione deve andare principalmente ai giovani - una risorsa importantissima cui dedicare il massimo di attenzione -, ed ai circoli, che devono diventare anche laboratorio di formazione, affiancandosi alle Parrocchie.
Un’accelerazione in questo senso deve avvenire già in questa fase di preparazione del Convegno Ecclesiale di Verona, per il quale siamo chiamati a collaborare sempre più anche con le varie Diocesi. Il MCL sta approfondendo i contenuti del Convegno Ecclesiale sia con un dibattito su Traguardi Sociali, sia partecipando ad iniziative ‘istituzionali’: fra queste particolare importanza ha avuto il Seminario degli Assistenti Spirituali di ACLI, MCL e Confcooperative, che si è tenuto a Roma dal 15 al 17 maggio, all’interno del quale ho partecipato ad una Tavola Rotonda con il nuovo Presidente delle ACLI e con Mons. Paolo Tarchi, Direttore dell’Ufficio CEI per il Problemi Sociali ed il Lavoro. Ritengo che ognuno possa valutare da sé l’importanza di tale incontro. E anche l’importanza dei rapporti, a livello provinciale, con gli assistenti spirituali: importanza troppo spesso non abbastanza considerata…
A breve poi vi sarà l’iniziativa CEI di Rimini, dal 23 al 25 giugno p.v., su Il lavoro e la Festa, cui il MCL è invitato, per la prima volta, alla Tavola Rotonda ‘centrale’.
Ma abbiamo ovviamente messo in cantiere anche iniziative autonome, in particolare un Seminario Nazionale dei Giovani che si terrà a Senigallia ai primi di settembre.
Il Segretario Generale della CEI, Mons. Betori, presentando due settimane fa, a Verona, il Convegno Ecclesiale del prossimo autunno, ha elencato i tre temi principali indicando “quali colonne portanti dell’intero convegno”:
1) la testimonianza;
2) la speranza;
3) la vocazione cristiana alla presenza nei diversi ambiti del Mondo.
Credo che noi del MCL dovremo ‘farli propri’ sempre di più, questi temi, ai vari livelli cui operiamo.
I nostri Servizi
gli Enti e i Servizi Nazionali sono, abbiamo detto al Congresso, il ‘fiore all’occhiello’ del Movimento. Dobbiamo adesso ‘andare oltre’, se vogliamo essere all’altezza degli obiettivi e delle sfide che ci siamo politicamente prefissi. Cito solo qualche esempio: la presenza nel CNEL, nel Forum del Terzo Settore, l’intervenire seriamente nel dibattito politico sulla Riforma del welfare, sulla sussidiarietà, sulla Impresa Sociale, ecc..
Non basta più parlare solo in termini di ‘pratiche di pensione’ e ‘assistenza fiscale’. Non basta più, anche se siamo ‘efficienti’ e ‘organizzati’.
Ci troviamo di fronte a una sfida nuova: bisogna fare un salto di qualità per rispondere alle domande sempre crescenti di servizi, riarticolando la nostra presenza organizzativa. Il tema riguarda, oltre alla politica dei Servizi, anche l’impiego delle risorse finanziarie e l’importanza del tesseramento.
Dobbiamo “fare delle riflessioni strutturali”, ho detto all’ultimo Esecutivo Generale. Il ‘contratto di lavoro unico’ è un primo importante passo. E’ superato invece il coordinamento, come lo abbiamo inteso negli anni scorsi, e che ha portato comunque grandi frutti. Occorre una rinnovata attenzione alle politiche organizzative.
Si aprono nuove ‘necessità’ di intervento, cui non possiamo non rispondere: legate all’immigrazione, all’entrata in vigore delle nuove norme sul TFR, all’ingresso nel CNEL, all’approvazione delle deleghe sull’impresa sociale, all’allargamento dei Servizi in agricoltura, all’approvazione del primo Progetto del Servizio Civile (altro importante obiettivo raggiunto). Non si possono gestire questi passaggi ‘politici’ con dirigenti (al centro come in periferia) ‘improvvisati’ e con, spesso, una confusione di ruoli fra competenze tecniche e politiche.
Il decentramento amministrativo sposta il ‘baricentro’ di alcuni servizi in periferia. Di qui la necessità di rafforzare le strutture regionali (qualcosa la stiamo già facendo, ma dobbiamo accelerare), di riorganizzare molte sedi provinciali (anche importanti), di rilanciare, anche per questo, l’Ufficio Enti Locali del Movimento.
I prossimi saranno mesi che ci coinvolgeranno tutti in un grande processo di ‘aggiornamento’. E con un’attenzione particolare anche alle ‘risorse finanziarie’: la loro individuazione quantitativa, la sinergia tra le varie fonti, la considerazione delle priorità, la trasparenza nell’uso di tali risorse.
Per concludere una riflessione sulla Cooperazione internazionale: stiamo attraversando una stagione di maggiore attenzione su questi temi, frutto anche di scelte generali fatte in questi anni. La nuova stagione dovrà essere ricordata per una costante attenzione alla solidarietà, a tutti i livelli.
Un Movimento come il nostro, infatti, deve avere ogni giorno l’obiettivo di fare qualcosa per chi è meno fortunato.
Ringraziamo il CEFA per tutte le iniziative ed i progetti in cantiere. Tanti sono anche gli interventi specifici promossi dal MCL in collaborazione con le Chiese locali e con le CARITAS: da Sarajevo a Banja Luka, da Bucarest a Belgrado, dalla Moldavia all’Ucraina. Vale la pena ricordare e sottolineare, poi, l’importanza delle iniziative non solo di carattere assistenziale ma anche quelle finalizzate all’aiuto e alla crescita delle organizzazioni dei lavoratori e della società civile, cui collaboriamo da tempo: soprattutto in tutti (e sottolineiamo tutti) i Paesi balcanici, insieme ad altri Partners.
L’obiettivo è quello di avviare e incrementare il processo di integrazione e di costruzione, in quei Paesi travagliati da una guerra civile, di una società multietnica, multiculturale e multireligiosa.
Lo faremo ancora di più con il ‘5 per mille’.
Cari amici, ci sono molte ‘attese’ su di noi (o comunque ‘grandi attenzioni’), soprattutto dopo il Congresso Nazionale. Per esempio, negli ultimi dieci giorni siamo stati coinvolti in due importanti iniziative dal Vaticano: in ordine cronologico, prima c’è stato il coinvolgimento da parte di Mons. Rylko, Presidente del Consiglio Pontificio dei Laici, per l’organizzazione di un Convegno Internazionale che si terrà nel marzo 2007, su Giovani e Lavoro (sono solamente 5 o 6 le organizzazioni coinvolte, e il MCL lo è per la prima volta).
Poi vi è stato, e lo sottolineo con piacere, anche per le cortesi insistenze telefoniche, l’invito ad un Seminario Internazionale ‘ristretto’, a porte chiuse, riservato a 50 - 60 persone provenienti da tutto il mondo, invito rivoltoci dal Cardinale Renato Martino, Presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. L’incontro, che verteva su temi economici, ha visto fra i relatori anche il Presidente della Banca Mondiale Paul Wolfwitz: per l’Italia, in rappresentanza delle organizzazioni sociali, erano presenti solo la CISL e il sottoscritto (insieme a Mons. Rosso).
Dobbiamo ringraziare, oltre a Don Checco, Mons. Crepaldi, che sta ‘credendo’ in noi dopo averci, in questi ultimi anni, seguito e conosciuto meglio: bella la sua relazione al Seminario sul ‘principio di sussidiarietà’ e sul ruolo dei corpi intermedi.
Cari amici, cerchiamo di continuare ad essere un ‘richiamo’ per i credenti e di dare un contributo senza ‘fabbricarsi idoli’. Ho detto al Congresso che “si tratta di mettere in campo uno sforzo vero di presenze, nel tempo che ci è dato”. Certo, bisognerà vedere se poi ci riusciremo, ma dobbiamo avere la coscienza a posto per averci almeno provato.
Dobbiamo superare il rischio di ridurre le nostre organizzazioni al semplice ‘fare’, ad una buona prassi, senza un pensiero fondativo e orientativo. Il fare, ed il fare bene, ci vuole sicuramente ma non basta, di per sé, a rilanciare, a rimotivare le persone, né a richiamare all’impegno nelle nostre fila, dei giovani.
Dobbiamo superare quelle che Don Checco, nella sua ultima, stimolante lettera, chiama la “gestione ordinaria che costruisce poco e, soprattutto, non guarda al futuro”. Sono sempre più convinto che solo le forze che affondano memorie, radici e percorsi, “su valori posti” possono pensare di contribuire alla costruzione di una società più umana e meno condizionata ‘dall’economico’, dall’interesse particolare, dal potere.
Noi dobbiamo essere, cari amici, una di quelle forze.
Carlo Costalli