Nel primo Centenario della nascita di Giovanni Paolo II, voglio ricordare questo grande Papa che - con il motto “TOTUS TUUS”, la sua devozione a Maria, Madre della Chiesa - nella sua prima omelia, il 22 Ottobre 1978, inizio del suo pontificato, esortava:
“NON ABBIATE PAURA,
APRITE, ANZI SPALANCATE LE PORTE A CRISTO”
e proprio così, con voce incessante e calda, tracciava da subito il suo lungo Magistero, uno dei più lunghi della storia.
Ma voglio anche ricordare la sera dell’annuncio che il Cardinale Karol Wojtyla è stato eletto Papa, con il nome di Giovanni Paolo II, richiamandosi ai suoi predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo I. E quando, dopo l’annuncio, ebbe a presentarsi e risultò subito a tutti un uomo umile e semplice con il suo dire, un po' polacco: “hanno scelto un uomo che viene da lontano; da molto lontano”.
In una Piazza San Pietro, gremita di oltre centomila fedeli, si scatenò subito un grosso e interminabile applauso, cui seguì la sua richiesta ai romani di accoglierlo come uno di loro.
Durante tutto il suo pontificato, lui non ha fatto mai mancare la sua presenza e vicinanza, come Vescovo di Roma e Pontefice, anche con le tantissime visite alle oltre trecento parrocchie romane, dimostrando con semplicità il suo affetto per la sua diocesi.
Come non ricordare l’incontro con il clero romano, quando alla fine salutò così: “Damose da fa”.
Non si potrà mai dimenticare il coraggio con cui ha contribuito con determinazione ad abbattere il Muro di Berlino, che in modo drammatico separava l’Europa e, allo stesso tempo, il forte richiamo proprio all’Europa alle sue radici cristiane.
In questo contesto va ricordato tutto l’amore ed il suo impegno instancabile per l’umanità, ovunque minacciata. Giovanni Paolo II non si è mai risparmiato nel tentativo di far cessare le guerre e i conflitti, e per promuovere ovunque la pace.
E poi l’impegno per i giovani e con i giovani, basti pensare alle Giornate Mondiali della Gioventù e agli oltre due milioni di giovani arrivati a Roma nel Giubileo del 2000.
Ha indetto e celebrato due Giubilei, il primo negli anni ‘83/’84 e poi nel 2000, all’inizio del nuovo millennio, che hanno portato a Roma per le tante celebrazioni milioni e milioni di pellegrini.
Giovanni Paolo II, attraverso i quasi quattrocento viaggi apostolici, ha dato, ovunque, un volto nuovo alla Chiesa, offrendo l’immagine di una Chiesa evangelicamente aperta, libera e politicamente equidistante. E qui si manifesta la forza con cui ha insistito sulla necessità di salvaguardare l’integrità dottrinale nella trasmissione della fede, sul dovere dei cristiani di restare fedeli alla loro identità, senza compromessi.
Ha disegnato con la sua missione apostolica una Chiesa sempre evangelicamente libera da considerazioni direttamente politiche, come dimostrano i tanti discorsi, forti e chiari, consegnati ovunque nel mondo, sempre in difesa dei più deboli.
Per Giovanni Paolo II, questo è il volto della Chiesa libera. Una Chiesa forte della sua identità e consapevole dell’annunciazione del Vangelo, che diventa fattore insostituibile di promozione umana e di liberazione, e non rimane “equidistante” di fronte ai tanti drammi causati dall’ingiustizia e dall’oppressione, ma sceglie di stare dalla parte dei poveri con tutto il suo peso morale attraverso la sua straordinaria missione.
Lui considerava la Chiesa una “forza sociale” ed intendeva la sua missione essenziale alla promozione dell’uomo e della società.
Infatti, la scelta dei poveri significava abbracciare la povertà in ogni sua manifestazione, compresa la povertà spirituale e morale, senza dover necessariamente coincidere con i confini delle povertà materiali o ridursi alla sua dimensione popolare, ma essa doveva essere sempre l’impegno di tutto il Corpo di Dio, ovvero di tutto il popolo di Dio, ed in comunione con il successore di Pietro, cioè con il suo Vescovo e Pastore.
In questo contesto, Giovanni Paolo II, si è presentato al mondo per contribuire alla crescita umana dei popoli e non temeva di denunciare liberamente le ideologie ispirate a concezioni o visioni riduttive dell’uomo e del suo destino trascendente: dette visioni non erano adeguate a risolvere i problemi della giustizia, dello sviluppo e della pace.
Giovanni Paolo II ha promosso sempre una Chiesa aperta al dialogo, basti ricordare quello storico e indimenticabile incontro, nella cornice straordinaria di Assisi, in cui furono invitati tutti i capi religiosi - e tutti accolsero l’invito - che, in quella circostanza, hanno sancito l’importanza dell’unità della preghiera proprio per la pace.
Alla radice di tutta questa instancabile azione apostolica sta saldamente l’intensità e la profondità proprio della preghiera di Giovanni Paolo II, di cui tanti di noi possono essere anche testimoni diretti. La sua unione con Dio lo ha accompagnato dalla sua fanciullezza fino al termine della sua esistenza terrena, e proprio attraverso la preghiera, il suo primo compito, fondava il suo servizio alla Chiesa, nella Chiesa e nel mondo.
Era un instancabile Pastore, ha fatto sempre prevalere sulla stanchezza il desiderio del contatto umano, del dialogo con l’uomo e le sue parole, ovunque nel mondo, sono sempre arrivate a toccare le corde più profonde dell’anima di ogni suo interlocutore.
Su tutto, in lui ha prevalso l’amore per la persona umana nella quale vedeva lo stesso Cristo.
Giovanni Paolo II rispondeva ad ogni domanda con un sorriso, non eludeva mai le domande, magari poi rispondeva con una battuta, ma neanche una volta detta a caso.
E molte volte per capire una risposta, sia pure naturale, cercava il senso profondo che considerava soprannaturale, prima ancora che naturale.
Dopo queste considerazioni e ricordi, anche se in modo disarticolato, sulla missione di Giovanni Paolo II, emerge chiaramente, nella sua vita terrena, la sua Santità riconosciuta dal mondo intero. Nel giorno dell’estremo saluto, oltre sei milioni di fedeli al cospetto della sua salma, ove si sfogliava misticamente il Vangelo, innalzarono un grido accorato di: SANTO SUBITO!
Alla fine di questo scritto non posso non ricordare, tra i tanti appuntamenti, i momenti più significativi che hanno portato il Movimento Cristiano Lavoratori al cospetto di Papa Giovanni Paolo II.
Devo dire da subito che, personalmente, ho avuto il modo e la grande fortuna di incontrarlo tantissime volte durante il suo pontificato. Ma devo anche testimoniare di averlo conosciuto prima, nel 1975, durante l’Anno Santo indetto da Papa Paolo VI. L’allora Cardinale Karol Wojtyla coordinava i gruppi dei pellegrini polacchi che arrivavano da tutto il mondo, formulando gli avvisi in varie lingue e coordinando le attività dalla Sede del Pontificio Istituto Polacco sito in Piazza Cairoli. In quell’occasione, il nostro primo incontro, in cui mi chiese di formulare in lingua italiana il testo da lui predisposto.
Ma veniamo al MCL, al nostro Movimento.
Era il 6 Dicembre del 1980 quando, ricevendo per la prima volta i partecipanti al III Congresso Nazionale del MCL, nel suo saluto ebbe a richiamare la presenza di Cristo nel mondo del lavoro; in particolare: “…Tale presenza redentrice, rivoluzionaria e pacifica insieme, voi desiderate testimoniarla e viverla anzitutto in voi, compiendo un puntuale sforzo di riflessione sulla realtà che vi circonda, sulle sue esigenze, per una comprensione ed interpretazione evangelica, anche nel confronto e nel dialogo, esercitati con lucida coscienza della propria fede con altri gruppi organizzativi. Il vostro gruppo si configura come annunciazione cristiana nel mondo del lavoro e come azione evangelizzatrice all’interno delle forze che determinano, nel momento storico presente, la composizione e l’incremento del movimento operaio. Il Papa vi incoraggia in questo vostro arduo ma anche esaltante servizio di credenti, indirizzati essenzialmente a far comprendere come il lavoro umano, quale espressione delle capacità creative dell’uomo, al di là del suo evidente aspetto produttivo, si colloca nella prospettiva del primigenio patto di Alleanza tra Dio e l’uomo stesso, patto definitivamente rinnovato in Gesù Cristo. Il lavoro. Cioè, in questa luce suprema, mentre è mezzo di perfezionamento del mondo e collaborazione all’opera creatrice di Dio, aiuta l’uomo ad essere più uomo, ne matura la personalità, ne sviluppa ed eleva le capacità, aprendolo così al servizio, alla generosità, all’impegno per gli altri, in una parola all’amore…”.
Il secondo appuntamento si può considerare più intimo perché avvenuto nella Sede del MCL, allora in Piazza Cairoli, l’8 Febbraio 1981. Infatti, in occasione della visita pastorale alla Chiesa di San Carlo ai Catenari, il Papa volle far visita alla Sede Nazionale del MCL, accompagnato dal Cardinale Ugo Poletti (Vicario di Roma). In quell’occasione volle conoscere la Presidenza Nazionale del Movimento incontrando i dirigenti ed un gruppo di iscritti dei Circoli e Nuclei MCL di Roma. Una visita di carattere amichevole e senza alcuna formalità, in cui si informò e si interessò del nostro Movimento. Il Santo Padre ebbe a sottolineare che “…il mondo operaio e anche altri settori della società, cominciano di nuovo a guardare alla fede cristiana come a un punto di riferimento, una sorgente dalla quale si può attingere per trovare una soluzione dei diversi problemi umani, un programma di vita, una speranza per un nuovo umanesimo…”. Riferendosi, poi, alla recente visita dei delegati di Solidarnosc in Italia e al loro incontro con il MCL, il Papa disse: “Lech Walesa ha fatto dichiarazioni molto semplici, ma ha saputo sempre parlare con efficacia di ciò che sapeva e di cui era convinto”. Giovanni Paolo II ci lasciò con queste parole: “Questo breve incontro è stato per me molto prezioso, anche per la circostanza significativa che esso avviene in questo anno 1981 nel novantesimo anniversario dell’Enciclica ‘Rerum Novarum’. Ci sono novanta anni da rinnovare. Ma riflettendo sui problemi del lavoro, vedo come questo insegnamento e questi principi sociali rimangono sempre attuali”.
L’8 Dicembre 1982, il terzo appuntamento del MCL con Giovanni Paolo II a conclusione delle celebrazioni del nostro decennale di vita. Il Papa ebbe a dire agli oltre diecimila presenti in Sala Nervi: “…desidero esprimervi il mio sincero affetto e la mia stima… il primo sentimento che nasce nel cuore è un sentimento di gratitudine verso il Signore che ha illuminato e sostenuto uomini coraggiosi, i quali, superando ogni difficoltà, hanno saputo garantire con la loro fede e la loro azione tenace la presenza della Chiesa nel mondo del lavoro…”. Mi piace ricordare un episodio di quel giorno, che destò meraviglia e tanto entusiasmo. In prima fila: il Papa si avvicinò ad un bimbo di appena tre mesi in braccio alla sua mamma, lo guardò sorridente e gioioso perché era così piccolo, allora un giovane dirigente del MCL lo invitò a prenderlo in braccio, ma lui in un primo momento sembrò riluttante quasi temesse di fargli male, poi lo prese e lo innalzò. Vi lascio immaginare l’entusiasmo di tutti i presenti in Sala Nervi. Quell’immagine del Papa con un bimbo di 3 mesi in braccio fece il giro del mondo.
Ci furono poi altri incontri nel 1983 e nel Gennaio 1985, quando il Papa incontrò in udienza la Presidenza Nazionale del MCL.
Ma voglio ricordare qui anche le parole con cui si rivolse, il 6 Dicembre 1986, ai congressisti del MCL: “…col vostro impegno ed entusiasmo voi date alla Chiesa che è in Italia la serena fiducia di poter contare su di voi, sulla vostra tenace fede e sulla vostra preparazione accurata nel compito di proclamare il messaggio cristiano là dove esso spesso stenta ad arrivare, nel mondo cioè della professione e del lavoro...”. “…Occorre allora che gli uomini del lavoro non si chiudano in una solidarietà limitata e circoscritta agli interessi della sola categoria o dello specifico settore cui appartengono, ma tengano presenti le condizioni in cui vivono anche gli altri. La solidarietà vera deve essere sempre presente ovunque il soggetto del lavoro, cioè l’uomo, si trova in condizioni di povertà, di miseria, di sfruttamento, di ingiustizia”.
E poi, il 12 Dicembre 1992, in occasione delle celebrazioni del ventennale del Movimento, alla presenza di oltre tredicimila partecipanti, il Papa affermò come quello fosse il momento adatto per fare un bilancio del cammino compiuto e per individuare, allo stesso tempo, prospettive d’impegno per l’avvenire. Alcuni frammenti del suo discorso: “…mi rallegro per quanto l’Associazione ha fatto fino ad oggi e con voi rendo grazie a Dio dei benefici che Egli vi ha accordato”. “...Guardando agli anni trascorsi sono lieto di constatare che a tale consegna siete rimasti fedeli… a tale impegno di rinnovata testimonianza il Movimento Cristiano Lavoratori porta una sensibilità matura, dovuta alla forte nota di ecclesialità che lo contraddistingue”. Da qui il mandato del Papa al MCL: “Cercate di far convergere ancora più decisamente i vostri sforzi con quelli degli altri lavoratori cristiani organizzati, per una presenza cristiana sempre più unita ed efficace nel sociale”.
E ancora, a conclusione delle manifestazioni per il trentennale della fondazione del Movimento, il 12 Febbraio 2003, una delegazione del MCL venne ricevuta in Udienza dal Papa. Tanti altri incontri segnarono la lunga amicizia del MCL con Giovanni Paolo II. Tra i tanti, la Presidenza venne accolta nel suo studio privato dopo aver partecipato alla celebrazione eucaristica nella sua cappella privata.
Ovviamente il MCL ha sempre partecipato a tutte le iniziative promosse dalla Conferenza Episcopale Italiana durante il suo pontificato, e precisamente: nel 1987 con tutto il mondo del lavoro per ringraziare il Papa per l’Enciclica Laborem Exercens; nel 1991 alle celebrazioni del Centenario della Rerum Novarum; il 1° Maggio al Giubileo del 2000, inizio del terzo Millennio.
Voglio chiudere queste note con il ricordo della sera del 2 Aprile 2005 quando, alle 21:43, Giovanni Paolo II lasciò il mondo terreno. Quella sera, quando arrivò la triste notizia, una qualificata rappresentanza del MCL, accompagnata dai vescovi Robu e Cosa - rispettivamente vescovi di Bucarest e Moldavia - si trovava a Verona in un ristorante a conclusione di un Seminario Internazionale di Studi. Ricordo la commozione dei presenti e subito, senza che nessuno avesse rivolto l’invito a sospendere per alcuni istanti la cena, tutti si alzarono. Non solo gli appartenenti al MCL ma proprio tutti e, con lo sguardo rivolto verso i due vescovi, ci unimmo tutti, ma proprio tutti alla preghiera in suffragio: fu un momento straordinario e commovente.
Giovanni Paolo II, un uomo, un sacerdote, un Papa ed un Santo già nella sua vita terrena.
Ed è per questo che voglio così invocarlo:
Oh San Giovanni Paolo II,
tu che hai conosciuto
e incontrato più volte il MCL
hai potuto constatare il suo impegno
e la sua fedeltà alla Chiesa.
Ti chiedo di illuminare
il Movimento Cristiano Lavoratori,
le menti dei suoi componenti,
di guidare il loro quotidiano agire
e di proteggere tutti i suoi associati
e le rispettive famiglie.
Grazie San Giovanni Paolo II
per la tua benevolenza!
Tonino Inchingoli
Segretario Generale MCL