PER IL MCL LE PRIVATIZZAZIONI POSSONO ESSERE UN’OPPORTUNITA'
Il Consiglio dei Ministri di venerdì 24 gennaio ha deliberato la cessione di quote minoritarie dei capitali di Poste Italiane e di Enav sulla cui opportunità si potrebbe aprire un ampio dibattito che rischierebbe, però, di far prevalere ragioni “ideologiche” piuttosto che valutazioni oggettive. L’opinione del MCL è che ogni scelta vada fatta in presenza di ragioni valide, se ne vale la pena e, nel caso specifico, se gli introiti dovessero finalmente andare ad abbassare il debito piuttosto che tamponare i buchi della gestione corrente. Se malauguratamente fosse ancora una volta così ci si potrebbe chiedere cosa succederebbe una volta venduti tutti i gioielli di famiglia: non resterebbe che la bancarotta.
Come Movimento invece crediamo che dalle privatizzazioni, anche da quelle delle istituzioni locali, possano derivare inedite opportunità, quasi un positivo rovescio della medaglia. Oltre alla riduzione del debito e ciò che ne consegue, il riferimento è alla decisione di offrire parte delle azioni ai dipendenti diretti o delle controllate con specifiche forme di incentivazione (non ci parrebbe giustificata una cessione gratuita, possibilità ventilata nei giorni scorsi).
L’articolato tema della partecipazione dei dipendenti alla vita delle imprese, compreso gli enti pubblici, è ritenuto dal MCL uno dei presupposti necessari per favorire uno scatto positivo dell’economia attraverso la redditività delle aziende al pari della valorizzazione del ruolo delle famiglie. Concrete e positive ricadute si riscontrerebbero sulla coesione sociale, nella crescita complessiva della comunità, sull’assunzione di una nuova responsabilità a cui verrebbero chiamati i collaboratori nelle aziende, anche medio-piccole, e tutte le persone impegnate nel sistema pubblico. Prova dell’interesse del Movimento sono i diversi interventi, anche recenti, e la specifica insistenza riscontrabile nel documento che accompagna il percorso verso il XII Congresso associativo in programma nel prossimo marzo.
Ma la decisione governativa non è l’unica apertura a tale positiva prospettiva perché, in breve tempo, si sono composti molti tasselli sul tema. Tra questi la discussione aperta in Commissione lavoro del Senato, presieduta da Maurizio Sacconi, su un ddl firmato da tutti i gruppi di maggioranza per una delega al Governo in materia di informazione e consultazione dei lavoratori, nonché per la definizione di misure per la democrazia economica (prossima seduta il 28/1). Le acque sono state ulteriormente smosse dalla proposta di Matteo Renzi contenta nel progetto Job Act sul coinvolgimento dei lavoratori nei CdA aziendali a cui ha fatto seguito un ulteriore contributo di NCD più favorevole ad una partecipazione agli utili. E non è finita qui perché nell’amplissimo dibattito che ha visto protagonisti centinaia di addetti ai lavori attorno alla proposta di “semplificazione” delle norme sul lavoro avanzata da Michele Tiraboschi e Pietro Ichino, e tesa a ridurre drasticamente il peso ed il numero di norme spesso inapplicabili, molti interventi si sono sì concentrati su abolizione, semplificazione, accorpamento di norme (si tratta di quel “disboscamento” già auspicato dal citato documento MCL), ma sorprendentemente ci sono stati autorevoli interventi che hanno proposto proprio un’apertura alle forme partecipative aziendali come strumento utile oltre che auspicabile per chiudere definitivamente una stagione di contrapposizione e antagonismo, con allineamento alle positive esperienze di altri Paesi europei.
Le proposte hanno sfaccettature diverse e necessitano di ulteriori approfondimenti ma ci pare di dover salutare molto positivamente tale mole di interventi e la vigorosa accelerazione verso un nuovo sistema di relazioni aziendali e di democrazia anche in economia. Una legislazione di sostegno e incentivazione potrebbe essere più che utile attuando il fin qui disatteso art. 46 della Costituzione.
La Presidenza Nazionale MCL