In una recente intervista data a “Il Tempo”, il presidente del Mcl Carlo Costalli ha con realismo posto la questione della rifondazione di un centro di chiara matrice europopolare in grado di sviluppare un dialogo e un'azione comune (non meramente ancellare, quindi) con la nuova Lega salviniana. Un incontro tra diversi, sul terreno della riaffermazione del valore dell'identità profonda del nostro popolo, nella prospettiva della costruzione di un'area plurale, capace di superare in una sintesi virtuosa i due rischi per chi si pone in alternativa alle sinistre: il moderatismo (da un lato) e la radicalizzazione populista (dall'altro). Evidentemente non la semplice riedizione del centrodestra, al contrario una convergenza tra soggetti anche competitivi tra loro, capaci di assumere il ruolo di motore di un nuovo protagonismo, interno ed europeo, della politica nostrana.
La sfida viene contemporaneamente posta ai cattolici che non abbiano rinunciato a una presenza originale sulla scena politica e a quanti, invece, ritengono possibile una declinazione non meramente reattiva di una posizione politica che pone della salvaguardia della sovranità un elemento essenziale della difesa della “qualità della democrazia”.
Non si tratta, per come lo capiamo noi, del politicista assemblamento di un brand di servizio, come paiono essere certe operazioni che dichiarano analoghe finalità e ancor di più il vagheggiato neocentrismo à la Margherita collaterale a un fronte a difesa del mainstream. La proposta ha un richiamo forte a dare una ribalta politica a una non doma consistenza di comunità e corpi intermedi.
A tema, invece, è la capacità di offrire una risposta matura a chi affida al voto in direzione leghista la domanda di un “rapporto naturale e fluido tra popolo e democrazia” (richiamando le parole di papa Francesco ai partecipanti al III Incontro dei Movimenti popolari, 5 novembre 2016). Prendendo sul serio l'istintivo rifiuto dell'odio di sé propugnato dalle élite.
Come ha fatto notare Sergio Belardinelli, sentito dal vaticanista fogliante Matteo Matzuzzi nell'ambito di un'ampia inchiesta sul bivio di fronte al quale si trova la Chiesa italiana di fronte al salvinismo guardato con simpatia da tanti credenti, “premesso che in queste ultime elezioni europee Matteo Salvini ha saputo guadagnarsi senz’altro una buona fetta del voto cattolico, non credo che gli abbiano giovato in proposito i suoi ripetuti riferimenti a Dio, alla Madonna e ai rosari durante la campagna elettorale. Almeno lo spero. (…) C'entrano molto invece la capacità di Salvini di individuare alcuni problemi molto sentiti da larghe fasce di popolazione, occultandone la complessità e offrendo nel contempo soluzioni semplici secondo la più collaudata delle logiche populiste. Non credo che le sue ricette funzioneranno, ma di certo bisogna riconoscergli il merito di aver guardato dove tutti gli altri, soprattutto la sinistra italiana, per troppi anni si sono rifiutati di guardare. Penso al disagio prodotto nelle periferie delle nostre città da un’immigrazione fuori controllo, e penso al profondo spaesamento culturale indotto da questo disagio, senza che nessuno dimostrasse di rendersene conto. Diceva Chistopher Lasch che lo sradicamento sradica tutto salvo che il bisogno di radici. Salvini e altri leader politici come lui in tutta Europa hanno capito che battere su questi temi sarebbe stato politicamente redditizio, a prescindere dalla loro capacità di comprenderne la portata. Molti cattolici li hanno votati per questo”.
Il bisogno di radici, cioè una politica fondata e creativamente identitaria, non può lasciare insensibili e non sono adeguate le demonizzazioni semplicistiche: occorre dare delle risposte che guardino, però, anche all'orizzonte della responsabilità e della concreta costruzione che considera la complessità del reale. Più ragionevole, ecco quello che ci sembra essere il senso della proposta anche provocatoria di Costalli, un movimento popolare che entra in rapporto con le forze più critiche rispetto allo status quo, dando loro il respiro di ragioni e speranze autentiche. Senza paura, anche accostandosi a quanti con troppo snobismo vengono definiti infrequentabile, ma hanno intercettato delle esigenze.
Marco Margrita