Nel giro di cinque giorni, a cavallo tra la fine di agosto e l’avvio di settembre, papa Francesco ha con grande chiarezza ed energia confermato e resa ancora più netta la direzione di marcia di chi voglia impegnarsi e incidere nell’ottica dell’ecologia integrale: a) riparare la Terra con giustizia; b) guarire l’economia perché l’homo sapiens è spesso diventato homo oeconomicus: “individualista, calcolatore e dominatore”. Pur essendo la specie umana - tra tutte le specie - quella “più cooperativa”; c) uscire tutti migliori dalla pandemia.
Il 26 agosto, in una catechesi del ciclo “Guarire il mondo”, Francesco ha dedicato la propria meditazione al tema de “La destinazione universale dei beni e la virtù della speranza”, recuperando molti contenuti dalla Laudato si’ e incastonandoli nell’indescrivibile contesto pandemico che stiamo vivendo.
Il primo settembre, nel messaggio diffuso per l’avvio del Tempo del Creato, un itinerario ecumenico di preghiera e azione per la cura della “casa comune” che si concluderà il 4 ottobre, giorno di San Francesco, papa Bergoglio ha scelto cinque verbi per interpretare con coerenza il tema scelto dalle diverse confessioni cristiane, “Giubileo per la Terra”.
Vediamo i principali anelli del ragionamento che uniscono la visione antropologica, la sfera dei decisori politici e la prospettiva della responsabilità individuale.
a) La pandemia è un’aggravatrice di problemi e disuguaglianze. “La pandemia ha messo in rilievo e aggravato i problemi sociali, soprattutto la disuguaglianza. Alcuni possono lavorare da casa, mentre per molti altri questo è impossibile. Certi bambini, nonostante le difficoltà, possono continuare a ricevere un’educazione scolastica, mentre per tantissimi altri questa si è interrotta bruscamente. Alcune nazioni potenti possono emettere moneta per affrontare l’emergenza, mentre per altre questo significherebbe ipotecare il futuro”, ha detto Francesco il 26 agosto.
b) Non abbiamo carta bianca. “Dio ci ha chiesto di dominare la terra in suo nome, coltivandola e curandola come un giardino, il giardino di tutti. ‘Mentre coltivare significa arare o lavorare [...], custodire vuol dire proteggere [e] preservare’ (LS, 67). Ma attenzione a non interpretare questo come carta bianca per fare della terra ciò che si vuole. No”.
c) Reciprocità responsabile. “Esiste una relazione di reciprocità responsabile fra noi e la natura. Riceviamo dal creato e diamo a nostra volta. ‘Ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla’ (LS)”.
d) Non proprietari, ma amministratori. “Noi stiamo vivendo una crisi. La pandemia ci ha messo tutti in crisi, la terra ‘ci precede e ci è stata data’. E’ nostro dovere far sì che i suoi frutti arrivino a tutti, non solo ad alcuni. E questo è un elemento-chiave della nostra relazione con i beni terreni. Come ricordavano i padri del Concilio Vaticano II, ‘l’uomo, usando di questi beni, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possano giovare non unicamente a lui ma anche agli altri’. Infatti, ‘la proprietà di un bene fa di colui che lo possiede un amministratore della Provvidenza, per farlo fruttificare e spartirne i frutti con gli altri’ (CCC, 2404). Noi siamo amministratori dei beni, non padroni. Amministratori. ‘Sì, ma il bene è mio’. È vero, è tuo, ma per amministrarlo, non per averlo egoisticamente per te”.
I cinque verbi da coniugare per il Giubileo della Terra sono:
*ricordare (che “tutto è in relazione”);
* ritornare (ad “ascoltare il battito della Creazione”);
* riposare (“trovare stili equi e sostenibili di vita che consentano alla Terra il riposo che le spetta”);
*riparare (“promuovere una solidarietà intra-generazionale e inter-generazionale”);
* rallegrarsi (“dà gioia vedere tanti giovani e comunità in prima linea nel rispondere alla crisi ecologica”).
Il “contenitore” nel quale viviamo, il nostro pianeta, è oggi il Bene comune più prezioso. La 49ma Settimana Sociale dei Cattolici dedicata a “Il Pianeta che speriamo. Lavoro, ambiente, Speranza. #Tutto è connesso”, alla quale stiamo lavorando, prova a dare una chiave di lettura coerente e interdisciplinare, a costruire una cornice di senso e a formulare proposte concrete. Ma è soprattutto la Settimana dei giovani. Per il tema, per la complessità delle questioni e delle soluzioni, per il loro interesse diretto, per la loro energia e il loro sguardo nuovo, per il loro diritto a progettare il proprio territorio e la Terra nella quale vivono e vivranno, dove vorranno far nascere la generazione successiva. I giovani saranno gli “interlocutori speciali” nel cammino comune che ci accompagnerà a Taranto e nel dopo Taranto. Saranno interlocutori-protagonisti nell’ascolto, nel racconto, nello studio, nella condivisione, nell’esperienza comune. E sarà una palestra per “ringiovanire” il nostro Paese. Come direbbe San Paolo, “non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Romani, 12, 1-2). Lo slancio e il senso di responsabilità dei giovani aiutano tutti ad accogliere con spirito operoso e ispirato il senso della Laudato si’.
Il Comitato scientifico e organizzatore della 49ma Settimana Sociale ha prodotto nei mesi scorsi un primo documento, i Lineamenta, e nelle prossime settimane verrà pubblicato anche l’Instrumentum laboris, il quaderno di lavoro per camminare costruttivamente verso e dopo Taranto.
Servono ora tanta concretezza e tanta visione. Soprattutto nel mondo del lavoro, affinché lavoratori-imprenditori e lavoratori-dipendenti, professionisti e lavoratori autonomi possano ottenere e al tempo spesso contribuire responsabilmente ad attuare quelle riforme che realizzino (gradualmente ma regolarmente) una transizione ecologica inclusiva e partecipata, una transizione digitale che rispetti la centralità delle relazioni umane e del lavoro; una “rivoluzione” della pubblica amministrazione e della fiscalità che favorisca gli investimenti produttivi, l’incremento dell’occupazione buona e degna, una costante e qualificata formazione erogata anche con metodologie didattiche originali, politiche attive del lavoro innovative e finalmente efficaci. Il debito pubblico che stiamo contraendo dobbiamo pretendere che sia generativo e non distruttivo di valore e di futuri. Le risorse finanziarie che sono a disposizione (a fondo perduto e a debito) non si ripresenteranno per decenni nelle medesime dimensioni e condizioni. “Le nuove generazioni - ha scritto su questo tema il 5 settembre il presidente Mattarella - guarderanno come sono state amministrate le risorse. In caso di inattività o scarsa azione, si chiederanno perché generazioni che hanno avuto condizioni così propizie non siano riuscite a realizzare infrastrutture essenziali e riforme strutturali…”.
La sfida è senza precedenti nella storia repubblicana. Lo spirito con il quale provare ad attuare ogni giorno, nei nostri rispettivi ambiti di responsabilità i tre orizzonti - riparare la terra, guarire l’economia, uscire migliori dalla pandemia - è quello sollecitato da Francesco per la Giornata mondiale dell’Ambiente 2020: “E’ dentro di noi la possibilità di invertire la marcia e scommettere su un mondo migliore e più sano, per lasciarlo in eredità alle generazioni future. Tutto dipende da noi se lo vogliamo davvero”. Il cammino verso la Settimana Sociale di Taranto è partito. E porterà con sé questo spirito.
Sergio Gatti
Vicepresidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani
Direttore generale di Federcasse