COMUNICATI STAMPA
S.E. CARD. SCOLA: “NELLA CIVILTA' DI METICCIATO CULTURALE SERVE UN DIALOGO VERO”
S.E. MONS. TWAL: “I GRANDI DEL MONDO PARLINO ANCHE DI RADICI RELIGIOSE PER COSTRUIRE FAMIGLIA MEDITERRANEA”
APERTI I LAVORI DELLA DUE GIORNI DI MCL
A VENEZIA
“Tutti dobbiamo accettare il dato che oggi è in atto una transizione rapida, e non priva di violenza, verso una civiltà di meticciato culturale: una trasformazione che non chiede il nostro permesso per accadere, ma ci induce a orientarla affinché possa concorrere a creare una ‘vita buona’ per gli uomini su questa terra”: con queste parole stamattina il Card. Angelo Scola, Patriarca di Venezia, si è rivolto alla platea del Mcl, riunitasi per una due giorni di discussione dedicata al tema Il mare al centro delle terre.
“La scelta di Venezia per riflettere sul ruolo del Mar Mediterraneo nella costruzione di una cultura di dialogo è particolarmente felice: il mare per Venezia è stato ed è effettivamente una realtà fondamentale, attraverso la quale è fiorita la civiltà. Ed è sempre il mare che consente a Venezia di guardare al futuro in una prospettiva di speranza. Dall’origine della civiltà – ha proseguito il Cardinale - i veneziani hanno navigato i mari, sino a creare un’originale forma di repubblica tutta dedita al commercio, all’intrapresa, allo scambio”. Non è un caso, ha ricordato Scola, che la pax veneziana abbia per tradizione valorizzato le diverse etnie, le diverse religioni.
Il Cardinale ha ribadito che il dialogo puo’ essere ‘vero’ solo qualora siano rispettati alcuni ‘paletti’ : “Se il dialogo è privo di ascolto e tutto improntato a un’ottica narcisistica, non si puo’ parlare di un vero dialogo ma solo di un falso monologo”.
Insomma, “bisogna imparare a camminare insieme, ma certi del proprio volto e della propria identità, e tesi ad afferrare i fenomeni storici in corso per riorientarli e farli convergere nella direzione della pace”.
In mattinata è intervenuto anche il Patriarca Latino di Gerusalemme, Mons. Fouad Twal, che ha sottolineato come il Mediterraneo ci offra “parecchi elementi per un buon ‘partenariato’: abitudini, modi di vivere e di cucinare, manifestazioni religiose, culturali e clima, che creano un’unità, una mentalità. Accanto a questi aspetti positivi, non mancano gli interessi, le paure, le differenze culturali, religiose e di mentalità che causano, nello stesso contesto, rivendicazioni, conflitti”.
“I Grandi delle due sponde Nord-Sud del Mediterraneo si sono radunati a Barcellona nel novembre 1995. I leaders hanno parlato di collaborazione, di partenariato, di diritto d’immigrazione, di volontà d’investire maggiormente nel Sud, e soprattutto di sicurezza. Hanno discusso poco di cultura e per nulla affatto della radice religiosa nel Mediterraneo e di un necessario ritorno alle radici al fine di creare uno spazio sereno, una famiglia mediterranea e di vivere con armonia sia la nostra unità religiosa e culturale che il nostro pluralismo”.
“Ci auguriamo che il nostro pluralismo mediterraneo, come pure la nostra unità, continueranno ad esistere nonostante l’invasione di altre culture, nonostante una globalizzazione selvaggia!”, ha detto.
“La nostra civiltà è nata da interscambi diversi: umani, commerciali, coloniali, per cui ciascuno si sente mediterraneo senza perdere il senso di appartenenza a culture, fedi e regioni diverse. Questo significa che non possiamo rompere totalmente con il nostro passato, come non dobbiamo esserne prigionieri”.
Twal ha quindi ricordato “la felice e suggestiva” espressione di Papa Giovanni Paolo II, riferita, appunto, alla Chiesa Madre di Gerusalemme: “ In Terra Santa abbiamo bisogno di ponti, non di muri”.
Il presidente del MCL, Carlo Costalli, introducendo i lavori della due giorni, ha rilevato che “L’Europa deve impegnarsi di più per la ricerca di un assetto istituzionale condiviso, sul quale convergano gli sforzi dei Paesi del nord e del sud, che rappresenta il modo migliore, e forse l’unico, per ridurre, ove possibile, i contrasti esistenti. Un ‘generico partenariato’, come sembra essere stato quello degli ultimi tempi, non è più sufficiente”.
“Per raggiungere questi obiettivi - ha detto - sempre più importante sarà il ruolo della società civile, che dovrà lanciare iniziative culturali, convegni, seminari, ma anche costruire opere concrete che possano favorire la cooperazione ed il dialogo, soprattutto nei punti più caldi delle due sponde”.
Dialogo, ha sottolineato infine Costalli, “senza però rinunciare alla nostra identità, alla nostra storia, ai nostri valori: se non sappiamo chi siamo e non sappiamo da dove veniamo (le tradizioni) e dove vogliamo andare è difficile anche dialogare.
Venezia, 03 aprile 2009
PARSI : “PARTNERSHIP E’ CHIAVE PER INTEGRAZIONE NELL’AREA DEL MEDITERRANEO”
TOPIC (BOSNIA ERZEGOVINA): “CRISTIANI SIANO PORTATORI DI SPERANZA”
COSTALLI: “PER UNA BUONA IMMIGRAZIONE SERVONO REGOLE”
Tra l’Europa e la sponda a sud del Mediterraneo serve una cooperazione guidata dai reciproci interessi: è questa in sostanza la ricetta che il prof. Vittorio Emanuele Parsi, docente all’Università Cattolica di Milano, ha illustrato stamattina davanti alla platea del MCL, riunita a Venezia per parlare di dialogo sociale e di cooperazione nell’area mediterranea.
Per Parsi è essenziale “evitare che la crisi allontani sempre piu’ le due sponde del Mediterraneo - che già adesso non sono poi così vicine -”.
“Il rischio - ha spiegato il professore - è che quando l’economia ricomincerà a correre il divario tra nord e sud del Mediterraneo diventi ancora più pesante”. Parsi si è detto d’accordo con l’idea di Sarkozy: serve una nuova partnership perché Europa e sud Mediterraneo “sono dei vicini che non vogliono diventare una cosa sola. Questa vicinanza va gestita affinché rimanga tale e non diventi una lontananza”.
Tra le priorità vi è la questione dell’Africa sub sahariana, che “fra 50 anni sarà la piu’ grande riserva di manodopera del mondo, a fronte di una totale assenza di opportunità di lavoro. Questi milioni di persone, giovani e disperate, si riverseranno in massa in Europa. Di qui l’interesse, sia nostro che dei Paesi arabi e di quelli africani, a far sviluppare l’Africa”.
“Contemporaneamente è necessario ridare peso alla cittadinanza. Negli ultimi tempi abbiamo svilito questo concetto: dobbiamo invece fare in modo che l’offerta di cittadinanza politica sia per gli immigrati un premio cui ognuno, a certe condizioni, puo’ aspirare. Certo, i diritti fondamentali come la salute non sono in discussione: chi non ha cittadinanza ha diritto comunque ad essere curato, ma dobbiamo ridare dei contenuti alla cittadinanza per far sì che diventi qualcosa cui ambire”.
Per Parsi “Il primo punto è il rispetto delle leggi: solo in questo rispetto c’è la libertà. Poi non interessa come mangi, come preghi, cosa credi… l’importante è che tutti rispettiamo le stesse leggi. L’elemento vero di complicazione è che questo ridare peso alla cittadinanza e al rispetto delle leggi dipende e deve partire da noi”. Ma è un dato, ha concluso, che “L’arbitrio ci fa uguali perché ci schiaccia tutti a livello di sudditi, di servi; la legge, invece, ci fa uguali perché ci da’ la libertà. La cooperazione rende piu’ facile trovare l’elemento comune, trovare regole condivise: a quel punto le differenze non potranno che arricchirci e smettere di dividerci”.
Il prof. Franjo Topic, dell’Università di Sarajevo e presidente di Napredak, si è domandato, nel suo intervento, se sia possibile collegare politica e perdono. Topic ha ricordato che “Giovanni Paolo II, essendo cosciente della vittoria degli interessi politici nei confronti dei valori etici, ha posto il perdono e la riconciliazione al primo posto fra i valori, per risolvere il problema dell’odio e dell’ingiustizia nei rapporti fra i popoli”.
Dopo il crollo dei modelli di regime, il mondo si è andato trasformando. Tuttavia “non come ci si aspettava e si desiderava”, ha detto Topic. “Al di là delle cornici esterne, statali e sociali, ovviamente ci voleva un supporto spirituale migliore. I cristiani dovrebbero essere messaggeri e portatori di speranza – ha concluso – e non solo in senso astratto, ma soprattutto di speranza reale, di speranza calata in modo concreto sul territorio”
“Sicurezza e ospitalità sono le chiavi per affrontare in modo corretto la questione dell’immigrazione”: questo è quanto ha affermato il Presidente MCL, Carlo Costalli, che ha concluso i lavori della due giorni.
“Il tema dell’immigrazione, centrale per il futuro del Mediterraneo, va affrontato con maggiore apertura e tolleranza, ma l’ospitalità dev’essere intelligente e non ideologica e le regole devono esser fatte rispettare”, ha proseguito Costalli. “Così come è importante che chi viene da noi impari presto la lingua, elemento essenziale per l’integrazione”.
Per Costalli inoltre “il numero degli immigrati deve essere correlato alle esigenze del nostro mercato del lavoro. D’altra parte, una volta rispettate queste esigenze, bisogna che gli immigrati ricevano dai noi un’accoglienza tale da garantire loro una vita dignitosa, sia sotto il profilo dell’alloggio che della cura della persona. Infine è necessario snellire le procedure burocratiche che spesso ostacolano l’incontro fra domanda e offerta di lavoro”.
Venezia, 4 aprile 2009