In una strategia generale di crescita del Terzo Settore resta centrale il 5x1000, pur nelle incertezze della Riforma ancora inattuata. Una Riforma con le stesse finalità tracciate dall’allora Ministro Giulio Tremonti, che prevedeva il progressivo trasferimento dallo Stato alla società civile di una sua sussidiarietà fiscale, ma trasformato poi in uno strumento generalizzato e a pioggia (oltre 60mila beneficiari, con l’erogazione negli ultimi quindici anni di oltre 5 miliardi di euro). Nell’anno fiscale 2017 le elargizioni annuali si sono attestate nell’ordine di circa 500 milioni di euro, con la concentrazione in grandi regioni come la Lombardia e il Lazio. Un quadro complesso che va sezionato e analizzato secondo diversi parametri oggettivi, sia per la concentrazione della ricchezza del Paese sia per la sua “sensibilità sociale” verso le finalità di questo vitale strumento.
Di sicuro, appaiono ancora ampi i margini della raccolta complessiva (nel 2017 14 milioni di contribuenti donatori, a fronte di un totale di 41,2 milioni: uno su tre, peraltro cresciuti significativamente di quasi il 40% dal 2006). Quindi, il 5x1000, resta uno strumento fondamentale da promuovere e pubblicizzare ancora di più, forse con una molteplicità di strumenti, senza affidarsi alla sola campagna fiscale, la cui efficacia evidentemente risulta diversa per soggetti e territori toccati.
Il 5x1000 ha un gradimento maggiore nelle regioni del Centro-Nord, mentre passando per il centro precipita al 13% in Abruzzo e con percentuali simili in Campania e Sardegna, pur con segnali in controtendenza. Questo, però, non può essere spiegato solo con la variabile del reddito (si pensi alla stessa Liguria). Gli analisti della Banca Etica legano tali fattori al livello d’istruzione dei contribuenti e al tasso di fiducia dei loro territori: i laureati e i diplomati tendono a donare maggiormente perché più consapevoli e/o sensibilizzati dai media. La raccolta media nel 2016 è risultata di circa 35 euro, con punte di 41 in Lombardia a fronte dei 26 in molte regioni del Mezzogiorno, con la crescita in piccole regioni centrali come l’Umbria (+ 25,3%). Quindi, un’elevata concentrazione di risorse, sia per categorie che per singoli enti, con i primi 10 che raccolgono il 26,7% del fondo nazionale.
In conclusione, va posto così il problema dello “storytelling” sulla materia, evidenziato anche dalla stessa rivista Vita che ha lanciato la campagna sul 5x1000: “Raccontiamolo Insieme”, in collaborazione col Corriere della Sera, attraverso le sue “Buone Notizie”. Un decalogo del contribuente da valorizzare, anche valutando i limiti della concorrenza interna tra le sigle presenti sul mercato sociale con questa comunicazione collettiva, pur prestigiosa e trasparente.
Forse una riflessione aggiuntiva andrebbe fatta sugli altri strumenti da affiancare a questa strategia, a partire dal peso crescente dei “social” ma anche riscoprendo forme tradizionali di costruzione del consenso, al fine di far crescere, in primis, l’adesione e l’iscrizione al Movimento oltre che l’accesso ai servizi. Un quadro più composito e variegato che possa recuperare anche le forme più tradizionali di promozione, come mostra anche l’esempio francese che l’anno scorso ha registrato un crollo delle donazioni al Non Profit. In particolare, degna di nota è l’azione di “Sécours Catholique” che ha invitato le sue strutture territoriali a tornare in strada per sensibilizzare, specie i più giovani ed i loro territori: Comunicare il Bene e l’Emozione del Dono, come avrebbe suggellato il filosofo Jacques Derrida.
Sergio Venditti