L’incombente Natale 2020 sarà sicuramente ricordato per essere uno dei natali più amari della storia degli ultimi anni.
Il nuovo decreto Dpcm del 3 dicembre vieta gli spostamenti e gli assembramenti nelle date del 25, 26, 31 dicembre e 1 gennaio.
Non ci si potrà muovere fra comuni neanche per vedere i parenti e si potrà stare in casa solo con i conviventi. Annullati quindi i tradizionali cenoni o pranzi; molte famiglie non potranno riunirsi.
L’umore è basso e lo si capisce anche da come le città affrontano la stagione: pochissime o nulle le luminarie e gli addobbi; negozi chiusi e nessuno per strana.
Un natale, sarà questo, privo di spirito natalizio, con acquisti limitati o contenuti per chi se lo può permettere, mentre per i tanti disoccupati Covid-19, non gli resta che continuare a pensare come sanare i debiti contratti.
La popolazione è “depressa” dall’idea di non poter celebrare le festività, soprattutto dopo un anno colmo di sacrifici questo sembra il più duro di tutti; poiché ci chiede di rinunciare anche agli affetti.
A pagarne le conseguenze saranno tutte le persone anziane che vivono da sole ed attendono le festività per poter rivedere i propri nipoti; i migliaia di studenti fuori sede in tutto il paese che non potranno ritornare a casa e rivedere i propri cari dopo più di un anno. Ma soprattutto i più piccoli che data l’età non hanno ben capito la situazione drammatica di questo anno e si sentono ingiustamente privati della festività per antonomasia più amata dai bambini.
Speriamo che non accada come per le feste pasquali scorso dove tutti fecero l’assalto alla diligenza …sui treni per il sud, rovinando pandemicamente parlando le Regioni del sud con gli effetti che ancora oggi sono evidenti…per i contagi trasmessi.
Ma è necessario oggi più che mai tenere duro, per evitare una seconda ondata a gennaio. Per evitare di mettere a rischio proprio i su citati: le persone più anziane e fragili. Bisogna resistere e sperare in meglio, ricordandosi che il vero spirito natalizio risiede nella condivisione la bontà e il prendersi cura degli altri; cosa che si potrà fare solo restando in casa. Rispettando le migliaia di lavoratori sanitari che rischiano la vita ogni giorno e che quest’anno trascorreranno il natale lottando in prima linea negli ospedali, così come quelle già trascorse di Pasqua. Rispettando e pregando per le più di sessanta mila morti di quest’anno e per chi durante queste feste non li avrà accanto, e non per il dpcm. Stando vicini ma da lontano a tutti coloro che stanno sfidando la morte in un letto d’ospedale, a coloro che non possono ricevere i ricoveri ordinari, per chiusura padiglioni, per fare spazio alle degenze per il covid, che soffrono in silenzio e inerti rispetto a una sanità maltrattata in questi anni da diversi governi, miopi rispetto alle gravissime lacune di uomini, mezzi è supporti indispensabili per un SSN degno di questo nome in un paese come il nostro che ricorre perennemente l’emergenza senza mai programmare il futuro è efficentare i servizi pubblici.
Se si considera tutto questo, forse il pensiero di restare il 25 dicembre in casa diventa quasi sopportabile, un ultimo sacrificio per poi “poterci riabbracciare più forti domani” .
Parole forti che hanno toccato TUTTI e che invitano a riflettere e a riconsiderare l’impegno che ci viene questo per questo Natale amare 2020.
Michele Cutolo
Vicepresidente Nazionale MCL