Una scelta azzardata
All’assemblea del Pd di ieri Renzi ha attraversato il “suo” Rubicone. Ha definitivamente rotto gli indugi ed ha marciato su Palazzo Chigi per sbatterne fuori, senza tanti complimenti, Enrico Letta suo principale antagonista ed intralcio sulla via del governo. Non c’è dubbio che l’operazione è stata condotta con grande determinazione e spregiudicatezza, ma non c’è neppure dubbio che Renzi, per spuntarla, paga un prezzo altissimo e si assume il rischio di un azzardo letale per il suo ambizioso futuro. Il costo dell’operazione, prima che d’immagine, è, innanzi tutto, un costo politico.
Renzi è l’uomo delle primarie alieno dai “giochi di palazzo”; nel corso della sua ascesa, dalla Provincia di Firenze a Palazzo Chigi, ha incarnato la figura del giovane politico che sta “in mezzo alla gente”, che ha il coraggio di dire le cose come stanno, di “rottamare” uomini e metodi del Palazzo, di spalancare porte e finestre per far irrompere aria nuova.
Adesso entra a Palazzo Chigi non sugli scudi di una vittoria elettorale, ma dalla porta di servizio, come uno qualunque dei tanti vecchi politici da “rottamare”, come D’Alema subentrò a Prodi nell’autunno del ’98. In questo modo contraddice radicalmente il nucleo forte e profondo del messaggio politico sul quale ha costruito la propria fortuna: e questo non potrà che avere un prezzo altissimo.
Non è certo il problema delle sue tante “bugie”, in primo luogo quella di aver, fino a ieri, spergiurato che non sarebbe mai entrato a Palazzo Chigi senza una preventiva consacrazione elettorale. Tutti hanno capito, da tempo, che Renzi, anche in questo simile a Berlusconi, è un “bugiardo politico matricolato” capace di dire tutto ed il contrario di tutto in meno di 24 ore. Il problema è un altro: è che la sua ascesa al governo, realizzata dalla porta di servizio, è politicamente fragile ed esposta ad un rischio altissimo di insuccesso. L’obbiettivo dichiarato di far nascere, in questo modo, un governo di legislatura che duri fino al 2018 è davvero problematico e quasi impossibile da conseguire oltre ad essere, anche democraticamente, fragile e controverso. Un partito che ha, a mala pena, superato il 25% non può pensare, grazie ad una legge elettorale incostituzionale, di governare per un’ intera legislatura e riformare l’Italia, dettando la linea a tutti: come se le elezioni le avesse vinte veramente.
La strada che Renzi ha imboccato è davvero scivolosa, insicura e piena di insidie. Una scelta azzardata che non può che concludersi, in ogni caso, con un voto di approvazione (o di non approvazione) degli italiani. Quanto presto lo vedremo nelle prossime settimane.
Noi lo giudicheremo sui fatti (e i primi non sono entusiasmanti), senza fare sconti, come sempre: vediamo se riesce a costruire un governo che affronti i problemi veri delle famiglie, delle imprese e dell’Italia che lavora (o che vorrebbe lavorare). Ma concretamente, non con le “solite battute” a cui ci ha abituato da fiorentino verace.
C.C.