Per comprendere il valore di don Sturzo e delle sue battaglie è necessario ripercorrere alcune delle tappe significative di un itinerario umano e politico connesso con le vicende più importanti del Paese.
Sulla base del grande lavoro iniziale che riceve un impulso straordinario dalla Rerum Novarum, dopo la Grande Guerra, Sturzo fonda nel 1919 il Partito Popolare come forza in contrapposizione sia al Liberalismo sia al Socialismo che si appella alla lotta di classe. Il partito che costituisce, secondo Chabod “l’avvenimento più notevole della storia italiana del XX secolo”, si presentava ispirandosi ai “saldi principi del Cristianesimo che consacrò la grande missione civilizzatrice dell’Italia” ma esso non doveva qualificarsi su basi religiose; doveva essere, per usare le parole di Sturzo “aconfessionale”. In tal senso il sacerdote siciliano afferma: “Non possiamo trasformarci da partito politico in ordinamento di Chiesa […] né possiamo avvalorare della forza della Chiesa la nostra azione politica […]. E’ superfluo dire perché non ci siamo chiamati partito cattolico: i due termini sono antitetici; il Cattolicesimo è religione, è universalità, il partito è politica, è divisione […]”. Sturzo rifiuta le opposte tentazioni del machiavellismo e del clericalismo, afferma piuttosto l’autonomia e la laicità della politica.
Questa è l’autentica “rivoluzione” sturziana, il taglio netto tra clericalismo e cattolicesimo sociale, la rivendicazione perfino orgogliosa da parte di un sacerdote dell’autonomia dei cattolici nella società civile.
Da ciò nasce e trova vigore il popolarismo sturziano che vede nella dottrina sociale della chiesa dalla Rerum Novarum di Leone XIII in poi il suo principale alimento. Per Sturzo il popolarismo era una vera e propria dottrina politica, un sistema di idee che trovava origine dentro una visione della realtà che di per sé suggeriva azioni e visioni politiche.
Sul solco di un pensiero così autenticamente innovativo, nasce appunto, il Partito Popolare Italiano; l’appello ai liberi e forti, all’insegna del “programma morale, sociale e politico, patrimonio delle genti cristiane”, rappresentando un metodo nuovo a fronte dell’antico “trasformismo” italiano. Piero Gobetti, a tal proposito, definirà Sturzo con l’appellativo di “messianico del riformismo”.
Oggi, per la prima volta, la politica italiana può ispirarsi alla eredità di questo grande maestro che ha spaziato nel primo mezzo secolo del Novecento da protagonista, nel pensiero e nell’azione, conoscendo la crisi dello stato liberale e l’avvento del fascismo, passando attraverso il contatto con le democrazie anglosassoni e poi mettendo in evidenza, con una dura contestazione da polemista, i difetti della rinata democrazia italiana. Una contestazione sempre rivolta al centralismo con la preoccupazione per le istituzioni che devono servire l’uomo e garantirne libertà e dignità. La politica, quindi, come dovere morale e atto d’amore gratuito.
Don Luigi Sturzo al quale ci ispiriamo come storia personale, come pensiero e come ideali continua a dare forza a tutti coloro credono che sia possibile ripartire con un pensiero politico “libero e forte”; Quel Luigi Sturzo ,“infaticabile promotore del messaggio sociale cristiano ed appassionato difensore delle libertà civili” prodigo nello sforzo di realizzare un impegno politico e sociale , alimentato da una solida base culturale aperta alla ricerca della verità e rispettosa sia di una ben intesa integralità del cristianesimo che di una sana laicità della politica. Pensiero di grande attualità, che rimanda ad un impegno creativo e responsabile dei cristiani di interpretare “i segni dei tempi”, per realizzare una prassi politica animata dalla fede e vissuta come esigenza intrinseca della carità. D’altronde lo stesso Paolo VI e prima e dopo di lui molti altri hanno definito la Politica la più alta forma di carità!
Come laici adulti ci dobbiamo sentire addosso questa responsabilità che è nostra e impegna laicamente solo noi stessi.
Questa responsabilità si fonda nel sapere che è nostro dovere coniugare i valori, coniugare cioè, il senso della nostra missione con le competenze che rendono concreto e visibile il ruolo di servizio verso le donne, gli uomini e soprattutto i giovani di questo Paese.
Riprendere il suo pensiero è importante perché ci aiuta a riflettere sul senso etico e morale del nostro agire.
La moralità degli uomini politici è un fatto essenziale per restituire valore ideale all’impegno politico e trasformarlo in vera e propria carità politica, è necessario anche un rinnovamento della consapevolezza civile dei cittadini, che devono prendere coscienza delle responsabilità politiche e condividere quei valori di base per i quali Sturzo e con lui tanti si sono battuti per tutta la vita.
Oggi c’è una corsa ad indossare abiti nuovi, ma se non cambia la sostanza, se non si appartiene ad una storia di pensiero le cose non cambiano realmente, non basta e soprattutto non serve cambiare abito. Non illudiamoci; quanto oggi viene codificato e inserito in codici comportamentali, rientra in una strategia gattopardesca laddove tutto sembra cambiare perché nulla cambi!
Servono persone nuove, scevre da vecchie logiche trasformiste! Persone libere che liberamente si mettono in gioco!
Serve un progetto sociale, politico, economico che parta da una visione dell’uomo, da una risposta alla domanda fondamentale: che cosa è l’uomo, quali le sue reali esigenze? Serve una nuova visione culturale della politica, che dia risposte, che metta in sicurezza un Paese costantemente minacciato dalla prevaricazione, da metodi impositivi che tolgono slancio ed entusiasmo; serve libertà che permetta ad ognuno una personale partecipazione alla vita politica e sociale.
Non serve inventarci cose che non ci appartengono per storia, tradizione e cultura. Basta osservare e coniugare un passato ad un presente innovativo e alternativo rispetto ad una conduzione che ha generato caos e smarrimento. Tutto ciò con onestà intellettuale, riferimento assoluto in termini di integrità e libertà! Libertà come unica e necessaria garanzia per porre al centro della politica unicamente il bene della persona, la dignità, il rispetto!
Tutti sentiamo che serve un cambiamento di rotta che è molto di più di semplici politiche economiche o nuovi partiti.
Occorre incrementare gli spazi di partecipazione, ridare voce e ruolo politico ai corpi intermedi, riconoscere le competenze e coniugarle alle risorse, dare voce e ruolo a quanti offrono il proprio lavoro, la propria esperienza professionale, la propria presenza all’interno di un agire quotidiano, in stretto contatto con la gente, con le loro attese e i loro bisogni. Fare in modo che ci si possa riappassionare all’impegno civile e politico.
Bisogna prepararsi al futuro con un nuovo protagonismo che deve coinvolgere tutti coloro che, “liberi dal bisogno”, non per vanagloria personale, bensì per concorrere a rivitalizzare la qualità dell’azione sociale e della politica ed a riconnettere un “sistema dei valori” sui quali innestare una nuova fase della politica tesa soprattutto allo sviluppo. In un mondo globalizzato e in un contesto storico-culturale “dominato” e ribadisco dominato, da una politica assistenzialistica, si vuole proporre un progetto di “ risorgimento sociale “( permettetemi il termine) ed economico all’interno di una rinnovata comunità d’intenti.
Occorre più coraggio da parte di tutti, maggiore partecipazione e maggiore coinvolgimento di tutti gli attori sociali. C’è bisogno di un nuovo patto che abbia come unico obiettivo la rinascita economica e sociale del Paese.
Evitare qualsiasi forma di autoreferenzialità; ognuno chiuso nel proprio ambito non potrà mai risolvere i problemi del Paese.
Tutto ciò coincide con l’emergente necessità di ridare voce, sostanza e futuro ad una esperienza politica di ispirazione cristiana, riformista, popolare e sociale, riempire un vuoto che, tanto a livello nazionale e ancor di più a livello locale, invoca una nuova rappresentanza a cui va data una risposta politica, culturale, programmatica e organizzativa. Questo non può essere espressione di un solo gruppo o di un solo movimento; la vera sfida è quella di cominciare a costruire una sintesi efficace e feconda, basata essenzialmente su principi etici e culturali condivisi che, sinergicamente conducano al bene comune.
Da questo punto di vista il Convegno Internazionale di Caltagirone che si terrà dal 14 al 16 giugno e che prende come tema “L’attualità di un impegno nuovo” nel centenario dell’“Appello ai liberi e forti”, potrà essere una buona occasione.
Vincenzo Massara