Il rilievo negli organi di opinione attribuito al XIII Congresso del MCL, in una prima valutazione, potrebbe essere spiegato dalle significative partecipazioni del Capo dell’Esecutivo ed anche del Presidente del Parlamento europeo, oltreché, più propriamente, per le autorevoli presenze ecclesiastiche, a partire dal Presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e del lavoro, Monsignor Filippo Santoro, e di monsignor Twal, Patriarca emerito latino di Gerusalemme.
Per la verità, e più logicamente, il ragionamento può essere rivoltato. A parte le presenze ecclesiali e la loro vicinanza, che non sono mai mancate in questi appuntamenti dei lavoratori cristiani, l’attenzione politica, particolarmente significativa, non può che derivare dalla consapevolezza, che va consolidandosi quantomeno in alcuni protagonisti, della necessità di un radicamento sociale e di un confronto reale, indispensabili per adeguare la insoddisfacente offerta politica che da anni, ormai, caratterizza e condiziona l’Italia. In altre parole, il Congresso ha mostrato quanto siano necessarie le analisi, i contenuti e lo stesso impegno dei cattolici in politica, con la loro storica capacità di leggere e interpretare profondamente il Paese - la relazione del Presidente Costalli e l’ampio dibattito lo hanno ampiamente dimostrato - e che fu un errore, a suo tempo, sovrapporre la mera logica del potere ad una politica pensata per essere al servizio dello sviluppo e del bene comune.
In questo senso, l’assise del MCL ha rappresentato un passo significativo per l’uscita dalla irrilevanza dell’impegno politico-sociale dei cattolici, un evento con il quale si palesa una necessità nuova ed importante: la politica italiana ritorna a confrontarsi con questa “presenza” sociale e, forse, a comprendere che occorre “fare i conti” con le idee e i programmi di chi, nella persistente crisi, vive e interpreta le esigenze di strati sociali che negli ultimi decenni sembravano ormai “dimenticati”.
Un’interpretazione secondo schemi vecchi può far pensare che l’attenzione più istituzionale, dimostrata da Conte, e quella più politica di Tajani, nei confronti di una realtà che presenta 320mila iscritti e 1840 circoli, possano essere mosse dal “peso” di un elettorato che, seppur non più maggioritario, potrebbe ancora fare la differenza per la condizione “liquida” che i flussi del consenso hanno ormai acquisito. Tuttavia, anche sotto questo aspetto, è evidente qualcosa di più significativo e cioè che i problemi sociali mostrano la necessità di ricucire il Paese; che il disorientamento è esteso e non sembra poter rientrare facilmente; che ritorna la consapevolezza di un radicamento non contingente della politica, poiché è necessario far leva sulle risorse più profonde del popolo italiano per riprendere la strada della crescita per tutti. Per tutto questo si sta rendendo evidente la fragilità dell’onda opinionista, mentre la politica avverte di dover andare oltre e guardare a chi si è fatto carico delle emarginazioni, esprimendo solidarietà e vicinanza verso coloro che uscivano dal rapporto di rappresentanza.
La presenza di Tajani non è stata solo espressione della condivisa collocazione nel PPE ai cui organismi sociali e di formazione il MCL partecipa a pieno titolo. E’ anche un’indicazione di scelta consapevole e necessaria in vista dell’importanza delle elezioni di maggio che decideranno sul prossimo presidente della Commissione e sulla composizione del Parlamento, e i cui rapporti di forza influiranno sulla formazione dello stesso Esecutivo europeo.
Il PPE è ancora lo scoglio più solido sul quale poggiare il progetto dell’unità politica dell’Europa. Ed è allo stesso tempo il senso non marginale, ma fondamentale, che ha ispirato anche la partecipazione di Giancarlo Cesana il quale ha siglato, insieme al Presidente Costalli, il Manifesto “Per fare l’Europa”, che sta raccogliendo ampie e significative adesioni. Il leader di “Esserci” ha ricordato la necessità di suscitare ragioni profonde per una necessaria esperienza di rinnovamento che costruisca, nell’immediato, cultura e opere, rispetto ad una confusione che permane e alle inadeguatezze delle ricette dei “sessantottini scaduti” dei 5 stelle.
Altre significative presenze complessivamente importanti, e non riconducibili a rituali passerelle congressuali, oltre a quelle sindacali di Cisl e Uil, hanno riguardato le Acli, il Forum della Famiglie, Rinnovamento dello spirito ed altri.
La presenza, non formale ed assai motivata, del Presidente del Consiglio Conte ha avuto un significato diverso. Anche l’Esecutivo giallo-verde e, probabilmente, soprattutto chi lo rappresenta in prima linea, subendo frontalmente la pressione degli immensi problemi e avvertendo le inadeguatezze, inizia ad avere sentore, nella complessità della condizione italiana, dell’importanza dei corpi intermedi, soprattutto di quelli che pongono problemi generali e non si collocano negli interstizi delle istanze particolari. Si tratta di un riconoscimento importante e che, in un certo senso, smentisce la tendenza alla disintermediazione che caratterizza le banali ed utopiche ricette della democrazia diretta via web del “cervello” roussoniano dei 5 stelle.
Si è verificato un passaggio importante perché si apre la possibilità di ricostruire lo spazio della rappresentanza politica, cioè della democrazia rappresentativa che ritorna a considerare la società civile, senza il cui rapporto la politica e le istituzioni impoveriscono e rischiano derive, se non autoritarie, quantomeno tecnocratiche.
Il congresso del MCL è giunto, con un inconsapevole puntualità, a chiarire i connotati di quella novità che un opinionista attento, Galli della Loggia, aveva tratteggiato sette giorni prima, nella ricorrenza dei cento anni dalla fondazione del PPI. Novità di cui si auspicava il sorgere oltre “la morte delle antiche culture politiche di destra e di sinistra, la crisi evidente del bipolarismo, l’emergere prepotente di un orizzonte confusamente nazional-identitario dai tratti populisti, mentre sopravvive una sinistra senza anima e senza idee” e che si presenta come un fatto che “riattualizza in misura decisiva l’ispirazione democratico liberale del cattolicesimo politico italiano… aggiungendovi un fondo di ‘popolarismo’”. Il “popolarismo”, peraltro, aggiungiamo, ne è invece, anche storicamente, il lievito fondamentale.
A Roma, con il Congresso del MCL, si è avviato un percorso sul quale il mondo cattolico può ritrovare la strada per superare sterili adattamenti o dannosi disimpegni che avevano complessivamente impoverito la politica italiana. La crisi della rappresentanza è giunta a un punto che richiama una necessaria presenza e responsabilità, in fin dei conti indispensabile per l’unità del Paese e dell’Europa.
Pietro Giubilo
Vice Presidente della Fondazione Italiana Europa Popolare